Padre Pio legge nel cuore di una donna quello che nessuno poteva conoscere – VIDEO

Il Santo di Pietrelcina aveva il dono di scrutare nel cuore e nell’animo delle persone questo gli permetteva di conoscere cose che ad altri erano sconosciute.

Un giorno, Antonietta arriva a San Giovanni Rotondo e va a confessarsi dal Santo Frate. E lui, guardandola negli occhi e nel cuore, le indica la strada che il Signore aveva tracciato per lei.

L’incontro di Padre Pio con Antonietta

Era arrivata da Brindisi per poter incontrare e confessarsi da Padre Pio. Correva l’anno 1947 e Antonietta arrivava a San Giovanni Rotondo insieme a suo padre. Erano, entrambi arrivati da padre Pio sia per confessarsi, ma anche per affidare al Santo Frate alcuni messaggi donati loro da degli amici.

Padre Pio, dalla clausura dove aveva incontrato il padre di Antonietta (il quale gli aveva consegnato una lettera di una loro amica) si reca nella chiesa di “Santa Maria delle Grazie” per incontrare le donne che lo attendevano fuori dalla clausura (dove potevano entrare solo gli uomini).

Padre Pio le dice: “Il Signore ti chiama in monastero”

Iniziò a confessarle e, fra di esse, c’era anche Antonietta. Ci fu una frase di Padre Pio che colpì la donna: “Va sicura che il Signore ti chiama proprio in monastero”. Questa frase stupì la donna ed ella cominciò a domandarsi come poteva il Santo Frate conoscere ciò che le sarebbe accaduto poi e se sarebbe diventata o meno suora.

padre pio
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Come sapeva tutto questo il Santo Frate?

Ma soprattutto si stupì anche del fatto che, prima di congedarla, Padre Pio le disse che “avrebbe risposto alla lettera della loro amica con una preghiera”. Come poteva il Santo Frate sapere che lei era la figlia di quell’uomo che le aveva consegnato la lettera, se proprio il padre di Antonietta non aveva avuto ancora modo di dire alla figlia della consegna fatta?

Guardiamo insieme questo video e cerchiamo di capire cosa è successo.

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ROSALIA GIGLIANO

Angelus: il Papa dall’ospedale indica qual è il modello sanitario migliore

Voce affaticata ma morale alto: così è apparso il Papa nella sua prima apparizione pubblica dopo l’intervento chirurgico di domenica scorsa. Non è la prima volta che un pontefice tiene l’Angelus domenicale al Policlinico Gemelli di Roma. Capitò più volte a San Giovanni Paolo II, che ribattezzò scherzosamente il noto ospedale cattolico il “Vaticano 3”. … Leggi tutto

Vangelo di domenica 11 luglio: riflessione di Paolo de La Luce di Maria – Video

Quando rivedremo un giorno la nostra vita con gli occhi di Dio, e gli interventi del nostro angelo custode, vedremo come Dio ci ha salvato.

Riflessioni di Paolo de La Luce di Maria

Gesù ci invita all’abbandono, infatti dice agli apostoli di non portare nulla con sé e, confidando nella sua provvidenza, “di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche”, ma solo lo strettissimo necessario.

Noi oggi non viviamo con lo “strettissimo necessario”, e questo non significa che è male, significa che dobbiamo essere capaci di viverci. Non occorre farlo sempre, ma esserne capaci e avere un rapporto diverso, senza essere schiavi del materiale, dei soldi, del successo.

Questo Vangelo, ci dice che gli apostoli, “partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”.

Quando guarderemo la nostra vita con gli occhi di Dio

Questa è una grande testimonianza, a volte sottovalutata. Un sacerdote ha detto che una preghiera può guarire da un tumore: il punto è che spesso non lo sappiamo, perché non ce ne siamo accorti. Allora diciamo: ma io non ho mai visto un miracolo! Invece un domani, quando riguarderemo la nostra vita, vedremo che ci ha scampato da due tumori, che ci ha evitato 10 incidenti.

Quando rivedremo la nostra vita e gli interventi del nostro angelo custode, vedremo che potremmo aver avuto una sorte spirituale avversa e Dio ci ha salvato. Io credo che quel giorno vedremo la nostra vita davanti a tanta grazia, ma vedremo anche tutte le persone che non abbiamo perdonato, i miracoli che Gesù ci ha fatto e a quante persone, ragionando come ragioniamo noi, se le avessimo incontrare, avremmo fatto del male.

Stare al cospetto di Dio

Io sono convinto che molti di noi, quando vedranno la gloria e la grazia di Dio, si sentiranno molto male, e parlo per tutti, in primis per me, perché la mia consapevolezza che tutto ciò è vero mi mette davanti ad un’attenzione maggiore, perché mi assumo la responsabilità di recitare con voi questa preghiera tutti i giorni, parlando apertamente di quello che mi trasmette Gesù.

Occorre però essere certi del fatto che il nostro rapporto filiale è un rapporto unito all’amore di Dio, al messaggio di Gesù, alla speranza della Chiesa, della fede, alla pace cui tutti noi aspiriamo. Chiediamo al Signore il dono di questa pace che spesso ci manca e la consapevolezza di essere, attraverso Gesù, portatori di miracoli. Nessuna preghiera resta inascoltata, e cono certo che ogni volta che ci rivolgiamo col cuore aperto al nostro Signore e salvatore, noi riceveremo 10, 100 e 1000 volte in cambio.

Sia lodato Gesù Cristo.

Redazione

Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.

Preghiera di oggi 11 luglio alla Madonna dell’Aiuto di Milano

Oggi si ricorda la Madonna dell’Aiuto, che lacrimò sangue durante dei combattimenti. Preghiamo Maria ricordando cosa avvenne allora. A Milano, l’11 luglio del 1519, durante alcuni combattimenti tra truppe francesi e sforzesche per la conquista del ducato, l’immagine della Madonna cominciò a piangere sangue. La venerazione della Madonna dell’Aiuto (o del Pianto) L’immagine della Madonna … Leggi tutto

Al Bano canta al matrimonio e scoppia la lite con il Vescovo – VIDEO

È scontro tra Al Bano e il Vescovo di Andria, dopo la sua esibizione durante la celebrazione nuziale che non è piaciuta affatto al presule.

al bano vescovo andria
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I fatti riportano al matrimonio di una coppia di sposi, Alessandra e Francesco, che si è svolto nella cattedrale di Andria, dove il cantante pugliese ha deciso di esibirsi a loro beneficio, suscitando tuttavia disapprovazione e dure polemiche.

La dura nota del vescovo dopo l’esibizione di Al Bano

A nessuno è concesso di usare la liturgia come palcoscenico per organizzare esibizioni di artisti di qualunque natura”, ha tuonato il vescovo Luigi Mansi, con le parole riportate dall’agenzia di stampa LaPresse.

Il matrimonio, infatti, in una chiesa pugliese è diventata l’occasione per una performance canora del celebre Al Bano. Subito sono accorsi da tutto il paese, compresi i giornalisti e i curiosi, per immortalare l’esibizione. C’è un però. Infatti la celebrazione sembrava ridursi a una sorta di concerto per il celebre cantante, e questo non è affatto piaciuto al vescovo. Tanto che è scattato il vibrante richiamo ai sacerdoti affinché non si ripetano più questo genere di esibizioni “fuori le righe” e non concordate nell’ambito di cerimonie sacre.

“Sarebbe una grave offesa alla celebrazione e al luogo sacro”

“Sarebbe una grave offesa alla celebrazione e al luogo sacro”, ha continuato il presule. “Inoltre si fa presente che i sacerdoti hanno il compito di verificare il rispetto di tali norme, visto che gli organizzatori potrebbero anche non conoscerle, perché non si ripetano più episodi di questo genere”.

Il matrimonio e gli sposi che hanno ascoltato la voce di Al Bano – photo web source

Insomma, anche l’Ave Maria di Gounod sembrava una colonna sonora d’altri tempi, cantata dal vivo dalla potente voce di Al Bano per accompagnare il “sì” pronunciato nei giorni scorsi da Alessandra e Francesco nella cattedrale di Andria, che sicuramente avranno molto gradito l’eccezionalità della loro promessa, almeno fino a che non arrivassero le polemiche. 

La diocesi ha paventato il rischio che tali situazioni diventino grottesche

La stessa diocesi ha fatto sentire la propria voce, in relazione all’evento, con una nota molto dura in cui si sottolinea che “aver tollerato, per buon senso, alcuni comportamenti che poi si son rivelati irrispettosi per il luogo sacro, per la santa liturgia e per la Comunità cristiana non vuol dire aver fatto dei favoritismi, ma semplicemente aver evitato situazioni che potevano divenire grottesche”.

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Da qui la decisione ferrea da parte della diocesi. D’ora in poi non ci saranno mai più esibizioni canore nei matrimoni in chiesa. “Da oggi in poi si richiede a tutti: sposi, parenti, organizzatori, un comportamento consono alla cerimonia che resta un Sacramento e non uno spettacolo. I sacerdoti sono esortati ad adoperarsi per far comprendere la specificità del momento liturgico. Se proprio si vuole gli artisti possono essere fatti esibire durante la festa nella sala ricevimenti“.

Il regalo inaspettato piaciuto agli sposi ma non alla diocesi e al vescovo

Insomma, il regalo inaspettato ha fatto discutere e non è andato giù al vescovo e alla diocesi, intenzionate a fare rispettare la sacralità del rito ed evitare eccessive spettacolarizzazioni che rischierebbero di mettere in secondo piano l’unicità e la sacralità della celebrazione. 

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“Dal Vescovo S.E. Mons. Luigi Mansi è stato rivolto un richiamo forte al rispetto delle norme vigenti che riguardano le celebrazioni nuziali, in seguito alla segnalazione di alcuni episodi”, è la sintesi introduttiva della nota diocesana. Insomma, la sostanza è che “l’altare non è un palcoscenico”. Ma che, al contrario, quella promessa che viene fatta dagli sposi è qualcosa di molto serio, che non va in alcun modo svilito con canzoni e personalismi.

Giovanni Bernardi

Novena alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo – 4° giorno

La Madonna del Carmelo si manifestò come salvezza del popolo di Israele e continua ad esserlo per ognuno di noi, oggi. Preghiamola insieme per nove giorni consecutivi.  La Beata Vergine Maria del Monte Carmelo apparve il 16 luglio del 1251 attorniata da angeli e con il Bambin Gesù tra le braccia, al primo Padre generale dell’Ordine dei … Leggi tutto

Vangelo di sabato 10 luglio: riflessione di Paolo de La Luce di Maria – Video

Noi non abbiamo titoli di proprietà sulla nostra vita: spesso ci dimentichiamo di questo, che ci aprirebbe a una gratitudine maggiore.

Riflessioni di Paolo de La Luce di Maria

Gesù nel Vangelo afferma: “non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo”.

Ci dice quindi che noi non dobbiamo avere paura di morire. Sembra una frase scontata, ma è molto profonda come osservazione. Ci fa dire: la mia vita non vale il mio corpo, non vale questo tempo terreno.

Se arrivassimo a capire che questo nostro passaggio è per una finalità di eterna gioia, e se riuscissimo a contestualizzarla alla vita che viviamo, alla quale siamo molto attaccati, avendo una minima consapevolezza di ciò che ci aspetta dopo questa esperienza di vita, io credo che moltissime persone vivrebbero in un altro modo, e anche noi.

Saper riconoscere Gesù

Un altro elemento importante in questo Vangelo è quello del riconoscimento. Io ogni volta che mangio faccio una preghiera di ringraziamento al Signore, la faccio sempre. Sempre, anche quando sono a cena o a pranzo con persone anche importanti a livello professionale.

Io noto che alcuni si sentono scomodi, perché io lo faccio e loro no: sembra quasi che ci sia una differenza tra me e loro. Io all’inizio mi vergognavo un po’; non era proprio una vergogna ma più che altro l’imbarazzo di mettere gli altri in una situazione di difficoltà, perché mi rendevo conto che vedere che io mi fermavo un attimo, in silenzio, e mi facevo il segno della Croce, turbava un po’ le persone che non lo fanno mai, a maggior ragione in un contesto professionale.

Mi sono reso conto che all’inizio io avevo delle resistenze nel fare questo gesto, non tanto per la vergogna, ma per non far sentire gli altri a disagio, allora per questo motivo non facevo il segno della Croce.

L’importanza di un gesto

Poi un giorno sono stato messo davanti alla verità: mi invitò a cena un mio amico, con tre figli adolescenti, che gli creavano molti problemi per via della droga, e lui prima della cena mi ha chiesto se volevo parlare un po’ con loro.

Vado lì, mi presento ai figli, mi metto seduto e arriva la pizza. Lì c’è stato il primo momento forte: io faccio la mia preghiera, loro no, ma il padre mi ha seguito. Ci è stato un momento di forte imbarazzo e l’ho percepito, perché in quel gesto era come se mettessi una distanza tra me e loro. Come a dire: io sono un cristiano. Tu mi vedi come uno del mondo, ma io faccio una preghiera, e se non la faccio non mangio.

In quel contesto dove c’era un po’ di freddezza, in cui li vedevo un po’ turbati (ti fai il segno della Croce e vedi le persone che si turbano, incredibile!). In quel momento si avvicina il proprietario del bar, proprio mentre facevo il segno della Croce, e mi dice: “Ti posso dire una cosa? Sai cosa hai suscitato in me con questo segno della Croce? Mi hai fatto ritrovare l’immagine di mio papà quando ero piccolo, quando non si mangiava niente se non c’era prima il ringraziamento al Signore. Mi hai aperto il cuore, mi hai fatto ritrovare una parte di me che si era dimenticata di questa bella abitudine. Da oggi la ricomincio a fare, ti ringrazio veramente dal cuore, continua a farla con questo coraggio”.

La gratitudine verso Dio

Sembrava chissà che avessi fatto, neanche fossi un supereroe: ho fatto un segno della Croce! Ma guardiamo le reazioni che ha generato: ad uno l’ha emozionato, ai ragazzi li ha messi in una situazione di scomodità, il loro padre mi guardava come se fossi un ufo.

Poi abbiamo parlato e ai ragazzi ho spiegato il significato del segno della Croce. Loro mi hanno chiesto che consiglio gli davo, e io gli ho detto che il mio consiglio era di ringraziarlo sempre, il Signore.

Se lo vuoi fare visibilmente o nel tuo cuore non è un problema, ma bisogna farlo, perché il Signore  governa tutti i nostri sospiri e battiti, e noi non siamo padroni di nulla, nemmeno dell’1% della nostra vita.

Non siamo padroni di nulla

Noi non abbiamo nessun titolo di proprietà della nostra vita, e spesso ci dimentichiamo di questo, che ci aprirebbe il cuore a una gratitudine più profonda.  Invece, a volte, sentendola “nostra”, la vita, diamo quasi per scontato il fatto che ci è stata donata, ma non è così che funziona, è sempre un dono.

Oggi Gesù ci chiede di riconoscerlo: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.

Rinnegare Gesù è anche non fare una preghiera, non fare un segno della Croce, non considerarlo davanti agli altri, non perdonare una persona che ti ha fatto del male, non essere fedele al tuo sposo o alla tua sposa…

In quel momento tu non ti rendi conto, ma lo rinneghi. Ed ecco il perché: perché il mondo ti prende nelle tue debolezze. E tu che fai? Ti fai portare dove dice il male, e purtroppo ci caschiamo tutti.

Oggi il Signore ci chiede proprio questo: di farlo essere il nostro punto di partenza e di arrivo. Allora la nostra vita sarà di certo piena di grazia, di sorprese, ma anche dispensatrice di questo dono di vita che ci è stato dato dal Cielo. Noi non siamo proprietari propri di un bel nulla, e il giorno in cui lo capiremo spero non sia troppo tardi.

Sia lodato Gesù Cristo.

Redazione

Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
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