Il premio Nobel Montagnier denuncia in TV: esistono cure oltre i vaccini

Molti lo attaccano ma il premio Nobel continua a spiegare imperterrito, con competenza e chiarezza, come combattere il Covid.

Luc Montagnier
Luc Montagnier – photo web source

Luc Montagnier, Premio Nobel per la Medicina nel 2008, ha infatti affermato chiaramente che ci sono delle “soluzioni alternative al vaccino” contro il Covid-19. Lo ha fatto in diverse interviste negli ultimi giorni, al Corriere della Sera o al programma Rete 4 “Fuori dal coro”. Montagnier è lo scopritore del virus Hiv, scoperta che gli è valsa il premio Nobel, e non pare essere proprio l’ultima voce del carro, come lo si vorrebbe invece descrivere.

Le parole del Nobel che non si vuole ascoltare

Oltretutto, Montagnier non è l’unico a credere che ci siano delle soluzioni alternative al vaccino, tanto tra gli esperti che tra coloro che sono guariti dal Covid-19. In televisione Montagnier ha affermato: “Non sono contro il vaccino. Ho studiato tutta la vita e ritengo i vaccini molto importanti, ma oggi abbiamo tanti strumenti a disposizione”.

Bisognerebbe chiedersi se tutto può essere risolto tramite i vaccini o no e se esistono soluzioni alternative o complementari. Sono favorevole ai buoni vaccini e contrario ai vaccini dannosi”, ha continuato il premio Nobel, ospite a rete 4.

Per lo scienziato “questa malattia si cura, e si guarisce”

Insomma, per lo scienziato “questa malattia si cura, e si guarisce, mentre quello che cercano di innescare nella mente della gente è che sia una malattia incurabile. Abbiamo i mezzi e le cure per affrontarla. Non è solo il mio pensiero, ma anche quello di altri numerosissimi specialisti cui non viene data voce”.

Vale a dire che “chiunque, se curato bene dall’inizio, può guarire. Le persone infettate dalla variante Delta possono guarire. Esistono inibitori specifici”. Anche se sono le case farmaceutiche a dover “impegnarsi anche nella ricerca di questi inibitori, e non solo sui vaccini”.

Molti malati di Covid-19 potevano essere salvati con cure adeguate

In sostanza, come si è spiegato nel servizio televisivo, molti più malati di Covid-19 potevano essere salvati attraverso semplici cure adeguate. In particolare c’è stato un evento che ha scandalizzato molti.

A ottobre del 2020 la multinazionale Eli Lilly avrebbe offerto gratuitamente all’AIFA 10 mila dosi di anticorpi monoclonali, ma “a questa offerta gratuita fu risposto che non c’era interesse”, ha rivelato in seguito un dirigente dell’azienda.

A febbraio 2021 i farmaci furono approvati, ma a pagamento

A febbraio 2021 i farmaci in questione furono approvati, ma a pagamento, così ora il Comitato Cura Domiciliare Covid, rappresentato dall’avvocato Erich Grimaldi, chiede che venga reso pubblico il verbale attraverso cui fu data risposta negativa alla società donatrice.

Nonostante infatti una sentenza del Tribunale del Lazio ne impone la pubblicazione, in rispetto della obbligatoria trasparenza, ciò non è mai accaduto. Ci sono quindi molti dubbi e domande attorno a questo argomento, e la popolazione si chiede ad oggi quali siano le terapie efficaci.

Quali sono i farmaci con cui è possibile curare la malattia

Anche il Corriere della sera è costretto ad ammettere che dei farmaci per curare la malattia esistono, e sono ad esempio gli anticorpi monoclonali, farmaci diretti specificamente contro il virus. Gli stessi con cui a ottobre 2020 era stato curato l’allora presidente americano Donald Trump, un mix di anticorpi monoclonali casirivimab-imdevimab, prodotti da Regeneron.

Gli anticorpi monoclonali hanno rappresentato una svolta nella cura del Covid. Seppure non ancora autorizzati dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema), a marzo hanno ricevuto il via libera dall’Aifa bamlanivimab (l’uso è stato poi sospeso a maggio), il mix bamlanivimab e etesevimab (Eli-Lilly), casirivimab e imdevimab (Regeneron/Roche) e, a inizio agosto, sotrovimab di GlaxoSmithKline”, spiega il quotidiano di via Solferino.

Le indicazioni terapeutiche per gli anticorpi monoclonali

Aggiungendo che “gli anticorpi monoclonali hanno un’indicazione terapeutica precisa: vanno somministrati nelle prime fasi della malattia, per via endovenosa, e sono particolarmente indicati per i pazienti a rischio di forme gravi (cardiopatici, diabetici, ipertesi, soggetti fragili in generale)”.

Ad oggi ufficialmente in Italia esistono però due linee terapeutiche, il protocollo domiciliare, per i pazienti che non necessitano di ricovero, e l’ossigeno-terapia in ospedale. A queste però si aggiungono le tante terapie alternative approvate dall’Aifa: per esempio tocilizumab, un anticorpo monoclonale che blocca la produzione di interleuchina-6, ma anche idrossiclorochina, colchicina, azitromicina, ivermectina.

La denuncia di Montagnier: “Campagna vaccinale con errori medici”

Infine, esiste anche la possibilità di plasmaterapia, basata sul prelievo di anticorpi da pazienti convalescenti, implementata dall’ormai compianto professore Giuseppe De Donno.

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“Questa campagna vaccinale è stata effettuata con errori di carattere scientifico e medico, che hanno aggravato la situazione. Nei vaccini di solito è presente il virus attenuato che una volta iniettato stimola il sistema immunitario in maniera delicata”, è quindi l’appello drammatico di Montagnier, nell’intervista ripresa anche dal quotidiano La Verità.

Il giudizio del premio Nobel sugli attuali vaccini

Il giudizio del premio Nobel sugli attuali vaccini è però molto chiaro: “Sono una terapia genica che serve a stimolare la produzione di proteine nella nostre cellule. È un sistema che ritengo innaturale, perché fa si che nuovo materiale genetico sia inserito nel nostro genoma”.

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“Questi vaccini stravolgono l’organizzazione naturale dell’organismo”, ha concluso lo scienziato riferendosi alla proteina spike del vaccino, che “ha una doppia funzione di cui nessuno parla: è anche una neurotossina. Nelle persone che non hanno ancora avuto il tempo di produrre anticorpi, questa proteina potrebbe influire sul cuore, creando miocarditi potenzialmente letali”.

Tutte le critiche di Montagnier alla campagna vaccinale

“Ma questa proteina può anche oltrepassare la barriera ematoencefalica e una volta arrivata al cervello, che non è più protetto, può causare problemi celebrali gravi. Questo come conseguenze immediate”, ha concluso, citando anche una delle reazioni più frequenti al vaccino, in seguito alla miocardite. Ovvero “la trombosi causata dalla coagulazione dovuta dall’aggregazione di piastrine che si può verificare anche molti mesi dopo la somministrazione del vaccino”

Senza contare, infine, l’errore di avere iniziato una campagna vaccinale nel pieno di un’ondata pandemica. “Non ci si dovrebbe vaccinare in corso di pandemia perché i virus si modificano per sfuggire al nostro sistema immunitario. La natura, anche nei confronti dei virus, sa creare armonia. Se il virus non fosse stato manipolato per mezzo dei vaccini, credo si sarebbe già indebolito. Le varianti naturali sono la conseguenza dell’armonia di sequenze matematiche precise”.

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Ma è purtroppo proprio in virtù della vaccinazione a tappeto che “le varianti naturali sono diventate così molto più aggressive e contagiose, come ad esempio la variante Delta. Le ultime varianti sono favorite dalla diffusione dei vaccini“.

Giovanni Bernardi

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