Obbligo vaccinale è antidemocratico? Tutti i nodi non ancora risolti

Dopo le parole di Draghi sull’obbligo vaccinale, in Italia sono scoppiate le proteste: ma è lecito che venga introdotto?

vaccini
photo web source

Durante la conferenza stampa di giovedì il premier Draghi, rispondendo a un giornalista, ha ventilato la possibilità di introduzione dell’obbligo vaccinale in Italia. Questo renderebbe il nostro Paese uno dei pochi, insieme a Kazakistan, Stati federati di Micronesia, Indonesia e Turkmenistan, a introdurlo. Tra intellettuali ed esperti critici verso la gestione politica della pandemia è così scoppiata la discussione. In ogni caso, sono in molti ad interrogarsi sull’effettiva possibilità che l’obbligo vaccinale venga introdotto nel nostro Paese.

Molti si interrogano sulla liceità o meno dell’obbligo vaccinale

Stando alla Costituzione italiana, l’articolo 32 prevede “la possibilità di imporre un trattamento sanitario obbligatorio attraverso una legge, determinando così un obbligo generale per i cittadini”. Tanto che solamente nell’estate del 2017 in Italia è stato introdotto l’obbligo di vaccino per 10 malattie a tutti i bambini da 0 a 16 anni, pena l’impossibilità di frequentare la scuola. Tempi in cui l’unica epidemia esistente era quella del morbillo, e la legge venne firmata dall’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Ad oggi, di fronte alla pandemia da Covid-19, obbligare tre milioni e mezzo di over 50 senza finora nemmeno una dose a correre nei centri vaccinali, agli attuali ritmi significherebbe innanzitutto attendere mesi per completare il ciclo completo. Ma se questo obbligo dovesse ripetersi ogni anno per via del richiamo che viene richiesto, i numeri che si presenterebbero alle strutture sanitaria ordinarie, quindi senza le reti di emergenza attualmente istituite, sarebbero non sostenibili.

I tanti problemi ancora non risolti che impediscono l’obbligo vaccinale

Al netto di tutto ciò, però, l’incognita più grande rimane la necessaria approvazione in via definitiva dei vaccini da parte delle agenzie regolatorie del farmaco. Ema, l’agenzia europea del farmaco, e Aifa, quella italiana, hanno solamente dato il loro lasciapassare “emergenziale”.

Al momento l’unico vaccino ad avere il lasciapassare “definitivo” sarebbe Pfizer, come già accaduto negli Usa, e non Moderna o AstraZeneca. In tale situazione, perciò, l’obbligo finirebbe per dare la precedenza a una tipologia specifica di vaccino, determinando problematiche dal punto di vista dei rifornimenti ma a quel punto anche da quello esplicitamente morale.

In questo modo una sola azienda monopolizzerebbe tutto il mercato

Si tratterebbe infatti di una vera e propria eliminazione tout court della concorrenza, e della monopolizzazione del mercato vaccinale da parte di un unico produttore privato, Pfizer. Un “colpo” bello grosso, insomma, direbbero in molti. Dopo avere ricevuto ingenti finanziamenti pubblici per la produzione dei vaccini, si obbligherebbe anche l’intera popolazione ad acquistarli, con grandi introiti a favore della casa farmaceutica che nel frattempo ha mantenuto privati i brevetti del prodotto.

Non bastasse, ci sono i dati non troppo confortanti provenienti da Israele, che bloccano ogni ottimismo sull’obbligo vaccinale. Nel Paese del Medio Oriente, infatti, la quasi la totalità della popolazione è vaccinata ma il Covid ha ripreso a far danni. Per molti critici si tratta della prova che il vaccino non è del tutto efficace, il che rende praticamente impensabile obbligare la popolazione a iniettarsi un prodotto se questo non risulta essere pienamente efficace.

L’ultimo scoglio non risolto in tema di vaccinazioni e obblighi

L’ultimo scoglio è infine quello sulla grande diversità di vedute delle autorità scientifiche sulla somministrazione del vaccino ai bambini, come ad esempio il Regno Unito che si è espresso contro la vaccinazione della fascia d’età tra 12 e 15 anni. Prima dell’estate gli stessi dubbi erano stati manifestati dalla Germania, mentre l’agenzia europea non si è ancora espressa.

Al netto di tutto ciò, e anche delle parole del premier Draghi, la strategia del governo sembrerebbe perciò più che altro rivolta verso l’estensione dell’utilizzo del Green pass. La disparità di vedute all’interno delle varie anime della maggioranza è infatti stata testimoniata anche ieri, ospite in un programma di La7, dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che si è detto espressamente contrario all’obbligo vaccinale.

Il sottosegretario Sileri: “In questo momento l’obbligo non serve”

“In questo momento l’obbligo non serve. Vedo più un allargamento del green pass in Italia”, ha affermato l’esponente grillino. “I numeri stanno dalla nostra parte. Si può parlare di obbligo se l’epidemia accelera e le persone non si vaccinano”, ha continuato Sileri. “Oggi le vaccinazioni aumentano, raggiungeremo il target dell’80% della popolazione vaccinata. La possibilità di tirare fuori l’obbligo dal cassetto è l’extrema ratio. Poi: per chi servirebbe l’obbligo? Con quale vaccino?”.

Ha incalzato ancora Sileri: “In questo momento non possiamo imporre l’obbligo perché i vaccini non sono ancora ‘liberi’ nel mercato. Se anche l’Ema si pronunciasse su Pfizer avremmo un solo vaccino ‘libero’. L’obbligo, poi, servirebbe a raggiungere un target che raggiungeremmo comunque tra qualche giorno. L’obbligo non può essere un tema all’ordine del giorno”.

Per Sileri la strada del governo non sarà quella indicata da Draghi

In sostanza, per Sileri la strada del governo non sarà propriamente quella indicata da Draghi. “Arriveremo a fine settembre e vediamo quante sono le persone vaccinate. Il vero problema sono i 3,8 milioni di over 50 non vaccinati. Il numero sta calando, aspettiamo un paio di settimane e vediamo le cifre. Non credo che si parlerà di obbligo, vedo più un allargamento del Green pass“.

Considerazioni e domande ostiche come anche quelle poste dal filosofo Cacciari in un articolo uscito sul quotidiano La Stampa all’indomani delle parole del premier Draghi. Cacciari nel suo intervento ha spiegato che qualsiasi manifestazione di protesta che non sia ragionata e criticamente argomentata con dati alla mano non può che alimentare il clima di emergenza perenne in cui siamo immersi e fare il gioco di chi vorrebbe utilizzare la pandemia per implementare un controllo capillare e quasi totalizzante della popolazione.

Il problema di una diffusa indifferenza al tema delle libertà individuali

Per questo, “è necessario e urgente riportare la discussione sui binari della responsabilità e del ragionamento“, ha spiegato il filosofo, visto e considerato che “in democrazia è sempre necessario discutere; non vi può essere alcun momento nella vita democratica in cui si debba soltanto obbedire e combattere”.

Il vero problema che stiamo vivendo è però “una indifferenza oggi sempre più diffusa al problema delle libertà individuali“, “storicamente inevitabile che ciò avvenga in periodi di grande crisi e rapidissime trasformazioni” e “in un mondo in cui la metà almeno dei suoi abitanti vive privo di quelle stesse libertà”.

“La gestione della pandemia è un segno drammatico di questa crisi”

La gestione della pandemia è per noi un segno drammatico dell’aggravarsi di questa crisi“, spiega con chiarezza il filosofo. “Vorrei sentire dai giuristi: è o non è in contraddizione col regolamento UE 2021/953, che vietava ogni discriminazione, l’istituzione del Green Pass, nei termini in cui diventerà legge in Italia? E ai nostri illustri costituzionalisti vorrei chiedere: non sembra loro che la possibilità di obbligare a trattamenti sanitari dipenda dal pieno «rispetto della persona umana»?”.

LEGGI ANCHE: Vaccini e green pass: la domanda del grande filosofo imbarazza il sistema

Le domande di Cacciari continuano e domandano perciò una risposta. “Non pensano che conditio sine qua non perché di rispetto per qualcuno si possa parlare è che costui venga correttamente informato? Risulta loro di essere stati precisamente informati su andamento dell’epidemia, vaccino, vaccini, loro possibili conseguenze, ecc.? E da chi avrebbero potuto? Dai bugiardini dei Big Pharma in continua evoluzione? Navigando in rete tra diecimila notizie in contrasto? È un peccato discuterne, è anti-scientifico, è iscriversi a Casa Pound?”.

Democrazia e critica e informazione, due aspetti che oggi mancano

Questioni molto spinose che colgono un punto delicato a cui, purtroppo, nessuno offre spiegazioni, presi dal fervore della “campagna vaccinale” che ogni giorno punta il dito contro le sventure di soggetti descritti come “no vax” e mai sui fatti di cronaca locale che narrano di effetti collaterali delle somministrazioni stesse. Scorrettezze, secondo molti, che  l’informazione stessa sta pesantemente pagando in termini di credibilità, ingenerando una ostile avversione da parte dell’opinione pubblica.

LEGGI ANCHE: Vaccini obbligatori: aumentano coloro che ritengono sia l’unica via

“Democrazia è critica, informazione, domandare e ascoltare da chi è competente. Domando e non ascolto: vero o falso che in Israele, dove il tasso di vaccinazione è stato tra i più alti, il 60% dei nuovi ospedalizzati (quasi il 90% ultra sessantenne) ha avuto il vaccino, e che dati analoghi o quasi sembrano emergere un po’ dappertutto? Perché non si hanno dati altrettanto trasparenti da noi? Tuttavia, alcuni ci sono e altrettanto preoccupanti: nell’agosto di quest’anno rispetto a quello del 2020 sono aumentati contagiati, ricoverati, terapie intensive e decessi, malgrado la campagna di vaccinazione abbia già superato il 60%”, continua Cacciari.

Le domande di Cacciari che attendono ancora una risposta

“Quanti di costoro sono stati vaccinati? Vi è differenza tra un vaccino e l’altro? Quale l’età? Quali le patologie pregresse? Domande oziose? E il «rispetto per la persona», allora? Nessunissima ragione di allarme se anche a coloro che esibiscono il proprio Green Pass in numerosissimi casi (sulla base di quali criteri?) si richiede lo stesso il tampone? La Scienza, quella che si è auto-definita da noi come la sola depositaria di verità (trattando da povero deficiente anche qualche premio Nobel), potrebbe rassicurarci intorno a tali questioni? E magari anche indicare con qualche precisione i casi in cui la vaccinazione possa essere sconsigliata. O per gli scienziati al governo è sempre, comunque e dovunque benefica, anche in caso di gravissime allergie o rischi di trombosi?”.

Il punto sottolineato dal filosofo e che si evita di mettere sotto i riflettori è che “molti medici di base e curanti la sconsigliano, infatti, ai loro pazienti, ma non osano firmare alcun certificato. In questa situazione non sarebbe prudente attendere prima di imporre la vaccinazione a milioni di adolescenti e bambini, che presentano un caso grave ogni qualche milione di contagiati? Come la mettiamo col diritto?”

L’augurio finale di Cacciari sul tema di vaccini e di obblighi

Insomma, per Cacciari “qui c’è un soggetto, che di per sé non rischia nulla o quasi, cui viene imposto un trattamento di cui si ignorano le potenziali conseguenze, a favore pressoché esclusivo di altri. In Germania sono no-vax perché hanno creduto di non procedere in questa direzione?”.

LEGGI ANCHE: Vaccini sì o vaccini no? I due pareri messi a confronto

L’augurio del filosofo è quindi che “verrà posto fine allo stato di emergenza“. Quello di molti è che alle molte domande poste arrivi ben presto una risposta convincente che possa giustificare quanto sta accadendo e le scelte, finora spesso viste come troppo arbitrarie, portate avanti dalle istituzioni.

Giovanni Bernardi

Impostazioni privacy