Green pass obbligatorio per poter andare in chiesa

Dopo l’invito della Cei al vaccino per operatori parrocchiali e fedeli, ecco che da diverse Diocesi arriva una notizia che fa discutere.

green pass chiesa
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La Diocesi di Milano ha infatti stabilito che servirà il Green pass anche all’interno delle sue parrocchie, per preti, coristi, catechisti, ministri della straordinari della comunione, educatori dei doposcuola o delle scuole per stranieri di tutte le parrocchie.

La scelta della Diocesi che fa discutere

Il tampone negativo e il vaccino erano infatti già richiesti anche in luoghi o per attività dove il rischio contagio è maggiore, come ad esempio le visite agli ammalati, eccetto il caso di fine vita del paziente, dove valgono le regole Statali in cui queste norme vengono temporaneamente sospese. Ora la richiesta vale anche per gli incontri di catechismo e tutte le attività che si svolgono nelle parrocchie e nei relativi oratori.

Tutto ciò per conformarsi alle scelte del governo italiano in materia di prevenzione al contagio all’interno delle proprie attività, su una scelta che non è affatto universale ma determinata esclusivamente da una scelta politica dell’attuale governo del premier Draghi e del ministro Speranza.

Una decisione che non ha molto di universale

Negli altri Paesi infatti ci sono state scelte molto diverse sulla applicazione o meno del green pass e degli stessi vaccini. La Cei ha invece deciso di invitare i fedeli al vaccino e la Chiesa di Milano ha introdotto l’utilizzo del certificato per partecipare a quelle che sono state considerate come attività ad alto rischio di contagio.

Una scelta che lascia molti scontenti e fa storcere il naso a tanti fedeli dubbiosi sulla gestione politica della pandemia, che criticano la Chiesa e i vescovi italiani di essere estremamente sottomessi alla scelte delle istituzioni laiche, quasi come se la Chiesa cattolica sia diventata, a detta dei più critici, una sorta di “Chiesa di Stato”.

La scelta è solamente informale ma verrà applicata

Non si tratta al momento di un’istituzione ufficiale, perché non ci sarà un vero e proprio regolamento come nemmeno verrà scannerizzato il qr code. L’Avvocatura della Curia ha infatti spiegato in una nota che non sono previste misure volte a verificare sistematicamente (e pare nemmeno a campione) il rispetto delle misure introdotte.

Tuttavia, sta di fatto che per prendere parte alla vita parrocchiale servirà il fantomatico green pass, accessibile con almeno una dose di vaccino, un tampone negativo nelle ultime 24 ore o aver superato la malattia non più tardi di 180 giorni prima.

Gli interessati dovranno firmare un’autodichiarazione

Gli interessati dalle nuove direttive, sacerdoti esclusi, dovranno firmare un’autodichiarazione. Mentre invece per i ministri ordinati, invece, “non è richiesto di assumere questo specifico impegno in forma scritta avendo già un particolare dovere di obbedienza in virtù del vincolo dell’Ordinazione”.

Tutto questo avverrà dal prossimo 20 settembre. Da allora, se si vuole partecipare ad attività nelle parrocchie della Diocesi di Milano, si dovrà presentare il documento richiesto. Una richiesta non formale ma informale, che in pratica però scherma l’accesso alle parrocchie da parte di chi non ha il green pass.

Il primo appello della Cei nei giorni precedenti

La decisione è stata presa dal vicario generale monsignor Franco Agnesi che ha promulgato il decreto con le nuove regole. Ma l’incipit arriva direttamente dalla Cei, visto l’appello dei giorni scorsi.

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“Le Conferenze Episcopali Regionali e ciascun Vescovo, sentiti i Consigli di partecipazione, possono formulare messaggi o esortazioni per invitare alla vaccinazione tutti i fedeli e, in particolar modo, gli operatori pastorali coinvolti nelle attività caratterizzate da un maggiore rischio di contagio, come quelle elencate”, scriveva infatti nei giorni scorsi la presidenza Cei, in una lettera inviata a tutti i Vescovi all’inizio del nuovo anno pastorale.

Cosa hanno detto a proposito i vescovi italiani sul tema

“Per contribuire a una maggiore e più efficace informazione, in questa fase potrebbe essere opportuno promuovere incontri con esperti che possano offrire spiegazioni e delucidazioni sul tema delle vaccinazioni”, proseguiva nella lettera “Curare le relazioni al tempo della ripresa”, in cui si spiega che “nella cura della relazione pastorale non deve mai mancare l’attenzione massima alle persone che s’incontrano e che s’intende servire come operatori. Tale attenzione diventa gesto di amore anche attraverso la scelta di vaccinarsi”.

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Secondo la Presidenza Cei, “la tematica è complessa e la nostra riflessione dovrà rimanere aperta. L’appello del Papa, tuttavia, interpella le coscienze di tutti e, soprattutto, di chi è impegnato nell’azione pastorale delle nostre comunità. Siamo, dunque, chiamati a rispondere per primi a ‘un atto di amore’ per noi stessi e per le comunità che ci sono affidate”.

Giovanni Bernardi

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