Vangelo di venerdì 23 aprile: riflessione di Paolo de La Luce di Maria – Video

In Paradiso ci sono già i nostri nomi, i nostri posti! Allora sta a noi riuscire a comprendere quanto siamo amati da Gesù.

Riflessioni di Paolo de La Luce di Maria

Chi può capire, tra i presenti in quel momento, Gesù che dice: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda”? Sembra quasi si parli di “cannibalismo”, di qualche cosa che, vista e ascoltata in un contesto senza lo storico che abbiamo davanti ora, è difficile da capire, mentre per noi è molto più semplice.

È vero che, questo che Gesù ha detto, è difficile da comprendere. Al tempo avevano la difficoltà di capire queste cose, che sono state dette per noi, che ascoltiamo dopo aver visto il significato pieno di queste parole.

In quella situazione tutti loro si sono trovati come “deragliati”. Di contro, loro hanno visto i miracoli e hanno vissuto tutte le esperienze che Gesù gli ha donato. Noi oggi viviamo invece di parole che ci sono state riportate, mentre chi era lì ha visto tutto.

Gesù non si è fermato solo a queste affermazioni, un po’ complicate da comprendere: se lui avesse detto solo questo, tutti avremmo potuto dire di non riuscire a capirlo e a seguire cosa dicesse, ma questo è solo un pezzettino di tutto ciò che Gesù ci ha lasciato. Questo Vangelo invece parla proprio a tutti noi.

Gesù ha dato tutto per noi

Oggi stavo parlando con due miei amici e gli spiegavo qual è il mio rapporto con Dio: Dio vuole che ci compromettiamo con lui. Lui non vuole che con lui abbiamo un rapporto “soft”, perché lui non ha fatto cose soft. Gesù ha fatto il minimo indispensabile per noi? Non mi sembra.

Si è proprio fatto martoriare nella carne e ha versato tutto il suo sangue. E allora io che rapporto voglio avere con lui? È importante arrivare a questo. Ci sono persone a cui capita di piangere quando vanno a prendere l’Eucaristia, ed è capitato anche a me: nel primo periodo della mia conversione entravo in Chiesa e appena vedevo Gesù crocifisso piangevo sempre.

C’era mio figlio che si preoccupava e pensava che chissà cosa avessi. Mi chiedeva: “Papà perché ogni volta che vai in chiesa piangi?”. In realtà quelle lacrime erano lacrime di purificazione: Gesù mi stava lavando, mi puliva. Quindi quelle lacrime erano come dirgli: grazie Signore.

Il bene che ci vuole Gesù

Parlando con questi amici, dicevamo che Gesù ci vuole sul serio vicini, perché non è uno che ci racconta una favoletta. Per salvarci Gesù è andato in Croce. Si è fatto crocifiggere. Cos’è essere crocifissi? Cosa vuol dire dare la propria vita per l’altro? Se tu avessi il dubbio di essere amato, sappi che Gesù ha dato la sua vita per la tua! Se io dico: “Ti voglio bene”, lo posso dire, ma è “light”, perché è facile dire ti voglio bene a una persona. È facile volerci bene tra noi, tra chi si tratta con affetto.

Gesù, invece, che cosa ha fatto con chi lo crocefiggeva? Ha detto: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Noi riusciremmo forse a volere bene a qualcuno che ci ha massacrato la vita? Ecco perché dobbiamo capacitarci di questo. Ecco perché la nostra gratitudine deve essere capace di edificare la relazione con Lui.

Il rapporto con Cristo è basato su un sentimento di gratitudine profonda. In Lui ci sentiamo talmente graziati, talmente amati e perdonati, che ogni sospiro della nostra vita è un dono celeste, un dono di eternità.

Un posto in Paradiso

Gesù ha fatto tutto questo per darci la vita eterna, e lo dice qui: “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Non è che lui lui non ne parla, o ci ha lasciato un punto interrogativo: ce lo ha dichiarato, ce lo ha promesso, ci ha preparato un posto!

In Paradiso c’è il nostro nome, il nome di ognuno di noi! Noi siamo già stati scritti in quel Regno! Ci sono già i nostri nomi, i nostri posti! Allora sta a noi riuscire a comprendere quanto siamo amati da Gesù. Quando noi riusciamo, non tanto a comprendere quanto, perché non ci riusciremo mai, ma sapere di essere amati a questo prezzo, che è quella Carne e quel Sangue che lui ci dice, arriveremo sicuramente ad essere testimoni credibili dell’amore di Gesù.

Invito quindi tutti noi a vivere un sentimento di gratitudine costante per il dono della vita, della fede, e di questa preghiera tra di noi.

Sia lodato Gesù Cristo.

Redazione

Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
Tutte le sere alle ore 00:00 recita in diretta Facebook e Youtube de La Luce di Maria, il Santo Rosario che accompagna con delle riflessioni spontanee sulla Parola del Vangelo del giorno a venire.

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Dobbiamo avere la consapevolezza nuova che la fede non è solo un nostro desiderio, ma che è Dio che ci attira e ci chiama.

Riflessioni di Paolo de La Luce di Maria

“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”: la folla a cui Gesù si rivolge non poteva capire questo, ma noi sì. Immaginiamo che difficoltà avevano a capirlo!

Lui parlava di un pane ma non del pane materiale. Noi è come se fossimo dei privilegiati: siamo in una fase dove tutto è stato svelato e tutto ha trovato sostanza. Dobbiamo abbandonarci a Gesù. Anche se già c’è questo desiderio, dobbiamo ancor più unirci a quel Qualcuno che va al di sopra della paura, del dolore, della morte.

Qualcuno che ci nutre di qualcosa che va oltre il pane, perché possiamo mangiare, ma la paura non passa! Possiamo anche mangiare la cosa più buona del mondo, ma certe cose non guariscono: il Signore ci dice di guardare più in alto, di puntare all’eterno.

Puntare al Cielo

Gesù lo dice: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”, e infatti lui si è sacrificato per noi. A volte penso che se non ci fosse stata la Chiesa, se non ci fossero stati la Parola, l’esempio dei Santi…

Ma in che mondo vivremmo? Pensiamoci… già così è devastante. Conobbi un amico che non credeva all’amore e mi raccontava le sue esperienze fugaci con tante donne. Lui credeva che l’amore non esisteva e che Dio fosse una consolazione dei deboli, che la monogamia era un limite umano, dicendo che i valori della fedeltà e dell’onestà non ci fossero più.

E io gli dissi: Perché allora tu parli di valori? Vai in contraddizione! E lui mi ha detto: Quando entri nella vita del peccato, è come se veni talmente assorbito in quella vita, che tutto il resto sparisce, finisce, muore. Non sai più se c’è niente.

E lui un giorno, dopo questa chiacchierata mi disse: sei l’unica persona che mi ha parlato di Dio senza farmi sentire in colpa, senza farmi sentire che c’è una “serie di regole” da rispettare.

Ho sentito nel tuo parlare una fede aperta. E io gli ho detto che la fede non è una serie di regole o un senso di colpa, ma che Dio è venuto a salvarci tutti. Gli ho parlato dei miei errori, all’epoca ero separato, gli ho detto che non ero un esempio fulgido da seguire, ma che avevo incontrato il Signore e avevo capito che la vita va vissuta in un altro modo, che gli sbagli servono per non essere fatti più e che le prove servono per avvicinarci a Dio.

E quel ragazzo mi disse: “se ci facciamo una chiacchierata parliamo di Dio”. Dopo quella chiacchierata e  dopo che io ho pregato tanto, lui non ha più cercato quel tipo di vita, è cambiato, ed ha iniziato a dire di no al suo vecchio stile di vita.

Una sola volta è andato da Don Fabio Rosini, perché io gli avevo raccontato di quel sacerdote, e da quella volta si è avvicinato al Signore. Questa cosa credo si colleghi a questo Vangelo perché quando poi lo ho incontrato la prima volta, non sapevo che mi avrebbe fatto confidenze così intime.

Dio ci cerca

Gesù nel Vangelo ci dice proprio questo: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”: io penso che in quell’azione c’era il Padre che lo cercava. Io penso che è così per ognuno di noi c’è stato un momento che abbiamo sentito questo Padre vicino.

Penso che anche quando eravamo lontani, sentivamo comunque un Qualcuno che non ascoltavamo, che ci chiedeva delle cose e noi non le abbiamo fatte. Credo che oggi dobbiamo avere la consapevolezza nuova che la fede non è solo un nostro desiderio, ma che è Dio che ci attira e ci chiama.

Gesù ci attira con i modi suoi, tramite le persone che lui sceglie. Tutte le persone che stanno vivendo una prova non devono preoccuparsi, perché lui ci vuole bene. Tutti prima o poi siamo soggetti a sofferenze. Dobbiamo però pregare anche di più, ringraziando e lodando per quando stiamo bene, perché poi pagheremmo oro per stare meglio.

Il Signore oggi ci dice che ci ama, e poi che anche se il nostro bene passa da una prova, i disegni di Dio sono quelli della nostra salvezza. Il Signore oggi ci è tanto vicino.

Noi siamo importanti per Dio perché Lui è andato in Croce per noi e se ci rendessimo conto di questo non giudicheremmo o litigheremmo con nessuno! E per questo dobbiamo crescere nella fede e vivere da figli di Dio perché siamo fratelli e sorelle, nell’amore di Dio. Invito tutti a vivere mondanamente perché questo ci limita e di farla finita ad estetizzare ogni cosa invece di vedere che in ognuno di noi c’è qualcosa di infinitamente eterno, perché siamo figlio di Dio

Sia lodato Gesù Cristo.

Redazione

Paolo è il fondatore della Luce di Maria, è un laico, padre di famiglia e sposato in chiesa.
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