Messias salva il Milan con un gol | La dedica inaspettata al Padre è commovente

Junior Messias segna a pochi minuti dalla fine il suo primo gol in Champions League e porta alla vittoria il Milan. Intervistato a fine partita, fa una dedica che spiazza e commuove tutti.

Se c’è un paese in cui la professione di fede degli sportivi non è certo un tabù, quel paese è il Brasile. A confermarlo sono le parole lapidarie e convinte espresse mercoledì scorso da Junior Messias.

All’86’, il centrocampista del Milan ha messo a segno il gol decisivo dell’1-0, con cui i rossoneri hanno battuto l’Atletico Madrid, in Champions League, riaprendo così un discorso qualificazione che fino a poco prima sembrava compromesso.

Al giornalista che gli chiedeva, a chi fosse andato il primo pensiero subito dopo la rete, Messias ha risposto senza esitazioni: “Al Signore, a Dio, perché tutta la mia storia è scritta da lui”.

Gavetta lunga e durissima

Quella di Junior Messias è una storia umana e calcistica che ha dell’incredibile. Il suo è un talento relativamente tardivo. Formatosi calcisticamente nel Cruzeiro, il calciatore si è trasferito in Italia – dove già risiedeva il fratello – nel 2011, all’età di vent’anni.

La sua gavetta è stata lunga e durissima. Per quattro anni, Junior Messias ha giocato a livello amatoriale nei tornei dell’UISP di Torino. Contemporaneamente, lavorava come fattorino per un negozio di elettrodomestici.

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È diventato professionista soltanto nel 2015, con l’ingaggio nella Casale, nella Serie Eccellenza. Grazie anche alle sue ventuno reti, il club piemontese si guadagnò subito la promozione in Serie D. In seguito, Messias ha militato nella Pro Vercelli e nel Gozzano, debuttando in Serie C, nel 2018 e in Serie B nel 2019, anno del suo passaggio al Crotone.

Sempre nel club calabrese, Messias ha debuttato nella massima serie, durante il campionato 2020/21. La scorsa estate, il brasiliano è stato acquistato dal Milan: un debutto in sordina, con sole tre presenze in campionato.

A trent’anni, un traguardo insperato

Per uno come Junior Messias, abituato a sudare e faticare lontano dai riflettori, il debutto in Champions League lo scorso 24 novembre, ha rappresentato quel momento che, a trent’anni suonati, forse non ti aspettavi più.

La gioia del primo match internazionale è coincisa con l’ancora più inaspettata marcatura al Wanda Metropolitano, con cui il Milan – se batterà la settimana prossima il Liverpool a San Siro – potrà ancora sperare nella qualificazione agli ottavi.

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Una vicenda come quella di Junior Messias è la conferma che sperare l’impossibile non è mai un tabù. A una condizione: tenere sempre gli occhi rivolti al Cielo.

Viene spontaneo pensare quante volte, il giovane brasiliano avrà invocato Dio, quando la sua vita in Italia era difficile e una carriera professionistica pareva solo un bel sogno.

Per chi arriva a grandi traguardi un gradino alla volta, sudando sempre dieci camicie, è più difficile montarsi la testa. Più facile, rimanere umile, sapendo di avere sempre Qualcuno da ringraziare, che ti tiene sempre per mano, nella buona e nella cattiva sorte.

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Il Pensiero di San Filippo Neri per oggi 30 Novembre 2021 – Video

Scopriamo cosa vuole dirci il santo di oggi, attraverso un suo insegnamento sempre attuale e utile per il nostro cammino quotidiano: “Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi” .

San Filippo, tu che amasti così tanto la preghiera e fosti in essa così favorito da Dio, ottienimi uno stabile affetto verso questo santo esercizio, perché non mi stanchi mai di rimanere unito al Signore.

pensiero San Filippo Neri
photo web source

Ascoltiamo questo pensiero da uno dei santi più amati anche dai nostri giovani San Filippo Neri. Una vera perla di saggezza.

Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi. Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri, acciò possiate diventar grandi negli occhi di Dio“.

Pensiero dei Santi: chi è San Filippo Neri?

Filippo Romolo Neri nacque a Firenze il 21 luglio del 1515. Si trasferì, ancora molto giovane, a Roma, e qui, in una città già corrotta e molto pericolosa, iniziò la sua missione di evangelizzazione conquistandosi il suo primo soprannome  «secondo apostolo di Roma».

Nella sua missione creò un gruppo fatto di ragazzi di strada, maschi e femmine senza distinzioni. Li avvicinò alla liturgia e, in tutta allegria, tra canti e gioco nacque quell’Oratorio, che papa Gregorio XIII avrebbe trasformato in una vera congregazione nel 1575.

Uomo colto e dedito alla contemplazione, predicava come resistere alle tentazioni. Amava leggere e cantare e, soprattutto, era molto paziente ed ironico tanto da venir definito il “Giullare di Dio” e il “Santo della Gioia”. Filippo Neri morì a Roma nel 1595 e venne canonizzato da Papa Gregorio XV nel 1622

Santi: Filippo Neri, canonizzato con nome e cognome

Filippo fu l’unico ad essere canonizzato col nome e cognome per intero. Nella sua vita incontrò e si confrontò con tanti uomini santi che avrebbero cambiato la storia della Chiesa. Da Ignazio di Loyola a Francesco di Sales a Carlo Borromeo, che a lui si affidava per molte questioni.

“State buoni, se potete!” e “Fratelli, state allegri, ridete pure, scherzate finché volete, ma non fate peccato!” sono due espressioni che si associano a Filippo Neri e ne connotano il carattere.

San Filippo Neri: la ferita al cuore

Nel giorno di Pentecoste del 1544, ci fu un fatto che avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Filippo si trovava nelle catacombe di San Sebastiano, quando fu inondato di Spirito Santo. Lo straordinario evento gli procurò una dilatazione del cuore e delle costole (cosa riscontrata dai medici dopo la sua morte). Da quel giorno il suo “grande cuore” spesso gli tremava nel petto “riscaldandosi” a tal punto che anche potevano gli altri sentire potevano sentirne il calore.

Da questo cambiamento ebbe inizio la sua missione di andare in giro per l’Urbe a recuperare quei ragazzi di strada con cui sarebbe nato quell’Oratorio di cui sopra. Si adoperò anche dei malati presso gli ospedali di San Giovanni e Santo Spirito, dei poveri nella Confraternita della Carità e dell’oratorio del Divino Amore.

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