Benedetto XVI: è lui oggetto della famosa profezia di San Paolo?

Sta circolando una tesi assai particolare che riguarda la conosciuta profezia di San Paolo, sull’inquietante “segno” che non farebbe altro che confermarla ulteriormente. 

San Paolo infatti fu colui che parlò nella Bibbia del cosiddetto katéchon, vale a dire il “trattenitore” del Male. Che secondo queste teorie potrebbe agire oggi nel mondo e anche nella Chiesa.

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L’Apostolo delle Genti profetizzava infatti che Dion avrebbe mandato una “potenza d’inganno” per mettere alla prova l’uomo. Con gli sviluppi che hanno toccato un aspetto molto preciso della Chiesa nell’ultimo anno, alcuni hanno avanzato la tesi che il katéchon in persona preconizzato da San Paolo potrebbe essere nientemeno che Papa Benedetto XVI. Per una ragione ben precisa.

La figura del katéchon introdotta da San Paolo

La deduzione coinvolgerebbe nello specifico quella che è stata definita come la “riforma” del Pater Noster, vale a dire la riscrittura della più famosa preghiera dell’intera cristianità modificata in diversi punti della stessa, e uno in particolare molto importante e che ha fatto particolarmente discutere.

San Paolo introduce la figura del katéchon nella Seconda lettera ai Tessalonicesi da Paolo di Tarso. Si parla della seconda e ultima venuta di Gesù Cristo, la Parusia, e si spiega che prima di questa avverrà qualcosa di molto speciale. “Dovrà avvenire l’apostasia e dovrà esser rivelato l’uomo iniquo, il figlio della perdizione” (2Ts 2, 3) dice la profezia. Con una ulteriore specifica a seguire.

“Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene” (2Ts 2, 7) continua infatti San Paolo nella sua profezia escatologica, che ci parla cioè della fine dei tempi. In sostanza, per l’Apostolo questa venuta del Male non sarà isolata e silenziosa, ma accompagnata da alcuni segni che avrebbero indicato il fatto in maniera inequivocabile.

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Perché Dio nella Bibbia arriva a tentare l’essere umano

Questi veri e propri prodigi menzogneri sarebbero stati, si spiega, intenti a traviare quanti non avranno ancora accolto la Salvezza. “Perciò Dio manda loro una potenza d’inganno perché credano alla menzogna; affinché tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nell’iniquità, siano giudicati” (2Ts 2,11-12).

Ovviamente non è Dio l’autore del Male, ma è Lui stesso che, come accade in numerose occasioni dell’Antico testamento (basti pensare al sacrificio richiesto in un primo momento a Mosè del suo figlio Isacco) per testare la fede dell’uomo in Lui, quindi per un bene superiore che si compie nel momento in cui si fa la Sua volontà.

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“Dio non lascia cadere l’uomo, ma permette che venga messo alla prova“, spiegava il teologo nel 2007. Per cui il versetto recentemente modificato del Padre Nostro, secondo questa lettura, non andava modificato. Anche perché lo stesso Ratzinger nei suoi testi lo citava continuamente, spiegando in particolare che questo passaggio va inteso come apertura a Lui davanti al peso delle nostre sofferenze.

La modifica del Padre Nostro e il dubbio dello psicologo

Tuttavia, oggi la preghiera recitata in Chiesa è diversa, e anche il significato stesso lo è. Secondo alcuni psicologi, il rischio sarebbero quello di portare il fedele a pensare qualcosa di profondamente errato, quasi “blasfemo”. Dicendo “non ci abbandonare alla tentazione”, il fedele potrebbe infatti essere tentato di pensare che Dio possa decidere di abbandonarlo. Cosa che non riscontra per nulla il messaggio evangelico.

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Al limite siamo noi che abbandoniamo, per mezzo della nostra libertà, il Signore, pagandone peraltro pesantemente le conseguenze. Lui in realtà sta sempre con noi e non ci lascia mai soli, né tantomeno ci abbandona. Potrebbe quindi essere questa la prova che, di fronte al Male che agisce nel mondo seducendo anche teologi e la Chiesa stessa, Benedetto possa incarnare oggi il katéchon descritto dall’Apostolo delle Genti?

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Certamente, l’affermazione è scottante anche per le dimissioni compiute dallo stesso Papa emerito, che potrebbero fare pensare che al contrario avrebbe lasciato strada libera a una condizione di incertezza e di caos. Eppure, nonostante ciò, con le sue parole e la sua teologia continua a mostrarsi con un vero e proprio “freno” contro la venuta del male del mondo, sempre più insidioso purtroppo tra gli esseri umani e persino tra i fedeli, o anche nella Chiesa stessa, come profetizzò persino Paolo VI nei più lontani anni sessanta.

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In ogni caso, a questa domanda non è possibile avere risposta, ma ogni fedele può farsi una propria idea. E invocare il Signore affinché illumini le menti di tanti cristiani rischiarandole della Sua luce divina.

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