Udienza generale: “Vive il suo protagonismo senza mai volersi impadronire della scena”

Papa Francesco prosegue il ciclo di catechesi iniziato la scorsa settimana e individua il “modus operandi” del Santo che più ha agito con efficacia nella discrezione e nel nascondimento.

Non è certo il tipo di personaggio che oggi apparirebbe sulle prime pagine dei giornali.

Il carpentiere che ha cambiato la storia

San Giuseppe è l’uomo che, per definizione, vive nell’ombra e nella discrezione.

Proseguendo il suo ciclo di catechesi, iniziato mercoledì scorso, durante l’Udienza Generale, papa Francesco ha aperto parlando della genealogia di San Giuseppe. Egli è indicato, a vario titolo, come «figlio di Giuseppe» (Lc 3,23; 4,22; Gv 1,45; 6,42) e «figlio del carpentiere» (Mt 13,55; Mc 6,3).

San Matteo, in particolare, “rivolgendosi soprattutto ai giudeo-cristiani, parte da Abramo per arrivare a Giuseppe”, definito «lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù detto il Cristo» (1,16).

San Luca, invece, definisce Gesù «figlio di Giuseppe», ma precisa: «come si riteneva» (3,33). Entrambi, comunque, “presentano Giuseppe non come padre biologico, ma comunque come padre di Gesù a pieno titolo”.

Tramite Giuseppe, ha spiegato il Santo Padre, “Gesù realizza il compimento della storia dell’alleanza e della salvezza intercorsa tra Dio e l’uomo. Secondo Matteo “questa storia ha inizio con Abramo”, mentre secondo Luca prende forma “con l’origine stessa dell’umanità”.

Matteo in particolare descrive Giuseppe come “tassello centrale nella storia della salvezza, sebbene possa apparire una figura “apparentemente marginale, discreta, in seconda linea”.

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Giuseppe vive il suo protagonismo senza mai volersi impadronire della scena”, ha proseguito il Pontefice, citando poi la lettera Patris corde, in cui ricordava di come «le nostre vite» siano «tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste».

Persone come Giuseppe sono in grado di insegnarci «come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti» (PC 1).

In San Giuseppe, quindi, chiunque può incontrare “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà”.

Un faro nella “società liquida”

Nel Vangelo di Luca, ha osservato poi il Papa, emerge il ruolo di Giuseppe quale “custode di Gesù e di Maria” e, di conseguenza, di “Custode della Chiesa. In ciò, la custodia di Giuseppe è “la grande risposta al racconto della Genesi”: laddove Caino aveva rinnegato la custodia del fratello Abele (Gen 4,9), Giuseppe riscatta il ruolo di custode.

Giuseppe, con la sua vita – ha spiegato Francesco – sembra volerci dire che siamo chiamati sempre a sentirci custodi dei nostri fratelli, custodi di chi ci è messo accanto, di chi il Signore ci affida attraverso le circostanze della vita”.

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In una società che il filosofo Zygmunt Bauman ha definito “liquida” e che oggi Bergoglio ha qualificato come “gassosa”, la storia di Giuseppe restituisce “un’indicazione ben precisa sull’importanza dei legami umani, che già si individuano nella “genealogia di Gesù”.

Il Santo Padre ha poi rivolto il pensiero alle “tante persone che fanno fatica a ritrovare dei legami significativi nella loro vita, e proprio per questo arrancano, si sentono soli, non hanno la forza e il coraggio per andare avanti”.

La catechesi si è quindi conclusa con una “preghiera che aiuti loro e tutti noi a trovare in San Giuseppe un alleato, un amico e un sostegno”:

San Giuseppe, tu che hai custodito il legame con Maria e con Gesù, aiutaci ad avere cura delle relazioni nella nostra vita. Nessuno sperimenti quel senso di abbandono che viene dalla solitudine. Ognuno si riconcili con la propria storia, con chi lo ha preceduto, e riconosca anche negli errori commessi un modo attraverso cui la Provvidenza si è fatta strada, e il male non ha avuto l’ultima parola. Mostrati amico per chi fa più fatica, e come hai sorretto Maria e Gesù nei momenti difficili, così sostieni anche noi nel nostro cammino. Amen”.

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