Udienza generale | Qual è la figura chiave nella storia della salvezza?

Betlemme e Nazaret, luoghi di incarnazione e crescita del Figlio di Dio, si pongono lontani dal clamore e dalla regalità. In questi ambiti, il Pontefice individua il Santo delle “periferie esistenziali”

Sulla quale si esprime con queste parole: “Mai come oggi, in questo tempo segnato da una crisi globale con diverse componenti, egli può esserci di sostegno, di conforto e di guida”.

Giuseppe: cosa significa questo nome?

Nella Bibbia esistono più di dieci personaggi che portano il nome Giuseppe – ha ricordato il Santo Padre –. Il più importante tra questi è il figlio di Giacobbe e di Rachele, che, attraverso varie peripezie, da schiavo diventa la seconda persona più importante in Egitto dopo il faraone (cfr Gen 37-50)”.

Giuseppe è un nome che, in ebraico, significa “Dio accresca, Dio faccia crescere”: fa riferimento, dunque, alla fiducia nella provvidenza di Dio”, specie riguardo “alla fecondità e alla crescita dei figli. Tutti attributi che rimandano a “Giuseppe di Nazaret”, uomo “pieno di fede in Dio, nella sua provvidenza”.

Giuseppe di Nazaret” e “Giuseppe d’Egitto”, in tal senso, sono figure molto simili, in quanto richiamano alla certezza di un Dio che “fa crescere”, “aumenta”, “aggiunge” e manda avanti “il suo disegno di salvezza”.

Betlemme e Nazaret: due periferie esistenziali

Se poi prendiamo l’etimologia della parola Betlemme – località natale di Gesù – troviamo altre chiavi per la piena comprensione della figura di San Giuseppe: “Bet Lechem”, ha ricordato il Papa, in ebraico significa “Casa del pane”, mentre in arabo vuol dire letteralmente “Casa della carne”, con riferimento alle copiose greggi presenti in quel territorio.

Alla luce della vicenda di Gesù – ha aggiunto Francesco – queste allusioni al pane e alla carne rimandano al mistero Eucaristico: Gesù è il pane vivo disceso dal cielo (cfr Gv 6,51)”.

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Betlemme, citata già nella Genesi, è tuttavia legata anche alla “storia di Rut e Noemi”, dalle quali discendono Davide e, successivamente, lo stesso Giuseppe, padre putativo di Gesù.

C’è poi la profezia di Michea: «E tu Betlemme di Efrata, così piccola per essere tra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele» (Mi 5,1). “L’evangelista Matteo riprenderà questa profezia e la collegherà alla storia di Gesù”, ha sottolineato Bergoglio.

È significativo che il Figlio di Dio non scelga “Gerusalemme come luogo della sua incarnazione, ma Betlemme e Nazaret, due villaggi periferici, lontani dai clamori della cronaca e del potere del tempo”.

Mentre a Gerusalemme risiedevano “i dottori della Legge, gli scribi e i farisei, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo”, Betlemme e Nazaret rappresentano la “periferia” e la “marginalità” che Dio predilige.

È proprio in queste località ‘periferiche’ che Gesù nasce, vive e lavora fino ai suoi trent’anni. Del resto, ha osservato il Santo Padre, l’opera di Dio si manifesta soprattutto “nelle periferie geografiche ed esistenziali.

Quando si parla di “periferie esistenziali”, il riferimento è ai peccatori”, che Gesù cerca e “chiama a conversione” ma anche a “quelli che il male non lo hanno fatto ma lo hanno subito: i malati, gli affamati, i poveri, gli ultimi.

Preghiera finale

La Chiesa, dunque, “è chiamata ad annunciare la buona novella a partire dalle periferie” e Giuseppe, che così tanto “si fida del progetto di Dio sulla sua giovane promessa sposa e su di lui, ricorda alla Chiesa di fissare lo sguardo su ciò che il mondo ignora volutamente”.

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San Giuseppe è un vero “maestro dell’essenziale: ci ricorda che ciò che davvero vale non attira la nostra attenzione, ma esige un paziente discernimento per essere scoperto e valorizzato”.

A conclusione dell’udienza generale, il Pontefice ha chiesto l’intercessione di San Giuseppe perché la Chiesa sappia recuperare la “capacità di discernere e valutare l’essenziale”, e a beneficio di “tutti gli uomini e le donne che vivono le periferie geografiche più dimenticate del mondo o che vivono situazioni di marginalità esistenziale”.

Ha infine recitato la seguente preghiera: “San Giuseppe, tu che sempre ti sei fidato di Dio, e hai fatto le tue scelte guidato dalla sua provvidenza, insegnaci a non contare tanto sui nostri progetti, ma sul suo disegno d’amore. Tu che vieni dalle periferie, aiutaci a convertire il nostro sguardo e a preferire ciò che il mondo scarta e mette ai margini. Conforta chi si sente solo e sostieni chi si impegna in silenzio per difendere la vita e la dignità umana. Amen”.

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