Udienza generale: qual è la strada giusta per la correzione fraterna?

In San Paolo troviamo indicazioni preziose per il cammino insieme ai fratelli, dall’indulgenza per i difetti altrui al soccorso reciproco. Perciò, dice il Papa, è utile e fondamentale domandarci “che cosa ci spinge a correggere un fratello o una sorella, e se non siamo in qualche modo corresponsabili del suo sbaglio”.

Lo ha detto stamattina papa Francesco durante l’udienza generale, proseguendo il suo ciclo di catechesi sulla Lettera ai Galati di San Paolo.

Camminare secondo lo Spirito

Andare dietro a Gesù, ha spiegato il Santo Padre, “significa nello stesso tempo evitare la strada opposta, quella dell’egoismo, del cercare il proprio interesse”. Vuol dire, come scrive San Paolo nel brano meditato oggi, vincere il «desiderio della carne» (Gal 5,16).

Si tratta di “un cammino stupendo ma anche faticoso, che comincia nel Battesimo e dura per tutta la vita”, sotto la guida dello Spirito Santo. È qualcosa di simile, ha osservato il Pontefice, “a una lunga escursione in alta montagna: è affascinante, la meta ci attrae, ma richiede tanta fatica e tenacia”.

Seguendo questo cammino, “il cristiano acquista una visione positiva della vita”. Non per questo il male scompare, né vengono meno “gli impulsi negativi dell’egoismo e dell’orgoglio”. Dio, però, è “sempre più forte delle nostre resistenze e più grande dei nostri peccati.

Significativamente, San Paolo abbandona l’imperativo «camminate» (v. 16) e usa il “noi” all’indicativo: «camminiamo secondo lo Spirito» (v. 25). È un’esortazione che Paolo rivolge in primo luogo a se stesso. “Pur sapendo che Cristo vive in lui (cfr 2,20), è anche convinto di non aver ancora raggiunto la meta, la cima della montagna (cfr Fil 3,12)”, ha sottolineato il Papa.

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L’Apostolo non si mette al di sopra della sua comunità – ha proseguito – ma si colloca in mezzo al cammino di tutti, per dare l’esempio concreto di quanto sia necessario obbedire a Dio, corrispondendo sempre più e sempre meglio alla guida dello Spirito”.

A tal proposito, il Santo Padre ha commentato: “Che bello quando troviamo pastori che camminano col loro popolo e non si stancano: fa bene all’anima!”.

Guardarsi dal chiacchiericcio

Il “camminare secondo lo Spirito” non riguarda solo le singole persone ma anche “la comunità nel suo insieme”. Edificare una comunità è “entusiasmante, ma impegnativo, poiché “desideri della carne, cioè le invidie, i pregiudizi, le ipocrisie, i rancori continuano a farsi sentire”.

Sarebbe controproducente, a questo punto, ricorrere a una “rigidità precettistica, che farebbe uscire dal “sentiero della libertà”: così facendo, “invece di salire alla vetta, si tornerebbe verso il basso”.

Percorrere la via dello Spirito richiede in primo luogo di dare spazio alla grazia e alla carità – ha aggiunto Francesco –. Paolo, dopo aver fatto sentire in modo severo la sua voce, invita i Galati a farsi carico ognuno delle difficoltà dell’altro e, se qualcuno dovesse sbagliare, a usare mitezza (cfr 5,22)”.

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Un atteggiamento del genere è “ben differente dal chiacchiericcio”: lo sparlare degli altri” non è mai “secondo lo Spirito. Al contrario, ogniqualvolta ci sentiamo “tentati di giudicare male gli altri, come spesso avviene, dobbiamo anzitutto riflettere sulla nostra propria fragilità”.

È sempre fondamentale domandarci “che cosa ci spinge a correggere un fratello o una sorella, e se non siamo in qualche modo corresponsabili del suo sbaglio.

A San Paolo fa eco Sant’Agostino

Oltre portarci in dono la mitezza, lo Spirito Santo “ci invita alla solidarietà, a portare i pesi degli altri” come “la malattia, la mancanza di lavoro, la solitudine, il dolore.

Alle parole di San Paolo, meditate oggi, fanno eco quelle di Sant’Agostino a commento dello stesso brano: «Perciò, fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, […] correggetelo in questa maniera, con mitezza. E se tu alzi la voce, ama interiormente. Sia che incoraggi, che ti mostri paterno, che rimproveri, che sia severo, ama» (Discorsi 163/B 3).

La regola suprema della correzione fraterna – ha proseguito Bergoglio – è l’amore”, che vuol dire anche tollerare i difetti degli altri nel silenzio della preghiera”, con “mitezza, pazienza, vicinanza, ha quindi concluso il Papa, esortando: “Camminiamo con gioia e con pazienza su questa strada, lasciandoci guidare dallo Spirito Santo”.

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