Udienza generale, Papa: libertà è fare sempre quello che voglio?

Ne ha parlato Papa Francesco durante l’udienza generale odierna, proseguendo il ciclo di catechesi sulla lettera di San Paolo ai Galati, che ci aiuta capire bene un concetto che troppo spesso è travisato. 

Papa Francesco riprende ancora la lettera ai Galati e menziona le illuminanti parole di San Paolo sulla carità.

Il cuore della vera libertà

Grazie al battesimo in Cristo siamo passati “dalla schiavitù della paura e del peccato alla libertà dei figli di Dio”. È così che si passa “da una religiosità fatta di precetti alla fede viva, che ha il suo centro nella comunione con Dio e con i fratelli”.

Secondo Paolo, la libertà non è «un pretesto per la carne» (Gal 5,13), ovvero per un “vivere libertino, all’insegna dell’“istinto”, delle “voglie individuali” e delle proprie “pulsioni egoistiche”. La vera libertà si manifesta pienamente “nella carità”, nell’essere «a servizio gli uni degli altri» (ibidem).

Questo concetto ripropone un tipico “paradosso del Vangelo” per cui siamo “liberi nel servire” e “possediamo la vita se la perdiamo: questo è “Vangelo puro”, ha osservato il Pontefice. San Paolo si esprime molto chiaramente: veniamo liberati «mediante l’amore» (Gal 5,13) di Cristo, che ci solleva dalla “schiavitù peggiore, quella del nostro io.

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L’amore di cui parla l’apostolo, ovviamente, non è un “amore intimistico, da telenovela” ma “l’amore veramente libero e liberante” della “carità; l’amore del “servizio gratuito, modellato su quello di Gesù”, che lava i piedi ai suoi discepoli e dice: «Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,15).

Se la libertà fosse “fare quello che pare e piace”, ci lascerebbe un “grande vuoto dentro: spesso ci rendiamo conto di aver “usato male il tesoro della nostra libertà”. Solo la libertà nella carità “è piena, concreta, e ci inserisce nella vita reale di ogni giorno”.

Fare quello che mi pare, giova a qualcuno?

In un’altra lettera, quella ai Corinzi, Paolo smaschera la “libertà egoistica”. A chi gli dice: «Tutto è lecito!», lui risponde: «Sì, ma non tutto edifica» e «non tutto giova». A quanti sono tentati di “ridurre la libertà solo ai propri gusti, Paolo pone dinanzi l’esigenza dell’amore, perché solo una libertà “guidata dall’amore” può rendere “liberi gli altri e noi stessi”.

Solo una libertà nell’amore sa “ascoltare senza imporre”, sa “voler bene senza costringere. Solo una libertà nella carità “edifica e non distrugge”, evita di sfruttare gli altri “per i propri comodi e fa loro del bene senza ricercare il proprio utile”.

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Una libertà che non sia “a servizio del bene rischia di essere sterile e non portare frutto”. Al contrario una “libertà animata dall’amore conduce verso i poveri, riconoscendo nei loro volti quello di Cristo. Lo stesso San Paolo, ha ricordato il Papa, quando gli viene dato mandato di evangelizzare, gli viene raccomandata “solo una cosa: di ricordarsi dei poveri (cfr Gal 2,10)”.

La riscoperta dell’altro

Oggi, ha osservato il Santo Padre, una delle frasi più abusate è: la mia libertà finisce dove comincia la tua”. In questa prospettiva così “individualistica”, “manca la relazione.

Chiunque abbia “ricevuto il dono della liberazione operata da Gesù non può pensare che la libertà consista nello stare lontano dagli altri, sentendoli come fastidi, non può vedere l’essere umano arroccato in sé stesso, ma sempre inserito in una comunità”.

È anche per questo, che per i cristiani, “la dimensione sociale è fondamentale” e lo è tanto più in un “momento storico” come questo, in cui “abbiamo bisogno di riscoprire la dimensione comunitaria, non individualista, della libertà”.

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La pandemia ci ha insegnato che abbiamo bisogno gli uni degli altri, ma non basta saperlo, occorre sceglierlo ogni giorno concretamente”, ha detto il Pontefice.

Diciamo e crediamo che gli altri non sono un ostacolo alla mia libertà, ma la possibilità per realizzarla pienamente. Perché la nostra libertà nasce dall’amore di Dio e cresce nella carità”, ha quindi concluso.

A inizio udienza, Francesco aveva lasciato salire un bambino sul palco dell’Aula Nervi, lasciandolo libero di correre e giocare. “Mi è venuto in mente quello che Gesù diceva sulla spontaneità dei bambini – ha commentato Bergoglioil bambino si muoveva come fosse a casa sua, anche voi se non vi fate come bambini non entrerete nel Regno dei cieli, io ringrazio questo bambino per la lezione che ci ha dato a tutti, i bambini non hanno traduttore automatico dal cuore alla vita, il cuore va avanti”.

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