Angelus, il Papa: “Perché Gesù oggi decide di lasciarci sbigottiti?”

Ci sono momenti in cui Gesù letteralmente ci sconvolge con la Sua Parola, tanto da farci pensare che stia facendo “catastrofismo”. Tutto questo porta i fedeli a porsi una domanda importante, la cui risposta però ci permette di fare luce sul vero senso delle nostre azioni quotidiane. 

Ognuno di noi sceglie infatti di porre il centro della propria vita su un aspetto ben preciso, determinato dalla propria libertà.

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Chi fa il bene investe per l’eternità. Quando vediamo una persona generosa e servizievole, mite, paziente, che non è invidiosa, non chiacchiera, non si vanta, non si gonfia di orgoglio, non manca di rispetto (1 Cor 13,4-7), questa è una persona che costruisce il Cielo in terra. Magari non avrà visibilità, non farà carriera, non farà notizia sui giornali, eppure quello che fa non andrà perduto. Perché il bene non va mai perduto, il bene rimane per sempre”.

Compiere il bene ci avvicina a ciò che Gesù ci ha affidato

Il Papa si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro, così è entrato nel merito di quanto la Parola ci consegna oggi, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale dei Poveri.

“Tema di quest’anno sono le parole di Gesù «I poveri li avete sempre con voi» (14,7)”, ha ricordato il Papa, spiegando che “è vero: l’umanità progredisce, si sviluppa, ma i poveri sono sempre con noi, sempre ce ne sono, e in loro è presente Cristo, nel povero è presente Cristo”. Una consapevolezza che porta a una domanda.

La lettura di oggi coglie un punto fondamentale per la vita dei cristiani. Compiere il bene infatti ci avvicina alla missione che Gesù ci ha affidato, quella di dare vita al Suo Regno in questa terra. “In che cosa stiamo investendo la vita? Su cose che passano, come il denaro, il successo, l’apparenza, il benessere fisico? Di queste cose, noi non porteremo nulla. Siamo attaccati alle cose terrene, come se dovessimo vivere qui per sempre? Mentre siamo giovani, in salute, va bene tutto, ma quando arriva l’ora del congedo dobbiamo lasciare tutto”, ha spiegato il Papa.

Il brano evangelico si apre con una frase di Gesù che lascia sbigottiti

Il brano evangelico di oggi è infatti molto duro, e “si apre con una frase di Gesù che lascia sbigottiti“, spiega il Papa. «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo» (Mc 13,24-25). “Ma come, anche il Signore si mette a fare catastrofismo?”, è la domanda di Francesco.

No, certamente non è questa la sua intenzione. Egli vuole farci capire che tutto in questo mondo, prima o poi, passa. Anche il sole, la luna e le stelle che formano il “firmamento” – parola che indica “fermezza”, “stabilità” – sono destinati a passare. Alla fine, però, Gesù dice che cosa non crolla: «Il cielo e la terra passeranno – dice –, ma le mie parole non passeranno»”.

Il Papa ha infatti spiegato che “le parole del Signore non passano. Egli stabilisce una distinzione tra le cose penultime, che passano, e le cose ultime, che restano. È un messaggio per noi, per orientarci nelle nostre scelte importanti della vita, per orientarci su che cosa conviene investire la vita. Su ciò che è transitorio o sulle parole del Signore, che rimangono per sempre? Evidentemente su queste”.

Le Parole del Signore vanno oltre l’immediato e chiedono pazienza

Il punto però è che la vita mette sempre alla prova gli uomini e le donne, e per vivere pienamente il Vangelo ci vuole tanta forza d’animo, specialmente per superare i momenti più difficili della vita. “Ma non è facile”, ha infatti continuato il Papa. “Le cose che cadono sotto i nostri sensi e ci danno subito soddisfazione ci attirano, mentre le parole del Signore, pur belle, vanno oltre l’immediato e richiedono pazienza. Siamo tentati di aggrapparci a quello che vediamo e tocchiamo e ci sembra più sicuro”.

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“È umano, la tentazione è quella”, spiega Francesco. “Ma è un inganno, perché «il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno». Ecco dunque l’invito: non costruire la vita sulla sabbia. Quando si costruisce una casa, si scava in profondità e si mettono solide fondamenta. Solo uno sprovveduto direbbe che sono soldi buttati via per qualcosa che non si vede”.

L’invito del Vangelo è quindi chiaro. Bisogna seguire Gesù per vivere pienamente in Lui e con Lui, che è un riferimento saldo che non abbandona mai i suoi figli. I cristiani hanno questa certezza, e in Gesù non potranno mai perderla. Nulla si perde in Lui, perciò siamo chiamati a fare la sua volontà.

Il discepolo fedele, per Gesù, è colui che fonda la vita sulla roccia

Il discepolo fedele, per Gesù, è colui che fonda la vita sulla roccia, che è la sua Parola che non passa (Mt 7,24-27), sulla fermezza della parola di Gesù: questo è il fondamento della vita che Gesù vuole da noi, e che non passerà. E ora la domanda – sempre, quando si legge la Parola di Dio, si fanno delle domande –, chiediamoci: qual è il centro, qual è il cuore pulsante della Parola di Dio? Che cosa, insomma, dà solidità alla vita e non avrà mai fine? Ce lo dice San Paolo. Il centro, proprio, il cuore pulsante, quello che dà solidità, è la carità: «La carità non avrà mai fine» (1 Cor 13,8), dice San Paolo, cioè l’amore”.

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Insomma, “la Parola di Dio oggi ci avverte”, ha concluso Francesco: “passa la scena di questo mondo. E rimarrà soltanto l’amore. Fondare la vita sulla Parola di Dio, dunque, non è evadere dalla storia, è immergersi nelle realtà terrene per renderle salde, per trasformarle con l’amore, imprimendovi il segno dell’eternità, il segno di Dio. Ecco allora un consiglio per prendere le scelte importanti”.

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