Nella sua visita alla Porziuncola, Francesco torna a puntare il dito contro le grandi ingiustizie di questo tempo e indica l’esempio di fraternità della prima comunità francescana.
Per Assisi è stato un gradito e atteso ritorno. Per la quinta volta, papa Francesco è tornato in terra umbra a rendere omaggio al santo da cui prende il nome e coloro che lui amava di più: i poveri.
Pellegrini in festa
Un’accoglienza più calorosa del solito in una fredda mattina autunnale, folla, canti, strette di mano in un’atmosfera quasi post-pandemica, in cui gli unici identificativi del tempo che viviamo sono state le mascherine.
Dopo l’arrivo in elicottero, il Santo Padre si è intrattenuto per qualche minuto dalle suore clarisse. Poco dopo l’acclamatissimo arrivo nella piazza della Porziuncola, dove il Pontefice è transitato, intrattenendosi con a parlare con parecchi pellegrini assiepati dietro le transenne.
L’occasione della visita è stata la V Giornata Mondiale dei Poveri, che si celebra domenica 14 novembre. Sono stati proprio tre dei 500 poveri giunti da tutta Europa, per trascorrere una mattinata di preghiera con il Vicario di Cristo, ad omaggiare l’illustre ospite con il mantello e il bastone del pellegrino.
Dopo un momento di preghiera all’interno della basilica di Santa Maria degli Angeli e le testimonianze di sei persone emancipatesi dalla povertà e dell’emarginazione, il Papa ha pronunciato il suo discorso ispirato principalmente alla vita di San Francesco e ai temi della giustizia sociale.
Sapersi accontentare
Quando Francesco e fra Masseo si recarono in Francia, ha ricordato Bergoglio, erano privi di provviste e dovettero chiedere l’elemosina. Mentre, però, Francesco “piccolo di statura” e scambiato da tutti per un “barbone”, riuscì a stento a “raccogliere qualche pezzo di pane raffermo e duro”, Masseo, di bell’aspetto e robusto, “raccolse dei bei pezzi di pane buono”.
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Vedendo quanto raccolto dal confratello, Francesco commentò: “Fra Masseo, noi non siamo degni di questo grande tesoro”. Di fronte alla perplessità di Masseo, che notò la mancanza persino del necessario, il santo replicò: “È proprio questo che io reputo un gran tesoro, perché non c’è nulla, ma quello che abbiamo è donato dalla Provvidenza che ci ha dato questo pane”.
È questo, dunque, l’insegnamento che riceviamo da San Francesco: “Saperci accontentare di quel poco che abbiamo e dividerlo con gli altri”, ha detto il Papa.
I poveri? C’è chi li guarda con fastidio…
L’attualizzazione dell’esempio del Santo di Assisi è nel “chiedere al Signore che ascolti il nostro grido e venga in nostro aiuto”. L’emarginazione di cui i poveri soffrono è in primo luogo “spirituale”, ha sottolineato il Santo Padre. È giusto, ha sottolineato, sfamare i poveri, “ma soprattutto mi rallegra quando sento che questi volontari si fermano un po’ a parlare con le persone, e a volte pregano insieme a loro”.
La Porziuncola, del resto, è stato il luogo in cui “San Francesco ha accolto Santa Chiara, i primi frati, e tanti poveri che venivano da lui. Con semplicità – ha detto Bergoglio – li riceveva come fratelli e sorelle, condividendo con loro ogni cosa”.
“Dove c’è un vero senso di fraternità – ha proseguito – lì si vive anche l’esperienza sincera dell’accoglienza. Dove invece c’è la paura dell’altro, il disprezzo della sua vita, allora nasce il rifiuto. L’accoglienza genera il senso di comunità; il rifiuto al contrario chiude nel proprio egoismo”.
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Non manca chi guarda ai poveri “con fastidio”, dicendo addirittura che “i responsabili della povertà sono i poveri”. È l’atteggiamento, ha denunciato il Santo Padre, di chi non si fa mai un “serio esame di coscienza sui propri atti, sull’ingiustizia di alcune leggi e provvedimenti economici, sull’ipocrisia di chi vuole arricchirsi a dismisura, si getta la colpa sulle spalle dei più deboli”.
“Rimboccarsi le maniche” e creare posti lavoro
Invece, “è tempo invece che ai poveri sia restituita la parola, perché per troppo tempo le loro richieste sono rimaste inascoltate. È tempo che si aprano gli occhi per vedere lo stato di disuguaglianza in cui tante famiglie vivono”.
“È tempo di rimboccarsi le maniche per restituire dignità creando posti di lavoro – ha aggiunto –. È tempo che si torni a scandalizzarsi davanti alla realtà di bambini affamati, ridotti in schiavitù, sballottati dalle acque in preda al naufragio, vittime innocenti di ogni sorta di violenza. È tempo che cessino le violenze sulle donne e queste siano rispettate e non trattate come merce di scambio”.
Nel ringraziare le persone che hanno testimoniato davanti a lui, ha colto nelle loro parole “un grande senso di speranza” e una capacità di “resistere”, in particolare nei confronti di “ogni tentazione di lasciar perdere e cadere nella solitudine o nella tristezza”.
“Questo incontro apra il cuore di tutti noi a metterci a disposizione gli uni degli altri, per rendere la nostra debolezza una forza che aiuta a continuare il cammino della vita, per trasformare la nostra povertà in ricchezza da condividere, e così migliorare il mondo”, ha quindi concluso il Papa.
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