Scuola, i più a rischio? I prof. di religione. I sindacati: serve più organico

Scuola i problemi da affrontare sono numerosi. Eppure, la soluzione diventa quella di risparmiare sui docenti di religione, i più a rischio. L’ira dei sindacati.

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Da settimane infatti si discute degli innumerevoli problemi relativi al ritorno in classe in seguito alla crisi del Coronavirus. Da queste problematiche ora emergono anche quelle relative all’organico aggiuntivo degli insegnanti di religione cattolica. Insomma, quando c’è da tagliare, chissà come mai, si finisce sempre per andare a parare verso la fede cattolica.

I prof. di religione a rischio e non considerati. La rabbia dei sindacati

Così alcuni sindacati, tra cui Gilda Unams/Snadir, hanno alzato la loro voce in protesta di questa scandalosa ingiustizia. La richiesta è che si provveda subito a immettere organico aggiuntivo di religione.

Il comunicato ribadisce che “da una nostra verifica risulta che la richiesta di organico aggiuntivo di personale docente di religione raramente è stata accolta”. Un fatto gravissimo che si configura come una mancata violazione degli accordi presi.

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Tra le numerose difficoltà della scuola, si pensa subito a risparmiare nell’ambito della religione – photo web source

Prof. di religione, i sindacati: si configura una violazione degli accordi

“La mancata disponibilità di tale organico potrebbe configurarsi come una violazione degli accordi richiamati nella legge 121/1985 e nel DPR 175/2012″, spiegano. Ciò, “in quanto non verrebbe assicurato a tutti gli studenti avvalentisi l’orario settimanale di insegnamento della religione cattolica prevista per i diversi ordini e gradi scolastici e per l’orario settimanale previsto”.

Le organizzazioni sindacali hanno infatti spiegato, tra le varie problematiche, che i docenti di religione sono notoriamente quelli che hanno più classi di tutti. Nell’infanzia questi vengono addirittura impegnati contemporaneamente in sedici sezioni. Nella primaria, in undici. Nella secondaria di I e II grado in diciotto.

Scuola. I prof. di religione incontrano il maggior numero di alunni

Di conseguenza, sono proprio i prof. di religione che incontrano il maggior numero di alunni nell’ambito della propria attività didattica. Di conseguenza, sono quelli che si espongono certamente a rischi maggiori, molto più di tutti gli altri docenti, che spesso incontrano solo singole specifiche classi.

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Insomma, se nell’intera scuola capita che venga riscontrato anche solo un positivo, si può stare quasi certi che il prof. di religione vi sarà entrato in contatto durante la settimana. “Anche per tale motivo è opportuno un organico aggiuntivo anche per questi insegnanti”, tuonano i sindacati.

I prof. di religione hanno anche gli alunni che non hanno la materia

Un altro problema riguarda il fatto che gli insegnanti di religione hanno anche gli alunni che non hanno scelto la materia. A loro vengono infatti assegnati anche gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica.

Così la richiesta partita all’amministrazione è quella di “fornire chiarimenti agli Uffici Regionali e agli Ambiti territoriali circa il contingente aggiuntivo destinato al personale di religione (i dirigenti scolastici dovrebbero farne richiesta agli uffici diocesani) e a precisare il problema dei non avvalentesi, sopra evidenziato”.

Scuola. Il concorso per stabilizzare i precari storici di religione

Si va così forse verso un incontro specifico per discutere del concorso di religione? “Riteniamo che si debbano discutere e approfondire le questioni specifiche della categoria senza la fretta di chiudere presto il bando, anche considerata la pluralità degli interlocutori”, dicono i sindacati. L’assunzione a tempo indeterminato dei docenti precari di religione, infatti, richiede uno sblocco dell’impasse della trattativa tra Cei e governo.

La situazione dei prof. di religione, anche durante il coronavirus, è più che particolare. Sono i più esposti al rischio di contagio eppure non si pensa ad alcun ampliamento di organico – photo web source

“La particolare situazione dei docenti di religione precari va affrontata con la massima attenzione, nell’ottica di una loro tutela, e per riconoscerne la professionalità già maturata in anni e anni di servizio (spesso più di venti anni)”.

Giovanni Bernardi

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