Santuario del Divino Amore: i due segni di salvezza per il popolo romano

Il Santuario del Divino Amore è il segno tangibile del profondo legame tra la Madonna e i romani, composto da due chiese, una antica e l’altra molto moderna. 

Santuario Divino Amore
L’antico Santuario del Divino Amore, in cima al colle – photo web source

Papa Pio XII consacrò la città di Roma alla Madonna nella Chiesa di S. Ignazio, davanti al quadro taumaturgo della Madonna del Divino Amore, che era stato portato lì dal suo Santuario di Castel di Leva per evitare il rischio dovuto alla guerra che in quei giorni era in pieno svolgimento.

La consacrazione del Santuario del Divino Amore

La consacrazione fu fatta il 4 Giugno 1944, nel momento più tragico della Seconda guerra mondiale. Tuttavia la devozione dei romani alla Madonna del Divino Amore è sempre stata tanto tenera quanto profonda. Durante la guerra tutti insieme pronunciarono un corale e definitivo voto alla Madonna, e la sera stessa la guerra terminò. Subito dopo cominciarono i lavori per la costruzione del Santuario, per mano dell’allora rettore don Umberto Terenzi.

Questi tuttavia, a causa delle difficoltà di tipo burocratico e logistico, verrà terminato soltanto per il Giubileo del 2000, sotto l’impulso del cardinale Camillo Ruini. Sarà Giovanni Paolo II a consacrare questo nuovo, moderno e grandioso Santuario. Così, se Roma è infatti piena di santuari mariani, quello del Divino Amore è però certamente una testimonianza della devozione alla Madonna che ha protetto la Capitale nel periodo bellico.

Santuario del Divino Amore – photo web source

Le due chiese, quella antica e quella nuova

Il santuario della Madonna del Divino Amore è composto da due chiese, quella antica del 1745 e quella nuova del 1999. Si tratta ad oggi di una meta di pellegrinaggio molto frequentata e cara ai romani. Dal primo dopo Pasqua all’ultimo di ottobre, ogni sabato si tiene un pellegrinaggio notturno a piedi con partenza a mezzanotte da piazza di Porta Capena, vicino al Circo Massimo.

Il pellegrinaggio arriva al santuario solamente all’alba, dopo avere percorso quattordici chilometri a pieni, e lì il tutto si conclude con la messa del pellegrino. La storia del santuario riporta però al miracolo del 1740 in cui un pellegrino, che si era smarrito in quella campagna ed era finito attaccato dai lupi, alzò lo sguardo verso il dipinto della Madonna, invocando il suo aiuto, e in quello stesso istante i lupi si fermarono e se ne andarono senza fargli del male.

L’arco del miracolo del 1740, all’ingresso del Santuario del Divino Amore – photo web source

Ogni anno il santuario della Madonna del Divino Amore mette in scena una spettacolare rappresentazione teatrale all’aperto, nota come la Sacra Rappresentazione della Via Crucis del Divino Amore, nei giorni della Domenica delle Palme e del Venerdì Santo. In questa vi recitano oltre duecento persone, per uno spettacolo che mostra gli ultimi eventi della vita di Gesù. La presenza dei soldati romani a cavallo, dei fuochi che illuminano la notte e dei numerosi effetti speciali nonché sofisticati costumi indossati dagli attori rendono la scena ancora più suggestiva.

Il Santuario degli Zingari nel comprensorio del Divino Amore

Un altro singolare luogo di culto all’aperto si trova nel vasto comprensorio del Divino Amore, su una collinetta esterna al recinto del santuario. Si tratta del santuario degli Zingari, dedicato nel 2004 a un gitano cattolico fucilato nel 1936, durante la guerra civile spagnola, di nome Zeffirino Giménez Malla, poi beatificato nel 1997. Questo singolare luogo di culto è composto da uno spazio circolare delimitato da poche murature in tufo.

LEGGI ANCHE: Santuario Madonna del Prà di Feglino: la cappella sul luogo dell’apparizione

L’ingresso è segnato da due stipiti, due emicicli a doppia gradinata per i fedeli, un altare centrale, un ambone e una croce in legno grezzo, e in fondo, nel luogo absidale, una scultura in bronzo che rappresenta il beato. Oltre al bronzo, il santuario è decorato da alcuni pannelli in ceramica con i simboli degli evangelisti sull’ambone e da una maiolica in memoria dei cinquecentomila zingari sterminati dal nazismo. Qui ogni anno, il 4 maggio, vi è un pellegrinaggio annuale degli zingari cattolici, che già erano dei frequentatori dell’antico santuario.

Giovanni Bernardi

Impostazioni privacy