In diverse occasioni gli Angeli sono stati inviati dal Signore sulla terra per salvare gli uomini dalle catene della prigionia. Segno dell’amore misericordioso di Dio per l’uomo, ma anche della Provvidenza che salva chi persevera nella preghiera.
La vicenda di questo eremita straordinario, il carmelitano Prospero dello Spirito Santo Garayzabal, ci testimonia ancora una volta e in maniera concreta la potenza della preghiera incessante. Il Monaco, eremita sul Monte Carmelo e missionario nelle terre medio-orientali, venne a lungo perseguitato dalle popolazioni arabe.
La preghiera incessante di Prospero dello Spirito Santo
Questi, in diverse occasioni, lo riempirono di percosse. Più di una volta lo incatenarono a un albero, sotto il sole cocente, lasciandolo in preda delle bestie selvatiche e feroci che si aggiravano nell’area. Gli animali avrebbero potuto morderlo e ferirlo a morte. Tuttavia, ci fu un’occasione in cui il povero eremita restò per lunghe ore appeso all’albero, subendo le punture di ogni genere di insetto. Lo fece, come sempre, senza mai smettere di lodare il Signore e di rendergli grazie, anche nel bel mezzo delle sofferenze fisiche. Al contrario, infatti, Gli rendeva grazie affinché potesse soffrire le pene del corpo per Lui.
Nel bel mezzo delle sue sofferenze si presentarono degli Angeli. Questi scesero dal cielo per liberarlo dalla sua morsa, sussurrando frasi consolatorie. Proprio in quegli istanti però, una belva feroce si stava dirigendo verso di lui. Il povero eremita pensò che fosse la fine. Gli Angeli però intervennero anche in quel caso, scacciando l’animale selvaggio.
A chi prega molto, Dio concede grazie
La vicenda di questo eremita straordinario ci testimonia perciò, ancora una volta, la potenza della preghiera incessante. Attraverso la preghiera, infatti, in molte occasioni nella storia si è manifestata la possibilità di salvare addirittura fisicamente i fedeli dalle più atroci sofferenze. La preghiera perciò porta in salvo chi si affida totalmente al Signore, come fece il monaco, che ringraziava nientemeno che per le proprie sofferenze fisiche.
Il missionario, così, nel 1631, poté entrare in Palestina e ricostruire il Convento del Monte Carmelo, che tre secoli prima era stato distrutto dai Mamelucchi, durante l’occupazione di Haifa. Negli stessi luoghi, recuperò anche il Convento primitivo dell’Ordine dei Carmelitani, che rimase in piedi grazie alla tradizione che non venne mai meno in quelle terre. Terre in cui lui stesso dedicò tutta la vita all’apostolato e alla contemplazione, a dimostrazione che il Signore compie grandi opere nelle vite di chi lo prega, senza paura e con fervore spirituale.
Giovanni Bernardi
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