Papa Francesco si commuove di fronte al racconto delle atrocità subite

Papa Francesco ha vissuto con grande dolore l’incontro con le popolazioni vittime di tanta ferocia, e dopo avere ascoltato i loro racconti, il Pontefice potrebbe prendere un impegno molto personale per cancellare il loro dramma. 

L’incontro, che si attendeva da tempo, potrebbe infatti portare a un secondo evento pubblico che molti sperano.

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Papa Francesco ha incontrato due gruppi di rappresentanti di popolazioni indigene canadesi, alcune decine in tutto, accompagnati da alcuni Vescovi della Conferenza Episcopale del Canada. Incontri di un’ora circa segnati dal desiderio di Bergoglio di ascoltare le loro storie dolorose, portate dai sopravvissuti delle scuole residenziali canadesi. In un percorso fatto di “verità, giustizia, guarigione, riconciliazione”.

La drammatica vicenda e la volontà di cucire la ferita

Verso la fine del 2020 in Canada venne rilasciata la drammatica notizie del ritrovamento in Canada di una fossa comune in una scuola, la Kamloops Indian Residential School. Lì vi erano oltre 200 resti umani di indigeni canadesi. La vicenda drammatica fece luce sulle crudeltà commesse in alcuni istituti finanziati dal governo e gestiti principalmente da organizzazioni cristiane, per mezzo di quelli che il Vaticano stesso definì “abusi sistematici”.

Si parla di oltre 150 mila bambini nativi costretti a frequentare queste scuole, finanziate dallo Stato, per allontanarli dalla loro famiglia e cultura e quindi per assimilarli agli altri abitanti. Dopo il primo macabro ritrovamento ne seguirono altri, e Papa Francesco esternò tutto il suo sgomento per la vicenda, come anche l’episcopato canadese con un immediato “mea culpa”. Da lì partirono alcuni progetti di sostegno alle comunità indigene ed è iniziato un percorso di riconciliazione culminato in Vaticano, con il faccia a faccia con il Papa.

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“Ci auguriamo che impegnandosi con noi in un’azione reale, la Chiesa possa finalmente iniziare il proprio percorso verso una riconciliazione significativa e duratura“, ha affermato Cassidy Caron, che ha partecipato all’incontro insieme ad alcuni violinisti che hanno eseguito in piazza musiche tradizionali, la cui delegazione ha donato a Francesco un paio di mocassini rossi con perline, “segno della volontà del popolo Metis di perdonare se c’è un’azione significativa da parte della Chiesa”.

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Un’altra dei presenti all’incontro con il Papa, Angie Crerar, 85 anni, ha raccontato: “Ero molto nervosa, ma dopo che mi ha parlato, anche se non capivo tutto quello che diceva, il suo sorriso, le sue reazioni, il suo linguaggio del corpo, mi hanno fatto sentire quest’uomo un amico”. Gli incontri termineranno venerdì con il Papa che prenderà la parola pubblicamente. Francesco ha infatti già affermato il dolore per il fatto che la Chiesa cattolica si è resa complice della “colonizzazione” e di un “genocidio culturale”, due temi su cui il Papa si è duramente spesso scagliato.

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Durante gli incontri, Bergoglio ha ripetuto le parole “verità, giustizia e guarigione”. “Abbiamo invitato il Papa al nostro cammino di verità, giustizia e guarigione, ora tocca a lui e a tutti i cattolici”, ha detto nel corso di una conferenza stampa a pochi passi da piazza San Pietro una portavoce del Métis National Council, uno dei gruppi di indigeni che si sono presentati in Vaticano. Davanti all’ipotesi che il Papa visiterà il Canada, la donna ha risposto: “Non abbiamo date ma ce lo attendiamo”.

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