Papa Francesco: Mai più la guerra che spezza tante vite.

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SARAJEVO – “Mai più la guerra!”. E’ questo il monito lanciato da Papa Francesco durante la  messa allo stadio Kosevo di Sarajevo, in Bosnia. “Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo” ha detto al sua arrivo a Sarajevo, città di cui ricorda i conflitti in un momento che la vede tornata ad essere luogo di convivenza. Una ‘Gerusalemme d’ Europa’, crocevia di culture e religioni, spiega, che chiede di costruire nuovi ponti e restaurare quelli esistenti, per unire guardando alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. Opporsi dunque alla barbarie, è il messaggio di Francesco, di chi vorrebbe fare della differenza religiosa occasione e pretesto di nuove violenze.
 “La guerra – ha proseguito – significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate”. “Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui – ha aggiunto -: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore!”.

 

“Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!. La pace è opera della giustizia. Fare la pace è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi. All’interno di questo clima di guerra – ha detto il Pontefice -, come un raggio di sole che attraversa le nubi, risuona la parola di Gesù nel Vangelo: ‘Beati gli operatori di pace'”. “E’ un appello sempre attuale, che vale per ogni generazione – ha proseguito -. Non dice ‘Beati i predicatori di pace’: tutti sono capaci di proclamarla, anche in maniera ipocrita o addirittura menzognera. No. Dice: ‘Beati gli operatori di pace’, cioè coloro che la fanno”.

Le testimonianze di chi ha subito la violenza
“Le testimonianze parlavano da sole e questa è la memoria del vostro popolo. Un popolo che dimentica la sua memoria non ha futuro”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’incontro col clero a Sarajevo, accantonando il discorso preparato e parlando a braccio dopo le drammatiche testimonianze sugli anni di guerra portate da un sacerdote, un frate e una suora.

“Questa è la memoria dei vostri padri e madri nella fede – ha affermato -. Soltanto tre hanno parlato, ma dietro di loro ci sono tanti e tante che hanno sofferto allo stesso modo”. Per Bergoglio, “non avete diritto a dimenticare la vostra storia. Non per vendicarvi – ha spiegato – ma per fare pace. Non per guardare come una cosa strana ma per amare come loro hanno amato. Nel vostro sangue, nella vostra vocazione, c’è la vocazione, c’è il sangue di questi tre martiri”.

Parlando di “clima di guerra”, il Papa ha detto che oggi “c’è chi vuole crearlo e fomentarlo deliberatamente, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi”.  “Non una giustizia declamata, teorizzata, pianificata – ha aggiunto – ma la giustizia praticata, vissuta”.

Nel catino dello stadio Kosevo, a Sarajevo, dove papa Francesco celebra la messa, gli spalti sono gremiti e migliaia di fedeli sono stipati sul terreno di gioco, davanti all’altare, per una presenza di oltre 65 mila persone. Un settore è stato riservato per accogliere mutilati e feriti della guerra degli anni Novanta. Anche Giovanni Paolo II celebrò in questo luogo la messa durante il suo viaggio apostolico del 1997.

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