Il Papa all’udienza generale espone un’inedita bandiera della Pace

Prima di congedarsi, Papa Francesco riceve una commovente visita in Aula Paolo VI e tuona nuovamente contro le atrocità della guerra, in Ucraina, come in ogni parte del mondo.

La recente visita pastorale a Malta è stata rievocata e sintetizzata da papa Francesco durante l’udienza generale di oggi.

La “forza dei piccoli”

Il Santo Padre ha innanzitutto ricordato che Malta “ha ricevuto prestissimo il Vangelo, perché l’Apostolo Paolo fece naufragio vicino alle sue coste e prodigiosamente si salvò con tutti quelli che stavano sulla nave, più di duecentosettanta persone”.

I maltesi accolsero Paolo e gli altri naufraghi «con rara umanità» (At 28,2): queste parole hanno quindi dato vita al motto della visita del 2 e 3 aprile, ad indicare sia il modo di “affrontare il fenomeno dei migranti”, sia per offrire, più in generale, un’esortazione a un mondo “più fraterno” e “più vivibile”.

Malta, ha ribadito il Pontefice, è una sorta di “rosa dei venti”, dove “si incrociano popoli e culture; è un punto privilegiato per osservare a 360 gradi l’area mediterranea”.

Se è vero che, quando si parla di “geopolitica”, “la logica dominante è quella delle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo l’area di influenza economica, ideologica e militare”, in questo quadro, Malta rappresenta “il diritto e la forza dei “piccoli”, delle Nazioni piccole ma ricche di storia e di civiltà, che dovrebbero portare avanti un’altra logica: quella del rispetto e della libertà, della convivialità delle differenze, opposta alla colonizzazione dei più potenti. Lo stiamo vedendo adesso – ha sottolineato il Papa – non solo da una parte, anche dall’altra”.

Anche dopo la Seconda guerra mondiale, ha osservato Francesco, è persistita la vecchia logica delle “grandi potenze concorrenti” e “nell’attuale guerra in Ucraina, assistiamo all’impotenza delle Nazioni Unite”.

Migrazioni: un segno dei tempi

Malta è inoltre un “luogo-chiave per quanto riguarda il fenomeno delle migrazioni”. Accennando gli incontri avuto presso il centro d’accoglienza “Giovanni XXIII”, Bergoglio ha esortato ad ascoltare le “testimonianze” dei migranti, perché “solo così si esce dalla visione distorta che spesso circola nei mass-media e si possono riconoscere i volti, le storie, le ferite, i sogni e le speranze”.

Ogni migrante, ha aggiunto, “è portatore di una ricchezza infinitamente più grande dei problemi che pure può comportare la sua accoglienza. Da un lato, “l’accoglienza va organizzata, va governata, e prima, molto prima, va progettata insieme, a livello internazionale”. La migrazione non va ridotta a “un’emergenza” ma va colto come un “segno dei nostri tempi” e può diventare “un segno di conflitto, oppure un segno di pace”.

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Malta è davvero un “laboratorio di pace” e “realizzare questa sua missione se, dalle sue radici, attinge la linfa della fraternità, della compassione, della solidarietà”. Tutti valori che si assimilano “insieme con il Vangelo” e che il Vangelo può mantenere “vivi”.

La missione nel DNA di un popolo

Terzo aspetto rilevante del viaggio a Malta è l’“evangelizzazione”. Da Malta e da Gozo “sono partiti tanti sacerdoti e religiosi, ma anche fedeli laici, che hanno portato in tutto il mondo la testimonianza cristiana. È come se “il passaggio di San Paolo avesse lasciato la missione nel DNA dei maltesi”.

Anche a Malta, tuttavia, “soffia il vento del secolarismo e della pseudocultura globalizzata a base di consumismo, neocapitalismo e relativismo”, quindi, anche lì “è tempo di nuova evangelizzazione”.

Per papa Francesco recarsi alla Grotta di San Paolo – già meta dei suoi predecessori – è stato come “attingere alla sorgente, perché il Vangelo possa sgorgare a Malta con la freschezza delle origini e ravvivare il suo grande patrimonio di religiosità popolare”, simboleggiata dal Santuario mariano nazionale di Ta’ Pinu, nell’isola di Gozo, dove il Pontefice ha presieduto un “intenso incontro di preghiera”.

A Ta’ Pinu, il Papa ha “sentito battere il cuore del popolo maltese, che ha tanta fiducia nella sua Santa Madre”, Maria, che “ci riporta sempre all’essenziale, a Cristo crocifisso e risorto per noi, al suo amore misericordioso”.

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In conclusione, Francesco ha ringraziato le autorità civili e religiose di Malta, con una menzione particolare per il frate francescano che, a 91 anni, accoglie i migranti al centro “Giovanni XXIII”, mostrandosi come “un esempio di zelo apostolico e di amore” ai migranti stessi.

Bambini, vittime innocenti

Poco prima di congedarsi, il Santo Padre ha richiamato nuovamente l’attenzione sulla guerra in Ucraina e sulle “nuove atrocità come il massacro di Bucha: crudeltà sempre più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini inermi”, tutti “vittime innocenti, il cui sangue grida fino al Cielo e implora”.

Si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminar morte e distruzione”, ha detto, chiedendo una preghiera per tale intenzione.

Il Pontefice ha quindi mostrato una bandiera ucraina, giunta proprio dalla “città martoriata” di Bucha, chiamando poi accanto a sé un gruppo di bambini profughi. “Questi bambini sono dovuti fuggire, per arrivare a una terra straniera. Questo è uno dei frutti della guerra, non dimentichiamoli e non dimentichiamo il popolo ucraino”, ha detto.

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