Il Pensiero di Sant’Antonio per oggi 24 Febbraio 2022 – Video

Scopriamo cosa vuole dirci il santo di oggi, attraverso un suo insegnamento sempre attuale e utile per il nostro cammino quotidiano: “Della morte di un nemico non dobbiamo godere, ma dolerci e piangere.

O sapiente sant’Antonio, che con la tua dottrina sei stato luce per la santa Chiesa e per il mondo, illumina l’anima mia aprendola alla divina verità.

Pensiero Santi - Sant'Antonio di PadovaLe frasi ed il pensiero dei santi sono insegnamenti senza tempo. Piccole riflessioni sempre attuali, un valido sostegno per il nostro cammino, ascoltiamoli.

Della morte di un nemico non dobbiamo godere, ma dolerci e piangere. Così ha fatto Gesù sulla croce, quando piangeva sulla umanità uccisa dal peccato: “Figlio mio, potessi io morire per te! Giovasse a te la mia morte!”. Quasi volendo dire che nessuno vuol concedere a Cristo di morire per lui. Infatti, grande dono reputa il Signore, che il peccatore gli permetta di morire per lui”.

Pensiero dei Santi: chi è Sant’Antonio di Padova?

Antonio (1195-1231, Lisbona) era nato col nome di Fernando e fu, nella sua epoca, uno dei più colti ecclesiastici d’Europa. Nella Pentecoste del 1221, la sua vita di sacerdote e Agostiniano cambiò radicalmente, poiché incontrò Francesco d’Assisi e aderì al suo progetto.

Non si sarebbe mai fatto avanti come oratore e non si sarebbero mai scoperte le sue doti di gran predicatore se, trovandosi a Forlì durante un’ordinazione sacerdotale, non fosse stato “obbligato a predicare”, per sostituire il celebrante che non arrivava.

A Bologna, con l’approvazione di Francesco, fondò una scuola di teologia, ma viaggiava instancabilmente, tra Francia e Italia soprattutto, per raggiungere i covi degli eretici, degli albigesi, dei catari, predicando la Parola di Dio. Lavorò incessantemente perché trionfasse la Verità, perché gli uomini abbandonassero ricchezze, vizi e peccato e tornassero a Dio.

Aveva solo 36 anni quando morì a causa dell’asma, mentre il popolo lo acclamava Santo. Caso unico nella storia, la sua canonizzazione a soli 11 mesi dalla sua morte.

Sant’Antonio difendeva l’Assunzione di Maria

Sant’Antonio è Patrono dei poveri e degli affamati, di coloro che aveva cercato di proteggere, anche chiedendo che venissero modificate alcune leggi. Propose ed ottenne, infatti, una riforma dello Statuto, in merito alle punizioni dei debitori insolventi, che, dopo aver dato tutti i loro beni, non dovranno perlomeno finire in carcere.

Ma era anche un forte sostenitore dell’Assunzione della Vergine al cielo. Alla Madonna (lui che era nato, guarda caso, il 15 Agosto), dedicò degli scritti, uno dei suoi Sermoni. Diceva: “Il Signore, scendendo sulla terra, ha avuto bisogno di un luogo pulito dove appoggiare i piedi, la Vergine Maria gliel’ha offerto. Per questo Maria è salita con il Signore, che non dimentica quanto ha fatto per Lui. L’ha glorificata al di sopra degli angeli perché si è resa piccola, umile e accogliente”.

Nel 1228, Antonio tenne le prediche della Quaresima, per incarico di Papa Gregorio IX, che lo definì “Arca del Testamento”. Quel giorno, i fedeli provenivano da diversi luoghi e ognuno lo sentì predicare nella propria lingua.

Va a Medjugorje ed ecco cosa accade: “Mi sono preso uno schiaffone da Maria”

La testimonianza di un uomo, arrivato a Medjugorje senza un motivo apparente. “Ero molto scettico”, sono le parole con cui inizia il suo racconto di vita, completamente stravolta da quel luogo benedetto.

La fede che va oltre i dubbi, le domande e le incertezze. Antonello decide di raccontare come la Madonna e Medjugorje hanno cambiato la sua vita.

Antonello De Giorgio
Antonello De Giorgio – photo web source

Medjugorje ti cambia la vita

La storia che stiamo per raccontarvi è quella di Antonello, un uomo che a Medjugorje ha sentito che qualcosa dentro di sé era cambiato. Sì, c’era stato già in questo luogo mariano, ma non con la stessa consapevolezza. Una testimonianza che prende e va ascoltata tutta d’un fiato.

Io ho iniziato ad andare a Medjugorje nel 1987 per caso, non so per quale motivo mi trovavo su quel pullman. Ma se dovessi mettere insieme gli eventi successi e le coincidenze, forse una risposta ora me la posso anche dare. Ero molto scettico” – con queste parole, Antonello inizia a raccontare il perché del suo andare a Medjugorje.

Una prima volta a Medjugorje, dove tutti consegnavano alla Madonna un qualcosa per se o per una preghiera ad un ammalato che portavano nel cuore, lui consegna altro. “Mi avevano chiesto, perché ce ne era la possibilità, di mettere nella stanzetta di Vicka (dove lei aveva quotidianamente l’apparizione con la Vergine) un qualcosa di un ammalato, da deporre ai piedi della statua di Maria. Io in quel momento, consegnai una busta con una schedina del Totocalcio. Questo è il modo con cui affrontai Medjugorje la prima volta” – racconta.

Lo schiaffo morale ricevuto da Maria

Una differenza abissale fra la prima e l’ultima volta in quella terra mariana: “Allora io mi sono preso, moralmente, uno schiaffone da Maria che porto ancora le cinque dita sul volto. Oggi, invece, mi sento ancora in cammino. Oggi ho ripreso, dopo i 19 anni, e mi sono dato anche una spiegazione. Ero a Medjugorje quel 26 giugno del 1991 quando nell’allora Jugoslavia scoppiò la guerra. Io ero lì con mia moglie con mia figlia […] Attraversammo tutta la Jugoslavia, che era in stato d’assedio, per rientrare in Italia, e da allora, io a Medjugorje non ci sono più tornato” – spiega Antonello.

Un momento di paura che poteva aver segnato il suo allontanamento da Maria. Ma forse non era così: “A Medjugorje si va per chiamata […] ma il rumore del mondo non permette, a volte, di ascoltare il Signore, che urla […] e probabilmente, io per 19 anni, questa chiamata non l’ho più ascoltata”.

C’è qualcosa, però, che ha segnato, in modo ancora più duro, la vita di quest’uomo: “Mi arrivò una telefonata in ufficio. Un medico mi disse […] che mi avevano diagnosticato un tumore maligno. Questa situazione l’ho presa sorridendo”.

La malattia e la paura di non farcela

Antonello così racconta quel periodo: “Quello che ho notato in questa situazione era la calma. Non mi ero agitato più di tanto, anche se quella sera, tornando a casa, avevo un pensiero più forte degli altri: “Antonello probabilmente ti devi preparare nel modo meno indegno possibile”. Però ho deciso anche che non avrei cambiato la mia vita”.

Il tumore, la morte: sono questi i pensieri che aleggiano nella mente di chi riceve queste notizie così tragiche. Come ha scritto nel suo libro, Antonello in qualche momento si è sentito come “un morto che cammina”, ma era una lotta che era solo all’inizio: “[…] Erano gli occhi degli altri che mi facevano sentire in questo modo”.

Ma dall’angolo più remoto del suo cuore, ecco riemergere qualcosa che c’era, ma che lui non pensava esser così forte: la fede. “La fede è un bellissimo dono […] un dono che io apro in continuazione e nel quale continuo a trovare dentro qualcosa di nuovo” – spiega con gioia.

Antonello: “Negli occhi degli ammalati ho visto Gesù”

Dopo l’operazione e i mesi di chemioterapia: “[…] Con la chemio si sta male, era un momento che io mi chiudevo nella mia camera. In questa camera pregavo, avevo aumentato il dialogo con Dio […] quando tu partecipi alla sofferenza di Cristo con la preghiera, perché stai pregando durante la sofferenza, Lui ti premia ed ho provato nelle sensazioni nel mio cuore che non racconterò mai” – confida – “Negli occhi degli ammalati, spesso velati dalle lacrime, ho incontrato Gesù Cristo. Ho visto la sofferenza e la speranza. Io ho avuto la fortuna di ritornare nel mondo ed è in quel momento che ho deciso che non dovevo star zitto ma che dovevo raccontare”.

Da lì, da quella camera dove pregava, che nascono i pensieri e il libro dove è raccontata la sua storia: “Il libro l’ho scritto durante il periodo della chemioterapia, quando ero chiuso nella mia camera, nel silenzio. La malattia ha questo pregio enorme: ti ferma e ti fa pensare”.

Chi vuole può ascoltare la sua testimonianza direttamente dalla sua voce, in questo video.

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Il Pensiero di Sant’Agostino per oggi 23 Febbraio 2022 – Video

Scopriamo cosa vuole dirci il santo di oggi, attraverso un suo insegnamento sempre attuale e utile per il nostro cammino quotidiano: “Quando dunque compi un atto di misericordia comportati così“.

O Sant’Agostino, trasmetti anche a noi una scintilla di quell’ardente amore per la Chiesa, la Cattolica madre dei santi, che ha sostenuto ed animato le fatiche del tuo lungo ministero.

pensiero Sant'Agostino
photo web source

Oggi vi proponiamo una perla pronunciata da Sant’Agostino. Un pensiero che ci aiuta a comprendere il senso della verità.

Quando dunque compi un atto di misericordia comportati [così]: se porgi un pane, cerca di essere partecipe della pena di chi ha fame; se dài da bere, partecipa alla pena di chi ha sete; se dài un vestito, condividi la pena di chi non ha vestiti; se dài ospitalità condividi la pena di chi è pellegrino; se visiti un infermo quella di chi ha una malattia; se vai a un funerale ti dispiaccia del morto e se metti pace fra i litiganti pensa all’affanno di chi ha una contesa. Se amiamo Dio e il prossimo non possiamo fare queste cose senza una pena nel cuore“.

Pensiero dei Santi: chi è Sant’Agostino?

Il Dottore della Chiesa Sant’Agostino (354-430, Numidia) ha una storia di “tarda conversione”, sopraggiunta anche grazie alle tante preghiere della madre (Santa Monica). Lui stesso scriverà in seguito: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo …. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace”.

Era figlio di un pagano e di una cristiana, ma la vita lo aveva portato a studi di Retorica e a cedere a tante tentazioni terrene. Aveva un’amante e un figlio ed aveva abbracciato la fede al Manicheismo, che professava due elementi duali, divini e contrapposti: uno buono, l’altro cattivo. Giunto a Roma, si convinse a lasciare quelle credenze, ma era ancora ben lontano dal conoscere la grazia di Dio.

Da Roma si recò a Milano dove incontrò il Vescovo Ambrogio (il Santo) e il sacerdote Simpliciano (anch’esso oggi Santo) che lo aveva istruito. Da quel momento, il suo cuore si aprì a Dio; nella Quaresima del 386, ebbe il Battesimo da Sant’Ambrogio in persona e la sua vita cambiò notevolmente. Era la risposta tanto attesa alle preghiere della madre.

Sant’Agostino convertito da Sant’Ambrogio

Agostino era andato a Milano, per incontrare il Vescovo Ambrogio ed ordinargli, in nome dell’Imperatore Valentiniano, di cedere la Basilica agli ariani, se avesse voluto salvare la propria vita. Il loro dialogo fu all’incirca questo: “L’imperatore pretende che io la ceda? In nome di quale autorità?”. “In nome dell’autorità conferitagli da Dio”, rispondeva Agostino al Vescovo di Milano.

“Menzogne. Come osate chiamare Dio come vostro garante? Voi non credete in lui, non credete in niente. E invocate il ritorno degli Dei pagani. Raccontate menzogne! Tornate in voi stessi e chiedetevi quale sia la verità. Solo la verità potrà rendervi veri uomini, uomini liberi”.

“Ricordate cosa vi ho detto: non è l’uomo a trovare la verità, deve lasciare che sia la verità a trovare lui. Perché la verità è una persona, è Gesù Cristo, il figlio di Dio”.
E Agostino, da allora, continuò a seguire i sermoni di Ambrogio, fino a convincersi di dover ritornare a Dio.

 

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