Udienza generale | Il Papa invita a riscoprire l’alleanza tra le generazioni

Il ciclo di catechesi di papa Francesco, inaugurato oggi all’udienza generale, ha una peculiarità: il suo punto di partenza non sono le Scritture o la teologia ma una questione socio-antropologica globale.

Che ruolo hanno gli anziani in una società con sempre meno giovane ma sempre più “giovanilista”? Le Scritture offrono una risposta importante.

Un “nuovo popolo”

Mai come in questi tempi, gli anziani sono stati così “numerosi”. La loro presenza, ormai, rappresenta un vero e proprio “nuovo popolo”, ha commentato il Santo Padre. Il nuovo percorso catechetico cercherà dunque “ispirazione nella Parola di Dio sul senso e il valore della vecchiaia.

Nella “drammatica prima fase della pandemia” sono stati proprio gli anziani a “pagare il prezzo più alto”. Già in precedenza, ha osservato il Pontefice, essi erano “la parte più debole e trascurata” della popolazione. Se prima “non li guardavamo troppo da vivi”, in seguito “non li abbiamo neppure visti morire.

Assieme alle migrazioni – ha proseguito il Papa – la vecchiaia è tra le questioni più urgenti che la famiglia umana è chiamata ad affrontare in questo tempo. Non si tratta solo di un cambiamento quantitativo; è in gioco l’unità delle età della vita: ossia, il reale punto di riferimento per la comprensione e l’apprezzamento della vita umana nella sua interezza”.

Vecchiaia disprezzata

Come più volte sottolineato durante i suoi nove anni di pontificato, Francesco ha sollevato una domanda: “c’è amicizia, c’è alleanza fra le diverse età della vita o prevalgono la separazione e lo scarto?”.

Con la “longevità di massa” sono cambiate le proporzioni tra le fasce d’età: “l’infanzia è distribuita a piccole dosi” e tale squilibro comporta “tante conseguenze”. In primo luogo, la “cultura dominante” ha come “modello unico” il “giovane-adulto, ovvero “un individuo che si fa da sé e rimane sempre giovane”.

È corretto, però, dire che “la giovinezza contiene il senso pieno della vita, mentre la vecchiaia ne rappresenta semplicemente lo svuotamento e la perdita?”.

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A riguardo, Bergoglio ha fatto notare che “l’esaltazione della giovinezza come unica età degna di incarnare l’ideale umano, unita al disprezzo della vecchiaia vista come fragilità, degrado, disabilità, è stata l’icona dominante dei totalitarismi del ventesimo secolo”.

Riscoprire l’alleanza tra le generazioni

I cambiamenti attuali suscitano un ulteriore interrogativo: “Forse gli anziani devono chiedere scusa della loro ostinazione a sopravvivere a spese d’altri? O possono essere onorati per i doni che portano al senso della vita di tutti?”.

Tuttavia, “nella rappresentazione del senso della vita” nelle culture cosiddette “sviluppate”, la vecchiaia ha “poca incidenza”, essendo considerata un’età che “non ha contenuti speciali da offrire, né significati propri da vivere”.

Siamo pieni, ha rimarcato il Santo Padre, di piani di assistenza” per la terza età ma mancano “progetti di esistenza” per far “vivere in pienezza” i nostri anziani, destinati a diventare “materiale di scarto”.

La giovinezza è bellissima, ma l’eterna giovinezza è un’allucinazione molto pericolosa”. Per converso, ha aggiunto il Pontefice, “essere è altrettanto importante – e bello – che essere giovani”. Pertanto, nella nostra “cultura della produttività”, va ritrovato il “dono perduto” della “alleanza fra le generazioni, che restituisce all’umano tutte le età della vita”.

I sogni non devono morire mai

La lettura introduttiva dell’udienza generale ha ripreso la profezia di Gioele: «I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni» (Gio 3,1). Attualizzando il passo biblico, il Papa ha detto: “quando gli anziani resistono allo Spirito, seppellendo nel passato i loro sogni, i giovani non riescono più a vedere le cose che devono essere fatte per aprire il futuro”.

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Al contrario, quando “i vecchi comunicano i loro sogni, i ragazzi vedono bene ciò che devono fare”. Se i giovani “non interrogano più i sogni dei vecchi, puntando a testa bassa su visioni che non vanno oltre il loro naso, faticheranno a portare il loro presente e a sopportare il loro futuro.

Se i nonni ripiegano sulle loro malinconie – ha continuato Francesco – i giovani si curveranno ancora di più sul loro smartphone. Lo schermo può anche rimanere acceso, ma la vita si spegne prima del tempo”.

Se è vero che “il contraccolpo più grande della pandemia” sta proprio nello “smarrimento dei giovani”, gli anziani dovrebbero accompagnarli “riscaldando i loro sogni”. Se la vecchiaia non è “restituita alla dignità di una vita umanamente degna, è destinata a chiudersi in un avvilimento che toglie amore a tutti.

In conclusione, Bergoglio ha invocato lo Spirito Santo perché “conceda anche a noi i sogni e le visioni di cui abbiamo bisogno”, ricordando che “la Parola di Dio ci aiuterà a discernere il senso e il valore della vecchiaia”.

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