Cosa si nasconde davvero dietro l’infamia di cui è accusato Benedetto XVI?

Di nuovo fango su Benedetto XVI, per una vicenda che risale addirittura a quarant’anni fa e già smentita, per questo non ci si può non chiedere cosa ci sia veramente dietro questo attacco contro il Papa emerito.

Ratzinger ha subito smentito categoricamente, ma per capire meglio da dove proviene l’attacco bisogna fare un passo ulteriore.

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La testata tedesca Die Zeit avrebbe accusato nuovamente Ratzinger di non avere messo fino agli abusi di un sacerdote dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga di cui era arcivescovo nel periodo che va dal 1977 al 1982.

L’attacco del quotidiano tedesco a Ratzinger

Il quotidiano teutonico che ha attaccato il Pontefice emerito ha parlato dell’esistenza di n “decreto extragiudiziale” del tribunale ecclesiastico dell’arcidiocesi in cui verrebbero criticati i comportamenti dei vertici che non avrebbero fermato l’operato di un giovane cappellano nella zona della Ruhr, tale Peter H., accusato di 23 casi di abusi sessuali su minori che sono stati commessi dal 1973 al 1996.

Tra questi alti prelati accusati ci sarebbe quindi anche il nome di Joseph Ratzinger, che secondo Die Zeit avrebbe potuto utilizzare la sua posizione di potere per fermare gli abusi. Già più volte però Benedetto XVI venne tirato per la giacca e coinvolto in queste vicende, che però risultarono sempre prive di fondamento.

Nel 2013 si scrisse addirittura che Ratzinger sarebbe stato a conoscenza di fatti di pedofilia avvenuti nella diocesi di Savona che però non denunciò. Nel 2017 toccò al fratello maggiore di Ratzinger, Mons. Georg, accusato di colpevolezza nell’ambito della scoperta di abusi nel coro di voci bianche Regensburger Domspatzen che diresse per trent’anni.

Le tante occasioni in cui si è cercato di screditare Ratzinger

Nel 2019 arriva infine lo scandalo del sacerdote Theodore McCarrick, ridotto allo stato laicale da Papa Francesco per aver commesso abusi sessuali su minori, che secondo il Washington Post sarebbe stato coperto da sia da Benedetto XVI e addirittura anche da San Giovanni Paolo II. Insomma, non sembra volerci essere pace per Ratzinger, che continua ad essere tirato in ballo ogni volta che nei giornali viene pubblicato uno scandalo per attaccare la Chiesa, dietro cui però potrebbero esserci ragioni ben diverse da quelle che sembrano.

Non a caso, subito Benedetto XVI ha replicato alle accuse del giornale tedesco con stizza, spiegando con chiarezza, attraverso il suo segretario particolare, monsignor Georg Gänswein, che “le accuse sono false”. “Ratzinger non aveva conoscenza della storia precedente, le accuse di violenza sessuale, quando prese la decisione di ammettere il sacerdote”, ha spiegato Gänswein.

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Benedetto XVI è infatti la persona meno indicata per essere accusato su questo punto. Nel tempo del suo Pontificato infatti ha affrontato pesantemente questa dura piaga, riducendo allo stato laicale tra il 2011 e il 2012 ben 400 sacerdoti solamente accusati di aver commesso abusi sessuali su minori.

Cosa c’è dietro il report che dovrà uscire prossimamente?

“Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza”, disse solamente alcuni giorni prima di essere eletto Papa, nelle meditazioni delle 14 stazioni della Via crucis del Venerdì Santo 2005, al Colosseo.

L’articolo pare che precederebbe un rapporto sugli abusi del clero commessi nell’arcivescovado di Monaco e Frisinga, redatto su commissione del cardinale Reinhard Marx, titolare dell’arcidiocesi dal 2007, che dovrebbe uscire il prossimo 17 gennaio e che prenderebbe in esame gli anni che vanno dal 1945 al 2019. Occasione, quella dell’uscita di questo studio, in cui probabilmente verrà chiarito l’accaduto di cui è accusato Ratzinger.

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Già dallo scorso giugno il cardinale Marx, punta di una Chiesa, quella tedesca, fortemente progressista, è in rotta con la Santa Sede per le dimissioni dal suo incarico di arcivescovo, respinte però da Francesco. Assurdo pensare che oggi, all’improvviso, si possa di nuovo tirare in ballo il Papa emerito per fatti accaduti addirittura oltre quarant’anni fa, risalenti nello specifico al 1980, e già passata sotto i riflettori nel marzo del 2010 e poi smentita.

La spiegazione già fornita dalla diocesi e da Ratzinger

Ratzinger, si spiegò allora, diede il suo consenso al trasferimento del prete a Monaco ma non al suo ritorno all’attività pastorale. La diocesi infatti una volta informata della violenza commessa dispose un trattamento psicoterapeutico per il sacerdote, trasferito a Monaco, dove questi chiese un alloggio e gli venne concesso. Una decisione, saltò fuori in seguito, presa “contrariamente a quanto stabilito da Ratzinger”, e che colui che la prese ammise la responsabilità parlando di suo “grave errore”.

Molto più lecito, quindi, chiedersi cosa ci sia dietro a questo ennesimo attacco al Papa emerito, il primo a denunciare pubblicamente e con grande forza “la sporcizia nella Chiesa”, poi combattuta da Pontefice.

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Le accuse del 2010 vennero pubblicate, stranamente, proprio nei giorni in cui veniva resa pubblica la Lettera pastorale ai cattolici dell’Irlanda, documento estremamente importante di Benedetto XVI sul tema pedofilia in cui mostrava un’altra piaga dietro questi scandali, che è quella dell’omosessualità nel clero, con invito a fare pulizia fin dall’immissione di nuovi seminaristi.

Chi ha realizzato questo nuovo report scandalistico

Dodici anni dopo, con la sola novità di un documento del tribunale ecclesiastico dell’arcidiocesi del 2016 finito magicamente nelle mani della stampa a ridosso del report voluto dal cardinale Marx, si rievoca una storia vecchia e sepolta. Ovvio che i dubbi di poca chiarezza, o meglio di secondi fini dietro un attacco mediatico gratuito, saltino fuori in automatico.

Come ad esempio quello di anticipare i riflettori sull’uscita del report prossimo, magari spingendo la Chiesa a prendere aperture particolarmente impervie su determinate tematiche sociali, come l’omosessualità o il celibato sacerdotale.

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Peraltro, va aggiunto che lo studio che ha lavorato al report è il WSW, lo stesso già realizzò il primo rapporto dell’arcidiocesi di Colonia poi bloccato per pesanti lacune di tipo giuridico ma anche per la violazione dei diritti dei coinvolti. Segno di metodi non proprio ortodossi dal punto di vista etico e morale nello svolgimento del proprio lavoro.

Benedetto XVI e il segretario monsignor Georg Gänswein – photo web source

Le parole del sociologo svelano cosa c’è davvero dietro

“Le polemiche scoppiate nel marzo 2010 mostrano una caratteristica tipica dei panici morali: vengono presentati come ‘nuovi’ dei fatti risalenti a molti anni or sono, in alcuni casi a oltre 30 anni fa, in parte già noti”, spiegò già dopo il tentativo di fare emergere questo presunto scandalo nel 2010 il sociologo Massimo Introvigne.

Fatti “presentati sulle prime pagine dei giornali degli anni ’80 o addirittura ’70 come se fossero avvenuti ieri, e che nascano furibonde polemiche, con un attacco concentrico che ogni giorno annuncia in stile urlato nuove ‘scoperte’, mostra bene come il panico morale sia promosso da ‘imprenditori morali’ in modo organizzato e sistematico“, spiegava Introvigne.

L’ironica della sorte è che ad essere attaccato è proprio colui che per primo ha avviato una forte campagna antipedofilia nella Chiesa, vale a dire il Papa emerito Benedetto XVI.

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