Mons. Negri: quale eredità ci lascia un grande pastore del nostro tempo

La perdita di un pastore di grande levatura come l’Arcivescovo Emerito della Diocesi di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa Mons. Luigi Negri ha addolorato molti, specialmente quanti lo conoscevano da vicino. 

Se ne va infatti una voce di grande cultura e di una fede radicale che sarà difficile rimpiazzare, per la sua onestà e sincerità nell’annunciare il Vangelo di Cristo.

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In queste ore si susseguono le celebrazioni in ricordo dell’Arcivescovo emerito venuto a mancare nel pomeriggio del 31 dicembre. L’ex presule è deceduto nella casa di cura della Sacra Famiglia a Cesano Boscone, nell’hinterland di Milano, dove era ricoverato. Da alcuni giorni prima della sua morte erano cominciate a filtrare informazioni sull’aggravamento delle sue condizioni di salute. Le esequie si terranno mercoledì 5 gennaio nella Basilica di San Francesco alle ore 10, e saranno presiedute dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna.

Quando verranno celebrate le sue esequie

Alle 18 di martedì 4 gennaio sarà l’attuale arcivescovo di Ferrara-Comacchio Gian Carlo Perego a presiedere una Messa in presenza della sua salma, e alle 21 una veglia di preghiera, sempre presso la Basilica di San Francesco a Ferrara.

Basilica che in seguito resterà aperta per un saluto all’arcivescovo emerito dalle 19 alle ore 22.30. Dopo il funerale, la salma andrà a Milano dove alle 15 avverrà la celebrazione presieduta dall’arcivescovo Mario Delpini in Duomo, a cui farà seguito la tumulazione al cimitero di Vignate nella tomba di famiglia, come espresso nelle sue volontà.

Tutti coloro che erano vicini a Mons. Negri lo ricordano come un Monsignore ma anche e soprattutto come un pastore estremamente attento alla realtà vissuta dai fedeli nel proprio territorio, ad esempio nei vari movimenti e associazioni cattoliche. Mons. Negri fu infatti tra i protagonisti della crescita di Comunione e Liberazione. Oltre a questo era anche estremamente attento alla liturgia che celebrava ogni giorno nella Cattedrale con i fedeli.

Il ricordo del Movimento che fece crescere

“Tra le tante sue qualità, lo ricordiamo per la passione missionaria che non perdeva occasione di richiamare al popolo cristiano, e il fervore culturale che si è tradotto in una intelligente lettura della modernità alla luce dell’avvenimento cristiano”, ha scritto l’attuale guida di CL Davide Prospeti. “È stato appassionato difensore di quella fede che diventa cultura, secondo la definizione a lui congeniale che ne diede san Giovanni Paolo II: «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta»”.

Il suo supporto alle attività culturali dei giovani, in cui veniva tradotta la fede in Cristo, non è mai mancato, nella certezza che “l’avvenimento cristiano si rinnova nella storia di ogni uomo”, scrive Rosario Cultrera su Tempi. “Sempre attento è stato alla dignità della persona e alla difesa della vita dal suo concepimento al suo naturale spegnimento. Ciò lo ha portato senza indugi e con fervore, spinto da paterna sollecitudine e profondo amore verso la Chiesa tutta, a richiamare, anche sui temi bioetici, il Magistero Ecclesiale“.

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I medici cattolici di Ferrara ricordano la sua carità verso i malati

La sezione AMCI (Associazione Medici Cattolici) di Ferrara lo ha poi ricordato con una lettera inviata al sito cattolico spiegando che “frequenti e puntuali erano le sue visite pastorali all’ospedale di Ferrara nel corso delle quali incontrava personalmente i malati ricoverati”. “Rendiamo grazie a Dio per averci donato un così luminoso testimone della presenza di Cristo nella nostra società impoverita per la Sua assenza”.

Il filosofo Marcello Pera, già presidente del Senato, ha scritto di lui descrivendolo come “un uomo di grande cultura, era un tipo curioso e libero”. “Con lui la conversazione era sempre agevole, anche quando ci si trovava ad avere punti di vista diversi. Non capitava spesso, a dire il vero, perché entrambi siamo sempre stati un po’ “eretici”, se così vogliamo dire. Perdo un grande amico, una persona che era capace di ascoltare e di capire“, ha scritto Pera sempre su Tempi.

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Le parole del filosofo Marcello Pera in ricordo di Mons. Negri

“Mi piaceva tutto di don Negri, persino quando si arrabbiava e diceva le parolacce. Era un uomo forte, con una personalità decisa“, ha commentato Pera, facendo un parallelo con un’altra personalità con cui il filosofo ha dialogato in alcuni suoi libri, che è quella di Joseph Ratzinger.

“Sia l’uno sia l’altro, con diversi accenti dovuti a un diverso carattere, erano accomunati dalla medesima intenzione. Entrambi volevano aprirsi al dialogo con il cosiddetto mondo laico, perché entrambi non volevano chiudersi nelle “solite litanie”, come le chiamava Negri, nei soliti discorsi un po’ fatui che portano a poco, a non incontrarsi veramente, a non mettersi in discussione sul serio. Invece Ratzinger e Negri ci hanno cercato e ci hanno sfidato“, ha concluso Pera.

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“Aprendosi al mondo moderno e secolarizzato si sono accorti che questo andava fatto rinascere. Monsignor Negri, animato da uno spirito diretto e battagliero, aveva proprio questo intento: dialogare con noi laici non omologati per ri-cristianizzare la società“.

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