Vuoi essere meno razzista? Sii “meno bianco”: lo dice Coca-Cola

In nome di una causa giusta si può finire per perdere il senso del ridicolo, generando effetti assolutamente controproducenti.

Coca-Cola
Foto: CC0 Pixabay

È quanto è avvenuto con l’ultimo corso di formazione per dipendenti della Coca-Cola.

L’assurda slide della Coca-Cola

Il ragionamento proposto nelle slide della multinazionale sfida persino le leggi della biologia: vuoi essere meno razzista? Sii “meno bianco. Semplificando all’estremo, per i pedagoghi al soldo della Coca-Cola, essere bianchi o neri è molto più di uno status etnico, è una condizione dell’anima. Essere “meno bianchi”, secondo questa stravagante concezione, vorrebbe dire, per ciò stesso, essere “meno arroganti”, “meno sicuri di sé” e, ça va sans dire, “più umili”.

Un buon dipendente della Coca-Cola dovrebbe in primo luogo fare autocritica e riflettere su “cosa significa essere bianchi, sfidando ciò che significa essere razzisti”. Per corollario, i bianchi di tutto il mondo, in quanto tali, “si sentono intrinsecamente superiori”. Anche la “solidarietà tra bianchi”, ovviamente, è da deplorare. In positivo, essere “meno bianchi” implicherebbe la capacità di “ascoltare”, “credere” e “rompere con l’apatia. La slide del corso fomenta il senso di colpa e inducono il tarlo del dubbio anche in chi non è razzista o non si reputa tale: “La ricerca mostra che dai 3 ai 4 anni i bambini comprendono che è meglio essere bianchi”.

Razzismo al contrario

Il corso della Coca-Cola attinge al pamphlet White Fragilty della scrittrice (bianca) Robin DiAngelo, diventata un’autentica star in America, la scorsa estate, nel momento apicale delle tensioni razziali, seguite all’omicidio di eroe Floyd. Com’era prevedibile, la DiAngelo è diventata compagna di strada di Black Lives Matter e di tutti i movimenti sostenitori della cancel culture.

A smascherare, in tempi non sospetti, le ambiguità del libro di Robin DiAngelo, era stato il noto ancorman di Fox News, Tucker Carlson, che ne tracciò la seguente sintesi: “Tutti bianchi sono per definizione razzisti che abbiano sei o cento anni. Sono razzisti perché sono bianchi. Solo i bianchi sono razzisti. Nessun altro lo è”.

L’abbattimento dei monumenti di Colombo, di Churchill e persino di santi, come il missionario francescano Junipero Serra (1713-1784) è un prodotto della stessa subcultura che identifica l’essere bianco con la condotta razzista. Non si predica più l’uguaglianza delle razze, come correttamente faceva negli anni ’60 il reverendo Martin Luter King, ma semplicemente si criminalizza l’etnia percepita come privilegiata rispetto alle altre. Omettendo di spiegare quali sarebbero le qualità specifiche delle altre razze, da cui i non bianchi dovrebbero prendere esempio. Gentilezza? Accoglienza? Coraggio? Non viene spiegato…

Coca-Cola: non tutti se la bevono…

Non tutti, comunque, abboccano all’amo della cancel culture e del razzismo al contrario. Harmmet Dhillon, fondatore del Center for American Liberty ha denunciato le slide del corso alla Coca-Cola, come fonte di “discriminazione razziale”.

E ha costretto la multinazionale di Atlanta a precisare che quelle diapositive “non fanno parte del programma di apprendimento dell’azienda”. Le slide al centro del caso fanno parte di un “piano di apprendimento per aiutare a costruire un ambiente di lavoro inclusivo”, ha puntualizzato la Coca-Cola, a mo’ di giustificazione. Tant’è ma ormai la frittata è fatta.

Luca Marcolivio

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