L’arcivescovo di Parigi coinvolto in una storia d’amore? | Ora spetta al Papa la decisione sul caso

Una rivelazione giornalistica attribuisce a Monsignor Michel Aupetit una relazione sentimentale ma subito arriva la risposta del prelato. Ora la discussione cresce ma si scoprono dei retroscena.

La vicenda inaspettata e improvvisa scuote la Chiesa dall’interno, colpendo uno dei suoi pastori più amati e ammirati arrivato dopo un periodo di forti difficoltà che continua ancora oggi.

L’arcivescovo di Parigi Mons. Michel Aupetit – photo web source

La notizia ha infatti scosso e non poco la Chiesa francese giungendo in un periodo difficile, dopo le inchieste sui preti pedofili messe in piedi dalla stessa Conferenza episcopale. L’arcivescovo di Parigi Monsignor Michel Aupetit ha deciso di rimettere il suo mandato nelle mani di papa Francesco, dopo le accuse mosse nei suoi confronti di avere portato avanti una relazione sentimentale con una donna.

La notizia doveva rimanere riservata

La vicenda avrebbe dovuto rimanere riservata fino alla risposta del Santo Padre, tuttavia è stata fatta emergere attraverso la pubblicazione da parte del quotidiano francese Le Figaro. Così lo stesso vescovo ha confermato l’accaduto in un’intervista al quotidiano cattolico La Croix. La relazione di cui è accusato il religioso risalirebbe al 2012, epoca in cui Aupetit non era vescovo ma occupava a Parigi la carica di vicario generale dell’arcidiocesi.

Prima di inviare la lettera, l’arcivescovo Aupetit ha spiegato di avere consultato il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, e il nunzio a Parigi, monsignor Celestino Migliore. Attenzione: non si tratta di dimissioni, ma di rimettere appunto la sua posizione nelle mani del Papa.

“La parola dimissioni non è quella che ho impiegato. Dimissioni vorrebbe dire che abbandono la mia carica. In realtà la rimetto nelle mani del Santo Padre perché è lui che me l’ha data”, ha affermato il religioso nell’intervista. Aggiungendo che si tratta di una scelta volta a “preservare l’arcidiocesi, poiché come vescovo, devo essere al servizio dell’unità”. La sua intenzione sarebbe quindi quella di non essere “fonte di divisioni” all’interno della Chiesa.

L’inchiesta che ha portato alla decisione

Al centro dell’inchiesta pare infatti che ci sia non tanto la sua relazione con la donna ma la gestione della diocesi da parte dell’arcivescovo. Relazione che peraltro l’arcivescovo ha smentito nettamente, affermando che in passato gli è capitato di avere emesso “disposizioni” per tenere a distanza una donna che si era manifestata diverse volte, proprio perché il vescovo aveva paura che si potesse dare spazio all’ambiguità della situazione.

“Quando ero vicario generale, una donna si è fatta viva a più riprese con visite, email ecc., a tal punto che talvolta ho dovuto prendere delle disposizioni per distanziarci”, sono le sue parole. “Riconosco tuttavia che il mio comportamento nei suoi riguardi è potuto essere ambiguo, lasciando così sottendere l’esistenza tra di noi di una relazione intima e di rapporti sessuali, cosa che smentisco con forza”, ha ammesso prima di giungere a conclusione.

“All’inizio del 2012, ho informato il mio direttore spirituale e, dopo aver discusso con l’arcivescovo di Parigi di quel tempo, ho deciso di non vederla più e l’ho informata. Nella primavera 2020, dopo aver ricordato questa vecchia situazione con i miei vicari generali, ho avvertito le autorità della Chiesa”.

Pare però che stiano arrivando numerosi messaggi di sostegno

In queste ore, però, pare che i messaggi di sostegno al vescovo stiano fioccando uno dopo l’altro. Aupetit è nato a Versailles nel 1951 da famiglia modesta. Il padre era ferroviere, lui nel 1978 divenne dottore in medicina e cominciò a svolgere la sua attività a Colombes.

Nel 1990, alla soglia dei quarant’anni, decise di entrare in seminario dove strinse una profonda amicizia con l’arcivescovo di Parigi, Jean-Marie Lustiger, incaricato nella capitale transalpina dal 1981 al 2005. Nel 1995 Aupetit divenne prete, a quarantaquattro anni, e subito la sua carriera è stata fulminea, tanto che un anno dopo viene nominato vicario generale.

Nel 2013 diventa così vescovo ausiliare di Parigi e titolare della diocesi di Nanterre. Nel dicembre 2017 diventa nominato arcivescovo di Parigi, e l’obiettivo del suo mandato è quella di raccogliere la guida di mons. André Vingt-Trois e di infondere nuova linfa a una diocesi spesso descritta come “addormentata”.

Al momento del suo arrivo è grande l’entusiasmo dei fedeli

L’entusiasmo per il suo arrivo da parte dei fedeli è infatti grande. Aupetit, descritto come un tradizionalista, viene paragonato a un attore del cinema, è un uomo carismatico con una bella voce e un comportamento teatrale. Il popolo accorre con gioia alle sue messe, e lui riporta al centro tradizioni popolari di preghiera e di guarigione. Tuttavia, sembra che ci sia qualcosa che non va giù al clero.

Dopo l’incendio della cattedrale di Notre-Dame e il rapporto sugli abusi voluto dalla stessa Chiesa francese, creano scalpore le dimissioni dei due vicari generali, Benoist de Sinety e Alexis Leproux. Nell’inchiesta si spiega che la modalità di governo da parte del vescovo viene descritta simile a quella di un “gabinetto ministeriale”.

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Benoist de Sinety, molto impegnato sul tema dei migranti e dei precari durante la pandemia, lascia Parigi per inserirsi in una parrocchia di Lille. Alexis Leproux è un intellettuale laureato in scienze bibliche amato soprattutto dai giovani, e decide di andare a Marsiglia. Entrambi non rilasciano nemmeno una parola di commento sulla loro partenza.

Le decisioni di Aupetit che sono andate giù a molti

Il centro pastorale Halles-Beaubourg, comunità sorta nel 1975 che accoglieva cristiani Lgbt, divorziati risposati, cattolici progressisti, vede poi le dimissioni di due preti in un contesto di forti tensioni tra la comunità e la parrocchia. Nel febbraio 2021 l’arcivescovo domanda che entro 15 giorni vengano cessate tutte le attività, e lo fa con una semplice mail. Di risposta, Aupetit si vede lanciare contro una petizione che raccoglie 12 mila firme, a cui però non dà alcuna considerazione né risposta.

I giornali lo accusano di essere un uomo che incentra tutto su di sé, alla stregua di un medico sicuro di sé e della sua diagnosi. Arrivando a intervenire persino sullo storico e blasonato “Collège des Bernardins”, da cui diverse personalità decidono di andarsene per incompatibilità caratteriali con lo stesso Aupetit. La sua risposta è lapidaria: “I Bernardins non sono abbastanza cattolici”.

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Contro di lui arrivano le accuse di avere fatto subire ai vicari diverse umiliazioni pubbliche, e di avere presto decisioni importanti riguardanti la diocesi in maniera brutale, tra cui le due sopra descritte, insieme anche al licenziamento di due funzionari del liceo privato Saint-Jean de Passy, anche loro descritti dai media come poco graditi a una parte della “destra cattolica” parigina.

La risposta del vescovo e il commento di un influente prelato

Lui, Mons. Aupetit, non si fa scalpire dalle critiche, fino a giungere però a quest’ultima decisione. “Mi ha fatto piacere leggere “tieni duro”, “Sono con te”, poiché leggendo l’articolo di Le Point, mi sono chiesto se le persone volevano la mia partenza. Fortunatamente, per nulla. Ciò riconforta incontestabilmente“, è l’ultima risposta di Aupetit, che peraltro ha sempre affermato di non avere mai voluto quella carica di arcivescovo ma al contempo di essersi “sempre rimesso alla grazia del Signore”.

L’arcivescovo di Parigi Mons. Michel Aupetit – photo web source

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Interpellato dalla rivista Settimana News, un vescovo di grande prestigio nell’episcopato francese che è però rimasto anonimo ha commentato in maniera laconica la vicenda. “Non entro nelle vicende dell’arcivescovo, ma che persone del suo entourage l’attacchino con una storia vera o falsa del suo passato, lo trovo disgustoso. Che l’arcivescovo abbia avuto un’avventura amorosa nel suo passato di prete, non mi importa né mi interessa per niente… Gli do fiducia perché, se è vero, il Signore gli ha ridato fiducia. Maledetta società nella quale regnano la tirannia della trasparenza e il sospetto sistematico”.

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