Venerdì Santo: Gesù muore in croce, il mondo faccia silenzio

Il Venerdì Santo si commemorano la crocifissione e la morte di Gesù. È il secondo giorno del Triduo Pasquale.

Passione Cristo
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Quest’anno, a causa dell’emergenza Coronavirus, non riusciremo a recarci in Chiesa per questa ricorrenza. Ricordiamone, a maggior ragione, il profondo significato, come se potessimo partecipare anche fisicamente ad ogni momento.

La liturgia del Venerdì Santo è molto particolare. Il sacerdote indossa l’abito rosso, in memoria della Passione di Cristo che si sta celebrando (come la Domenica delle Palme).
La Chiesa, che si prepara al silenzio fino alla Veglia di Resurrezione, è completamente spoglia: l’altare è disallestito, senza candele o tovaglie; le statue dei Santi e i crocifissi sono coperti; non ci sono fiori o altri abbellimenti.

Venerdì Santo: anche le campane tacciono

Dal canto del Gloria del Giovedì Santo, fino al canto del Gloria della Veglia della notte di Pasqua (tra sabato e domenica), le campane smettono di suonare. Tutto tace, tutto è intimo silenzio, per far spazio ad ogni riflessione sul momento in cui Gesù, dopo essere stato arrestato e ritenuto colpevole, torturato e appeso alla croce, muore. E non è una morte qualunque, ma il sacrificio di un Dio, il nostro, incarnato nell’uomo/Gesù che deve caricarsi dei peccati dell’umanità intera. Solo così potrà scendere agli Inferi, come ricordiamo nella recita del Credo, battere il male, satana, e salire al cielo vittorioso, risorto, portando con se le anime, fino ad allora imprigionate nelle sofferenze eterne.

Oggi, Gesù muore, mentre gli ebrei preparavano la loro Pasqua, immolando agnelli nel Tempio di Gerusalemme. Ricordavano il momento in cui segnarono le porte col sangue dell’agnello, perché l’Angelo del Signore salvasse i loro primogeniti, dal sacrificio d’Egitto, e permettesse loro di cominciare quel viaggio che (Domenica di Pasqua) li porterà ad attraversare il Mar Rosso, liberati dalla schiavitù dei Faraoni, per sempre.

Venerdì Santo: Gesù, Agnello immolato

Il nostro Agnello pasquale è Gesù Cristo. Oggi, e solo per oggi, anche il lumino al lato dell’altare, che indica la presenza di Cristo vivo in Chiesa, è spento.
La celebrazione si svolgerà in tre momenti distinti e tutto avrà inizio con l’omaggio del sacerdote, che si prostrerà a terra, davanti all’altare, in segno di estrema penitenza.

Agnello immolato
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Venerdì Santo – parte prima: liturgia della Parola

La liturgia della Parola è il primo momento, che prevede la lettura del Vangelo della Passione di nostro Signore Gesù Cristo, secondo Giovanni (sempre secondo Giovanni, il Venerdì Santo, indipendentemente dall’anno in corso).

In questo giorno, al momento della preghiera dei fedeli, si leggono delle particolari invocazioni, comprese nella Preghiera Universale, il più antico modello di intercessione, che abbraccia varie situazioni e consegna l’umanità intera a Cristo.
Si pregherà per la Chiesa, per il Papa, per tutti gli Ordini sacri e per tutti i fedeli, per i catecumeni, per l’unità dei cristiani, per gli Ebrei, per i non cristiani, per coloro che non credono in Dio, per i governanti, per i tribolati.

Venerdì Santo – parte seconda: adorazione della croce

Terminato questo momento, si passa al secondo, quello dell’ostensione e adorazione della Santa Croce, durante il quale il sacerdote e i ministranti mostrano al popolo la croce dolorosa su cui Cristo sta per essere crocifisso. La croce è, inizialmente, celata e si scopre in tre fasi successive, mentre il sacerdote prega, seguito dal popolo.
Poi, anche i fedeli sono invitati a rendere omaggio alla croce, avvicinandosi in processione ad essa.

Venerdì Santo – parte terza: rito della Comunione

A questo punto, inizia il terzo momento, il rito della Comunione. Si allestisce in parte l’altare, in attesa che il sacerdote porti li il Santissimo Sacramento, preso dall’altare della reposizione, preparato il giorno prima.
Dopo la Comunione, senza benedizione e in silenzio, l’assemblea si scioglie.

Gesù in croce
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La Via Crucis del Venerdì Santo

All’uscita dalla Chiesa, si procede alla Via Crucis. Si tratta di una processione, con fiaccolata, letture e riflessioni che, laddove fosse possibile, si snoderà per le strade del paese, ripercorrendo tutte le tappe (le Stazioni) del cammino sofferente che Gesù affrontò, portando la croce sulle spalle, fino al luogo in cui venne giustiziato e morì, il Golgota.

Si ricorda la sentenza di Pilato e la condanna della folla inferocita; il caricamento della croce sulle spalle del Signore; le sue tre cadute lungo il tragitto; l’incontro con la Madre che mai abbandona il Figlio e, inerme, assiste al suo supplizio; Simone di Cirene che lo aiuta, per un tratto, a trasportare la Croce; la Veronica che gli asciuga il volto, cercando di dargli un po’ di sollievo; le pie donne di Gerusalemme che piangono per lui; il momento in cui Gesù viene denudato, mentre i soldati si spartiscono la tunica e le vesti; quando viene inchiodato alla Croce e invoca il Padre e, per la prima ed ultima volta, vive l’abbandono di Dio, nel dolore massimo; l’istante in cui spirò.

La Via Crucis si conclude col Cristo morto, che viene deposto nel sepolcro.
Nel corso degli anni, le Stazioni della Via Crucis sono andate via, via delineandosi. Pare che la devozione sia stata propagata da San Francesco d’Assisi e anche dai pellegrini francescani di ritorno dalla Terrasanta, luogo in cui erano i custodi dei siti sacri della Palestina.

Venerdì Santo: la Novena di Suor Faustina

Ricordiamo che oggi, Venerdì Santo, ha inizio anche la Novena della Divina Misericordia di Suor Faustina Kowalska.

Inoltre, è bene non dimenticare che Sabato sarà l’unico giorno dell’anno detto “aliturgico”, cioè privo di celebrazioni religiose. Questa giornata sarà dedicata all’attesa della Veglia solenne della Risurrezione di Gesù. Un tempo (in qualche paese ancora oggi), non potendosi suonare le campane, la liturgia del Venerdì Santo e il mezzogiorno del Sabato venivano annunciati con degli strumenti artigianali, fatti di ingranaggi che, ruotando, producevano rumore. Era solitamente compito dei ragazzi girare le vie del paese con questi arnesi e “suonarli”.

 

Antonella Sanicanti

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