Udienza generale: Papa Francesco affronta uno “dei mali del cuore”

Anche nell’udienza generale di questo mercoledì, Papa Francesco continua con la sua catechesi settimanale sui vizi e le virtù dell’uomo.

In un’Aula Paolo VI gremita di fedeli, il Pontefice parla di uno dei principali “mali del cuore”, così come lui stesso l’ha definito.

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Vediamo insieme, nel dettaglio, di cosa ha parlato il Santo Padre.

Papa Francesco parla dell’avarizia

Tantissimi sono i fedeli che, nonostante il freddo, assiepano l’ingresso dell’Aula Paolo VI per assistere alla catechesi di Papa Francesco ogni mercoledì. Un percorso, durante il quale il Pontefice accompagna ciascuno per mano alla conoscenza ed alla scoperta dei vizi e delle virtù dell’uomo. E dopo un’attenta analisi del vizio della Lussuria e della Gola, il Papa oggi ci parla dell’Avarizia.

E’ una malattia del cuore, non del portafogli” – afferma, indicandola anche come una vera e propria forma di attaccamento al denaro che impedisce all’uomo di essere generoso.

C’è però di più: il Papa ci spiega che “l’avarizia non è un peccato che riguarda solo le persone che possiedono ingenti patrimoni, ma un vizio trasversale, che spesso non ha nulla a che vedere con il saldo del conto corrente […] Le analisi che i padri del deserto compirono su questo male misero in luce come l’avarizia potesse impadronirsi anche di monaci i quali, dopo aver rinunciato a enormi eredità, nella solitudine della loro cella si erano attaccati ad oggetti di poco valore: non li prestavano, non li condividevano e men che meno erano disposti a regalarli”.

Perché si è attaccati anche alle piccole cose?

Il Papa ha mostrato, quindi, come molto spesso si diventa anche attaccati alle piccole cose: “[…] Quegli oggetti diventavano per loro una sorta di feticcio da cui era impossibile staccarsi. Una specie di regressione allo stadio dei bambini che stringono il giocattolo ripetendo: ‘È mio! È mio!’. Un attaccamento che toglie la libertà. In questa rivendicazione si annida un rapporto malato con la realtà”.

Sulla base di questo, il Pontefice spiega come, nonostante uno può essere attaccato ai propri beni, “di una cosa siamo assolutamente certi: che nella bara essi non ci entreranno”. Ecco perché l’avarizia è un vizio insensato: “[…] Il legame di possesso che costruiamo con le cose è solo apparente, perché non siamo noi i padroni del mondo. Queste semplici considerazioni ci fanno intuire la follia dell’avarizia, ma anche la sua ragione più recondita” – continua.

Cos’è, allora, l’avarizia? “[…] Un tentativo di esorcizzare la paura della morte: cerca sicurezze che in realtà si sbriciolano nel momento stesso in cui le impugniamo” – afferma Francesco. Da qui, le parole di Gesù, nel suo discorso della montagna: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano”.

Il monito di Francesco

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In ultimo, il Papa lancia un vero e proprio monito: “Alcuni uomini ricchi non sono più liberi, non hanno più nemmeno il tempo di riposare, devono guardarsi alle spalle perché l’accumulo dei beni esige anche la loro custodia […] Dimenticano la predicazione evangelica, la quale non sostiene che le ricchezze in sé stesse siano un peccato, ma di certo sono una responsabilità. Dio non è povero: è il Signore di tutto, però – scrive san Paolo – ‘da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”.

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