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Santuario Madonna della Vittoria di Giovi: dove il piccolo esercito sconfigge la potenza

Il Santuario della Madonna della Vittoria fu costruito dopo che Maria accompagnò uno sparuto esercito contro una grande potenza militare, uscendone vittorioso. 

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Il santuario si trova nel comune di Mignanego, nella città metropolitana di Genova. In particolare sorge sul passo del Pertuso, in posizione dominante sulla Val Polcevera. Non molto distante vi è il luogo dove il 10 maggio 1625 alcuni soldati della Repubblica di Genova, insieme ai volontari della Valpolcevera, guidati dal parroco di Montanesi, sconfissero un forte esercito franco-savoiardo.

Il miracolo alla base della costruzione del santuario

L’esercito era comandato dal Duca Carlo Emanuele I di Savoia ed era formato da oltre ottomila uomini. Dopo la cocente sconfitta, il Duca fu costretto a rinunciare ad ogni sua mira sulla città di Genova. Nello stesso luogo in cui avvenne la dura battaglia, vale a dire sul passo del Pertuso, venne eretto in segno di ringraziamento per l’intercessione della Madonna questo splendido santuario. L’intera città di Genova fu inoltre consacrata alla “Madonna Regina della Vittoria”.

Dal piazzale di questo splendido santuario si ha un’ampia vista sulla Valpolcevera, che comprende lo spazio che va dal passo dei Giovi fino al mare. Per raggiungere questo luogo bisogna passare strada provinciale 35 dei Giovi, seguendo una deviazione proprio al culmine del passo. Si può tuttavia arrivare anche percorrendo le antiche strade, come ad esempio quella che sale dal paese di Montanesi e quella del passo del Pertuso. Proprio attraverso questo passo, infatti, nell’antichità  passava una delle vie di comunicazione tra Genova e la Pianura Padana.

La prodigiosa vittoria e la costruzione del santuario che ne fece seguito

In seguito alla vittoria che per molti aveva del miracoloso e che era infatti stata guidata dall’intercessione della Vergine, subito si optò per la costruzione di una cappella, che presto divenne anche meta di pellegrinaggi. La Madonna venne incoronata Regina della città il 25 marzo 1637, da parte del governo della Repubblica di Genova, anche per anche per accrescere il proprio prestigio in campo internazionale.

Al santuario venne donata una pala d’altare che raffigurava la Vergine in trono tra i Santi protettori della Repubblica, oggi sostituita da una statua attribuita a Tommaso Orsolino. L’originale cappella venne così ingrandita e divenne una chiesa vera e propria,  inaugurata nel 1654, nonostante ritardi e problemi tecnici che interessarono i lavori. Durante l’occupazione delle truppe austriache, che assediavano Genova, di tutta la val Polcevera, che avvenne tra il 1746 e il 1747 durante la guerra di successione austriaca, gli edifici religiosi furono particolarmente colpito e il santuario fu quasi completamente distrutto.

Una delle principali mete domenicali degli abitanti della Valpolcevera

Solo il campanile costruito nel 1723 riuscì a salvarsi, insieme all’altare maggiore e la sagrestia, e agli arredi sacri. Il parroco di Montanesi li aveva infatti portati al sicuro a Pedemonte. Nel 1751 avvenne tuttavia la ricostruzione del santuario, come si presenta oggi, a pianta rettangolare a navata unica e due cappelle laterali, dedicate a Sant’Anna e al Sacro Cuore e in una dimensione più piccola di quella secentesca.

LEGGI ANCHE: Madonna degli Abbandonati: tre misteriosi giovani lasciano la statua

La statua dell’Orsolino, raffigurante la Madonna con la palma della vittoria nella mano sinistra, e che con la destra sorregge il Bambino che sventola la bandiera di Genova, si trova sopra l’altare maggiore. Nell’atrio della chiesa si trova un’altra statua in legno della Madonna, scolpita negli anni trenta del Novecento da un artigiano di Ortisei.

Da allora il santuario divenne senza dubbio una delle principali mete domenicali degli abitanti della Valpolcevera, in concomitanza anche con il clima patriottico che caratterizzò il periodo tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale. Qui infatti molti ex combattenti vi portarono anche cimeli di guerra ed ex voto in segno di ringraziamento.

Giovanni Bernardi

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