Oggi 14 novembre, San Nicola Tavelic e compagni: arsi vivi per non aver rinnegato Cristo

Martiri per la fede, San Nicola Tavelic e compagni morirono arsi vivi nel fuoco per aver predicato il Vangelo apetamente e con fermezza. 

San Nicola Tavelic e compagni
San Nicola Tavelic e compagni – lalucedimaria.it

Il Martirologio Romano ricorda le figure di San Nicola Tavelic e compagni, la cui memoria liturgica è oggi 14 novembre con queste parole: “sacerdoti dell’Ordine dei Minori e martiri, furono arsi nel fuoco per aver predicato coraggiosamente nella pubblica piazza la religione cristiana davanti ai Saraceni, professando con fermezza Cristo Figlio di Dio“.

San Nicola Tavelic è ricordato insieme a san Deodato Aribert, santo Stefano da Cuneo e san Pietro da Narbonne. Le storie di questi quattro frati si intrecciano quando nel 1383 vanno tutti a vivere nel convento francescano di Mont Sion in Palestina. Provenivano da vari luoghi d’Europa e lì vissero per otto anni vissero secondo la Regola di san Francesco.

Santo di oggi: San Nicola Tavelic e compagni, morti bruciati via

Nonostante quel luogo fosse dominato dai musulmani e l’evangelizzazione fosse estremamente difficile loro non potevano evitare di predicare e portare agli altri l’amore di Dio.  Nicola Tavelic, nacque verso il 1340 a Sebenico, in Dalmazia. Da adolescente entrò fra i Frati Minori e divenne sacerdote. Poi fu missionario in Bosnia, insieme a padre Deodato da Ruticinio, dove per circa 12 anni predicò contro i bogomili, una setta ereticache  contrapponeva il mondo dello spirito a quello della materia negando la Trinità, la natura umana di Cristo, l’Antico Testamento e non riconoscendo i riti e i sacramenti.
Poi nel 1383, insieme al francese padre Deodato Aribert da Ruticinio fu inviato alla missione palestinese di Mont Sion a Gerusalemme, dove incontrò gli altri due futuri compagni di martirio, padre Stefano da Cuneo e padre Pietro da Narbona, francese.

I quattro frati decisero di portare il Vangelo ai maomettani, esponendo pubblicamente le tesi del cristianesimo, confrontandole con quelle islamiche e dopo essersi consultati con due teologi, esposero pubblicamente  la dottrina cristiana confutando l’islamismo.
L’11 novembre 1391, si recarono davanti al giudice di Gerusalemme e alla presenza anche di molti musulmani,  con grande coraggio parlarono della fede cristiana. Furono invitati ad abiurare, ma si rifiutaroono. Di conseguenza vennero condannati a morte.

L’atroce martirio in odium fidei

Prima di essere uccisi vennero torturati in modo estremamente crudele subendo sevizie di ogni genere.
Il 14 novembre furono portati nella pubblica piazza, e furono indotti nuovamente a rinnegare il Signore. Al loro ennesimo rifiuto furono uccisi arsi vivi sul fuoco. I musulmani fecero sparire le loro spoglie mortali e dispersero anche le loro ceneri per evitare che in qualsiasi modo gli fosse reso onore e degna sepoltura da parte dei cristiani.

l loro martirio fu descritto con dovizia di particolari in una relazione del Custode di Terra Santa, padre Geraldo Calveti, poco dopo che morirono. Il culto a questi santi martiri fu reso dall’Ordine Francescano molto tempo dopo, nel XV secolo e successivamente, nel 1889, papa Leone XIII lo confermò elevando san Nicola Tavelic a primo santo della nazione croata. .
Nel 1966, papa Paolo VI confermò il culto anche per gli altri tre martiri  e stabilì la loro memoria liturgica al 17 novembre, ma nel Martirologio Francescano la data rimase quella della loro morte, ovvero il loro dies natalis, il 14 novembre.

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