Papa Francesco confessa: “Voglio incontrare Putin”

Le parole rilasciate da Papa Francesco hanno sorpreso molti, in particolare il suo chiaro appello al presidente russo Putin per un incontro in cui mettere sul tavolo l’argomento più forte di qualunque altro. 

Il Pontefice ha lanciato dure frecciate a destra e sinistra, senza esclusione di colpi, dalla Nato al Patriarca Kirill fino ai produttori di armi.

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Un incontro con Putin per parlare della pace. È quanto auspicherebbe Papa Francesco, secondo quello che Bergoglio stesso ha confidato al Corriere della Sera in un’intervista apparsa stamattina sul quotidiano milanese. “Per la pace non c’è abbastanza volontà”, constata amaramente. “La guerra è terribile e dobbiamo gridarlo”.

La rivelazione di Francesco per fermare la guerra

Francesco infatti nella stessa giornata aveva in programma un delicato intervento, seppure piccolo, una infiltrazione al ginocchio per sistemare il legamento ad oggi lacerato che gli impedisce di camminare. Eppure le sue preoccupazioni sono tutte per il dramma che rischia di segnare le sorti dell’umanità, la guerra in Ucraina che se continuata ad alimentare rischierebbe di trascinare con sé il mondo intero, in un vortice di spirale e distruzione demoniaca che si autoalimenta senza lasciare spazio alla pace e all’amore del Signore.

Da mesi Bergoglio sta infatti lanciando appelli, uno dietro l’altro, affinché le potenze in campo facciano di tutto per fermare questa terribile e insensata follia. E sta facendo tutto il possibile, mettendoci la faccia e talvolta cercando di incontrare in prima persona gli attori in campo. 

“Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono”, ha ricordato Francesco. “Putin invece non l’ho chiamato. L’avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no, non ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto per favore fermatevi”.

La fiducia del Papa nel cardinale Parolin e la volontà di incontrare Putin

Grande fiducia viene riposta da Francesco al cardinale Parolin, che lo ha descritto come “davvero un grande diplomatico”, in cui “confido molto” e mi “affido”, ha detto Francesco, a cui ha chiesto “dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca”.

“Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina”, ha ammesso Bergoglio. “Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa”.

Le parole sulle cause di questa guerra hanno fatto e continueranno di certo a fare storcere il naso a molti. Per il Papa, infatti, all’origine di questa guerra potrebbe esserci stato “l’abbaiare della Nato alla porta della Russia”, che ha scatenato la reazione del Cremlino. “Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì”.

Lo scandalo delle armi che alimenta la guerra e il dovere di opporsi

Ma certamente scorre silenzioso anche il tema delle armi, che vede il Papa estremamente critico. Sull’invio di armi in Ucraina Bergoglio non ha voluto rispondere. “Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini”, ha detto. “La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi”, ha aggiunto.

“I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto. Così avvenne nella guerra civile spagnola prima del secondo conflitto mondiale”. “Il commercio degli armamenti è uno scandalo, pochi lo contrastano”, ha poi proseguito con lo sguardo verso un gesto che ha accolto con encomio.

“Due o tre anni fa a Genova è arrivata una nave carica di armi che dovevano essere trasferite su un grande cargo per trasportarle nello Yemen. I lavoratori del porto non hanno voluto farlo. Hanno detto: pensiamo ai bambini dello Yemen. È una cosa piccola, ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così”.

Le parole dure verso Kirill e la visita a Kiev che non si farà

Le parole più dure sono state tuttavia riservate al Patriarca di Mosca Kirill. “Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù”, ha raccontato Bergoglio.

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Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo”.

Mentre invece per la visita a Kiev, il Papa ha ribadito che non andrà. “A Kiev per ora non vado”, ha affermato al direttore Luciano Fontana. “Ho inviato il cardinale Michael Czerny, e il cardinale Konrad Krajewski, che si è recato lì per la quarta volta. Ma io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…”

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