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Oggi 31 marzo: Venerabile Giovanni Folci. Prigioniero d’amore: si dona per le vocazioni al sacerdozio

Oggi, trentunesimo giorno di marzo, la Chiesa ricorda un sacerdote pieno di zelo che lavorava per regalare a Dio vocazioni sacerdotali.

Conobbe gli orrori della Prima guerra mondiale e anche la prigionia. Un’esperienza che lo segnò al punto da ispirargli il progetto di una grande opera a favore dei prigionieri di guerra.

Venerabile Don Giovanni Folci (31 marzo) – photo web source

Giovanni Folci nasce il 24 febbraio 1890 a Cagno, in provincia di Como. Cresciuto in un ambiente molto religioso, la frequentazione di uno zio materno che studiava nel Seminario di Milano fa maturare in lui la vocazione alla vita sacerdotale.

Il suo desiderio viene coronato nel 1913, quando diventa sacerdote a Como. Proprio quel giorno formula solennemente quello che sarà il programma della sua vita da sacerdote: «Mi impegnerò con ogni mio mezzo a suscitare e ad aiutare le vocazioni sacerdotali e religiose».

Un inizio difficile in parrocchia

Il suo primo incarico è nella parrocchia di Valle di Colorina, in un paese della Valtellina. Un luogo che non gode di buona fama, come avrà modo di constatare di persona arrivando  per la prima volta, accompagnato dalla madre. All’arrivo trova ad accoglierlo solo il capostazione, che gli chiede in maniera piuttosto rude: «Sarebbe forse lei il nuovo sventurato parroco di quel disgraziato paese?». Stessa musica in parrocchia, dove non si presenta nessuna delle circa 300 anime che abitano il paesino.

L’inizio non è certo dei migliori ma Don Giovanni non si perde d’animo e riesce a ravvivare la comunità. Allo scoppio della Prima guerra mondiale il sacerdote viene però chiamato al fronte come cappellano militare. Mandato in prima linea, l’esperienza terribile del conflitto lo segna in maniera particolare lasciando nel suo animo una traccia incancellabile.

Il progetto del Santuario per i prigionieri di guerra

Finisce anche internato in un campo di prigionia. Negli anni della guerra porta nel cuore un progetto: edificare un tempio votivo in onore e a suffragio dei prigionieri di guerra. Papa Benedetto XV, al quale lo riferisce durante un passaggio a Roma, lo incoraggia a metterlo in pratica.

Soltanto  nel 1919 può fare ritorno alla sua parrocchia. Non la lascerà più fino alla morte. Una volta rientrato, mette al corrente anche i parrocchiani del suo progetto. Passa poco più di un anno e, il 19 luglio 1920, viene benedetta la prima pietra del santuario intitolato a Gesù Divin Prigioniero, consacrato poi il 27 settembre 1925. Un riferimento al fatto che, come era abitudine dire all’epoca, anche il Signore Gesù si era fatto Prigioniero d’Amore nel Tabernacolo. In questo modo la sua condizione appariva simile a quella dei prigionieri di guerra.

Venerabile Don Giovanni Folci (31 marzo) – photo web source

La sua opera per sostenere le vocazioni al sacerdozio

In questo periodo di intensa attività il sacerdote non perde mai di vista il proposito di 12 anni prima: realizzare un’opera in grado di sostenere le vocazioni sacerdotali «dall’alba al tramonto», come era solito dire, cioè dall’infanzia fino all’età della vecchiaia.

Proprio intorno al Santuario, don Folci fonda così un’istituzione, dedicata proprio a Gesù Divin Prigioniero. Un’intuizione alla quale seguirà, in tutta la Penisola, la costruzione di diversi pre-seminari e di case al servizio dei sacerdoti. Nel 1926 fonda con Celestina Gilardoni le Ancelle e i Sacerdoti di Gesù Crocifisso.

Don Giovanni Folci conclude la sua avventura terrena il 31 marzo 1963. Dieci giorni prima di morire aveva sintetizzato la missione della sua vita con queste parole: «Cosa voglio, o Signore, se non questo? Sacerdoti e laici santi».

Emiliano Fumaneri

Scritto da
Emiliano Fumaneri

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