Oggi 17 ottobre, Sant’Ignazio di Antiochia: testimonia la sua grande Fede mentre subisce un feroce martirio

Vescovo del I secolo, Sant’Ignazio di Antiochia subì un terribile e feroce martirio per la fede e mentre andava alla morte incoraggiava i fedeli a resistere. 

Sant'Ignazio di Antiochia
Sant’Ignazio di Antiochia – lalucedimaria.it

Si ricorda, oggi, 17 ottobre, Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo che visse nel I secolo e martire per la fede. Il Martirologio Romano ci svela che era discepolo di San Giovanni Apostolo e che dopo San Pietro fu lui a reggere la Chiesa di Antiochia.

Nel pieno delle persecuzioni di quei primi secoli del cristianesimo, Sant’Ignazio di Antiochia ne rimase vittima e donò la vita nella testimonianza al Signore. Affrontò il martirio con grande forza d’animo esortando e incoraggiando gli altri cristiani in modo esemplare ed ammirevole.

Santo di oggi 17 ottobre: Sant’Ignazio di Antiochia

Era nato nell’anno 35 circa con il nome di Teoforo che letteralmente significa “portatore di Dio“. Dopo aver incontrato l’evangelista e apostolo San Giovanni ne diventa un discepolo. Poi, intorno al 69 riceve il mandato come successore di San Pietro nella guida della chiesa antiochea.

Diventa perciò vescovo e si caratterizza per la sua predicazione fervente dai toni accesi. Esortava ad avere una fede radicale e a rifuggire ogni sorta di peccato. Al tempo stesso gli stava molto a cuore il mantenimento dell’unità all’interno della Chiesa.

Le informazioni su di lui arrivano da Eusebio di Cesarea nella sua opera Storia Ecclesiastica e anche dalla Lettera ai Filippesi di Policarpo. I primi secoli del cristianesimo furono contraddistinti dalle terribili persecuzioni imperiali. Anche Sant’Ignazio di Antiochia ne rimase vittima ma affrontò tutto con una fede incrollabile.

In pasto alle bestie feroci, il coraggio di un vescovo

La condanna che spettò al vescovo Sant’Ignazio di Antiochia durante la persecuzione dell’imperatore Traiano fu una delle più atroci. Non c’erano solo le torture che precedevano l’uccisione a rendere il martirio terribile, ma anche la scelta del tipo di morte poteva essere più o meno crudele. Per questo santo vescovo fu decretata la damnatio ad bestias, ovvero la condanna ad essere divorato vivo dalle bestie feroci.

ll condannato veniva dato in pasto a belve che lo dilaniavano. Era certamente una delle morti più cruente che ci possano essere. Questo avvenne quando ormai Sant’Ignazio di Antiochia era in là con l’età, in una data compresa tra l’anno 107 e il 110.

Dopo esser stato imprigionato arrivò, dunque, la condanna. Da Antiochia sarebbe stato portato a Roma e ucciso lì. Mentre era in viaggio verso il martirio, il Santo scrisse diverse lettere, ben sette, indirizzate ai fedeli di diverse comunità ecclesiali, ovvero quelli di Smirne, di Efeso, Tralli e Magnesia.

Con un grande coraggio, quello che viene da una fede e da un affidamento totale all’amore di Dio, non esitò a incoraggiare i cristiani e li esortò a non fare niente per impedire che lui venisse ucciso. Scrisse loro: “Lasciatemi immolare, ora che l’altare è pronto! Uniti tutti nel coro della carità, cantate Dio s’è degnato di mandare dall’Oriente in Occidente il vescovo di Siria”.

Così, morì di una morte terribile e in seguito, ciò che rimase del suo corpo fu trasportato ad Antiochia per la sepoltura, nella chiesa fuori della Porta di Dafne. Diversi secoli dopo, nel VII, i suoi resti mortali furono trasferiti a Roma e lì si trovano tuttora all’interno della Chiesa di San Clemente in Laterano. Solo un’importante reliquia, quella del suo cranio, è conservata presso la chiesa che gli è stata dedicata a sud di Roma.

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