Lo stesso giorno del colloquio, la polizia ha represso nuovamente le manifestazioni in strada con la violenza, con i vescovi costretti a scendere in strada a fare da scudi umani per evitare che altri civili venissero feriti o peggio uccisi. Ieri la manifestazione pacifica delle madri degli studenti uccidi durante la protesta è stata sgomberata allo stesso modo dalla polizia che, per impedire che le donne arrivassero all’università di Managua, ha sparato su donne e bambini causando molti feriti.
Il corteo pacifico è partito dalla Carretera a Mansaya sarebbe dovuto arrivare alla facoltà di Managua, ateneo prestigioso dal quale è partita la protesta contro il governo. Una marcia, quella di ieri, che doveva rappresentare un ricordo delle vittime e un legame ideale con i motivi che hanno portato gli universitari a protestare. Questo gesto simbolico di unione, condivisione e ricordo è stato interrotto dalla polizia che, dopo essersi frapposta al corteo, ha cominciato a sparare tra la folla per farla disperdere ferendo tra gli altri anche molti bambini. I civili, spaventati, hanno trovato rifugio nell’ateneo. La cronaca locale parla della possibilità che negli scontri siano morti 15 civili, ma questa ipotesi non è stata confermata ufficialmente.
Luca Scapatello
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