Medico eroe sotto accusa per aver guarito migliaia di persone dal Covid

Sembra uno scherzo di cattivo gusto e invece purtroppo è l’amara e sconcertante realtà: Gerardo Torre è un medico che ha curato ben oltre 3700 pazienti Covid, rischia ora la sospensione dell’Ordine per non aver seguito le linee guida del Governo. 

Le sue parole risuonano oggi come un pugno nello stomaco di fronte alla tragedia che ha segnato la vita di tanti uomini e donne durante la pandemia.

gerardo torre
Gerardo Torre – photo web source

Una storia da far tremare le vene ai polsi che il medico commenta in una maniera lapidaria. 

Torre è medico di base a Pagani, in provincia di Salerno, ha 66 anni e la sua impresa è assolutamente straordinaria e che andrebbe gridata ai quattro venti. Dall’inizio della pandemia Torre ha curato ben 3700 pazienti con le cure domiciliari. Tutti guariti. Torre li ha visitati personalmente tutti quanti, uno ad uno, compreso anche il sindaco del paese.

Le parole del medico che colpiscono nel segno

Tutto ciò è però stato possibile rifiutando le linee guida di Tachipirina e vigile attesa che erano state diffuse dal governo, e che nei giorni scorsi sono state finalmente bocciate dal Tar del Lazio, anche se nelle ultime ore pare che ci sia stata nuovamente una triste rimessa in discussione con la sospensione della sentenza da parte del Consiglio di Stato.

“Ho visitato i miei pazienti e quelli dei miei colleghi, che poi mi hanno segnalato all’Ordine di Salerno”, sono le parole che il medico ha consegnato alla Nuova Bussola quotidiana, che lo ha intervistato. “Quando mi ha convocato il presidente pensavo a un riconoscimento, invece….”. Il metodo con cui ha agito è estremamente limpido. “Anzitutto sono sempre andato a casa dei pazienti e poi per diagnosticare una polmonite basta un fonendoscopio. Mi sono aiutato con terapie flebiche a domicilio e ossigenoterapia con infermieri di supporto“.

Il rammarico insomma è grande. Anche perché non solo tra i 3700 pazienti curati, nessuno è morto, ma nemmeno nessuno è finito all’ospedale, segno della certezza che la terapia funzionava al cento per cento. Ma tra questi c’è stato anche lui stesso, che ha provato la cura che somministrava ai suoi pazienti sulla sua stessa pelle.

Non solo non ha avuto riconoscimento, ma ora è sotto giudizio

Oggi però Torre non solo non ha avuto il riconoscimento che gli era dovuto, come eroe che si è speso in prima linea nella battaglia contro il Covid, vincendola. Ma addirittura con una punizione che rischia di ricevere. Davanti alla richiesta di affrontare la pandemia con la terapia di tachipirina e vigile attesa, il medico ha agito di suo intelletto e si è dato da fare, perché di fronte al male non c’è burocrazia che tenga, ma solo l’amore per il prossimo e il desiderio di salvare vite umane.

In poco tempo è diventato uno dei medici più attivi del Comitato per le cure domiciliari, e fin da subito sono stati numerosi i pazienti che si sono rivolti a lui, animati dalla fiducia verso il suo spirito di cura per i pazienti. 

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Tanto che un po’ alla volta sono cominciati ad arrivare anche i pazienti di altri medici sempre dello stesso territorio, che per seguire le linee guida del ministero si sono trovati con le mani legate, e i loro pazienti si sono accorti di essere in una situazione molto rischiosa. É però bastato un comizio di piazza, con alcune parole che sono risultate “sgradite” ai colleghi, a creare scompiglio.

Non ha avuto paura e ora c’è chi lo paragona a San Giuseppe Moscati

D’altronde, anche in quella occasione il medico non ha avuto paura di dire la verità. “Nel corso di un comizio mi sono permesso di dire che un medico che non aiuta un paziente che sta soffrendo ha un atteggiamento delinquenziale”, racconta, ponendo una domanda paradossale: “Se io che sono medico e vedo uno che cade da una scala e si procura un’emorragia, chiamo l’ambulanza e poi me ne vado o resto lì a soccorrerlo cercando di bloccare l’emorragia?“.

Così alcuni di questi lo hanno segnalato all’Ordine di Salerno dove dovrà comparire il 28 gennaio prossimo. La sua colpa era probabilmente quella di avere rubato loro dei pazienti. Di fronte a tali gesti vili, lui non si scoraggia, anzi, spiega perentorio alla Bussola: “Non smetterò mai di curare”.

cure domiciliari
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Ora il 28 gennaio ci sarà l’audizione sul suo caso. Una giornata in cui presenzieranno anche i pazienti salvati dallo stesso medico. “Come Silvio, 46 anni, che stava morendo a Brescia: ho mandato un’ambulanza e l’ho preso in carico: è guarito dopo 28 giorni”, ha spiegato. C’è già chi nei muri della sua città, a Pagani, lo paragona a San Giuseppe Moscati. Solo la storia potrà fare chiarezza su queste tristi e dolorose vicende, e sarà questa a riportare a galla la verità.

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“Tante persone si sono trovate chiuse nelle ambulanze e hanno tirato le cuoia”, ha affermato Torre. “Nelle epidemie deve essere valorizzata la medicina del territorio, non quella ospedaliera. E io mi vedo come un soldato, che però ha combattuto da solo”. Sulla gestione della pandemia, il suo giudizio è lapidario: “Se 60mila medici del territorio avessero fatto come me, non avremmo avuto tutti questi morti”.

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