Il 50° dell’Apostolo dei mass-media sempre intento a “scrutare i segni dei tempi”

É passato mezzo secolo dall’anniversario della morte di uno dei più grandi uomini cristiani del ‘900, il cui messaggio è oggi sempre più attuale, per via delle trasformazioni del mondo in cui stiamo vivendo. 

Sono iniziate le commemorazioni della sua morte che precedono la Festa liturgica che avrà luogo il 26 novembre, da cui emerge un messaggio ben preciso per l’umanità.

don giacomo alberione
Don Giacomo Alberione – photo web source

La Famiglia Paolina sta infatti celebrando il cinquantesimo anniversario della morte dell’apostolo dei mass media, il Beato Giacomo Alberione. Le celebrazioni sono iniziate il primo novembre in Vaticano, con la Messa presieduta dal cardinale Angelo De Donatis. In quella occasione c’è stato il trasferimento dell’urna del Beato Giacomo Alberione presso il Santuario Santa Maria Regina degli Apostoli.

Chi fu Don Giacomo Alberione

Don Giacomo Alberione fu infatti il fondatore della Famiglia Paolina. La sua morte avvenne 26 novembre del 1971, e Paolo VI parlò di lui come di un uomo sempre intento a “scrutare i segni dei tempi”.

Don Alberione infatti è ricordato oggi come uno dei più creativi apostoli dello scorso secolo, e consegnò alla Chiesa una forza nuova nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione, che considerava fondamentali per evangelizzare un mondo che si basa sempre più su di essi.

Fondamentale per comprendere la personalità di grande uomo è il racconto di come avvenne la sua conversione, in una notte di capodanno, seduto per ben quattro ore di fronte al Santissimo Sacramento. 

Come avvenne la sua particolare vocazione

In quel giorno arrivò una “particolare luce” viene dall’Ostia e da quel momento si sente “profondamente obbligato a far qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo”. Don Alberione, si racconta nelle sue biografie, si sentì improvvisamente “obbligato a servire la Chiesa” con i mezzi nuovi offerti dall’ingegno umano.

In quel momento comprese anche la vera missione a cui era chiamato il sacerdote, ma anche allo stesso tempo il cuore del Papa e l’invito della Chiesa a ogni cristiano. Per essere apostoli del proprio tempo, infatti, è necessario utilizzare ogni mezzo che caratterizza quello stesso tempo, e il Beato Alberione interiorizzò questa regola nel migliore dei modi. 

Quando divenne sacerdote, capì che il Signore lo stava chiamando a una missione molto precisa. Quella di predicare il Vangelo a tutti i popoli nello stesso spirito dell’Apostolo delle genti Paolo. Ma in una modalità nuova: quella di usare i mezzi moderni di comunicazione. 

La missione a cui Don Alberione ci chiama

Una missione che andava però intrapresa, in primo luogo, da persone consacrate. Fu così che nel 1914 don Giacomo diede il via alla alla “Famiglia Paolina”, fondando la Pia Società San Paolo.

Una sfida, quella di don Alberione, che non può che essere raccolta con sempre maggiore forza ed entusiasmo oggi, nella società della comunicazione di massa, dove tutto è diventato comunicazione con l’arrivo del digitale. 

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In un mondo che rischia con sempre maggiore intensità di deragliare verso la strada del presentismo che non riesca ad alzare lo sguardo verso l’orizzonte di Dio, la missione di annunciare Cristo attraverso i mezzi di comunicazione è oggi più forte che mai per ogni cristiano, tanto per i consacrati quanto per i laici.

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Di fronte a un mondo e a una mondanità sempre più aggressiva, infatti, c’è bisogno di unire le forze e di accogliere questa sfida con sempre maggiore entusiasmo e determinazione. Solo così si può tornare a sperare in un mondo che accolga la Presenza del Signore tra gli uomini, unica possibilità di camminare nella direzione della salvezza eterna. 

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