I cinque Paesi dove festeggiare il Natale può costare addirittura la vita

Esistono posti nel mondo in cui celebrare la Nascita di Gesù è un vero e proprio reato e chi lo fa, paga un prezzo altissimo, addirittura anche la vita. Sono cinque in particolare i luoghi.

Posti in cui il Natale è per molti cristiani sinonimo di persecuzioni con multe, arresti e carcerazioni. Di tutto questo, difficilmente se ne sentirà parlare in queste settimane.

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Paesi del mondo dove festeggiare la nascita di Gesù è considerato un vero e proprio crimine da combattere persino con la violenza più brutale. Ad essere coinvolti in questo processo disumano ci sono milioni di credenti.

Dove è vietato il Natale. Al primo posto la Nord-Corea

Tra questi Paesi c’è innanzitutto la Corea del Nord. Nella nazione asiatica guidata dal dittatore Kim Jong-un il cristianesimo è considerato illegale. Di conseguenza, per celebrare il Natale i credenti devono ritrovarsi in totale segretezza all’interno delle case oppure nei boschi, quando non addirittura nelle latrine delle prigioni e dei campi di lavoro. Nonostante ciò, i cristiani nordcoreani si prendono il rischio della vita pur di celebrare la nascita del Signore.

Ad esempio, può capitare che anche solamente due persone si riuniscano su una panchina del parco sussurrando preghiere e lodi a bassa voce per non farsi vedere e scoprire. In alcuni casi è persino pericoloso parlarne, e capita che alcuni cristiani si riuniscano alcuni minuti stando in totale silenzio. Basta pensare che l’anno scorso Kim Jung Un ha vietato il Natale e ha detto alla popolazione di celebrare sua nonna, Kim Jong-suk, nata la vigilia di Natale del 1919, che i nordcoreani conoscono come “la Sacra Madre della Rivoluzione”.

Le persecuzioni in Arabia Saudita per chi celebra il Natale

Un altro Paese in cui è impossibile celebrare il Natale in tranquillità è l’Arabia Saudita, dove il Natale celebrato in maniera totalmente segreta, visto che qualsiasi tipo di simbolo religioso è vietato. Figuriamoci alberi di Natale colorati con luci cangianti. Per questo anche in Arabia le famiglie cristiane festeggiano il Natale in totale segretezza.

Dal punto di vista formale, infatti, le leggi arabe concedono ai cristiani di celebrare in privato, ma la realtà è che i raduni sono perseguiti informalmente dai funzionari governativi. Può infatti capitare che la polizia entri all’interno di case private arrestando coloro che “complottano” per celebrare il Natale, come peraltro già accaduto in passato.

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La lista di questi luoghi terribili continua con la Somalia, Paese in cui il Natale è stato vietato nel 2015, dopo sei ani dall’introduzione della Sharia, la legge islamica. I cittadini si vedono recapitare ogni anno un annuncio in cui si ricorda loro che la celebrazione del Natale è illegale.

La fine di questa terribile lista. Ricordiamoci dei nostri fratelli nella fede

Lo stesso accade in Tagikistan, Paese a maggioranza musulmana dove celebrare il Natale in pubblico è stato vietato con un decreto del 2015 del ministero dell’Istruzione, concentrandosi in particolare nei contesti formativi come scuole o università.

Infine, a chiudere l’incredibile lista di Paesi che perseguono il Natale c’è il Brunei, anche questo Paese a maggioranza musulmana, famoso per essere straricco di Petrolio. Nel Brunei chiunque venga sopreso a festeggiare il Natale contro le leggi rischia fino a cinque anni di prigione e una multa di ventimila dollari. Nove anni di detenzione sono invece riservati a chi possiede una Bibbia. Ma basta un cappello da Babbo Natale per finire in prigione.

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Ricordiamoci di queste realtà quando guarderemo alla fortuna di potere celebrare il Natale in libertà, magari criticando a destra e a manca quello che non ci piace delle nostre celebrazioni. E ricordiamoci dei nostri fratelli nella fede, e della loro testimonianza radicale di amore per Cristo e per il Vangelo in Paesi dove tutto questo fa sì che la propria vita sia messa a rischio. La fede dell’Occidente sempre più timido e secolarizzato, a confronto, non può che vergognarsi.

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