Giovanni Paolo II: può esistere un “io” superiore che ci guida a Dio

Come Papa Giovanni Paolo II ha trasformato la nostra storia di fede? Ne troviamo traccia nei tanti scritti che ci ha lasciato. 

Giovanni Paolo II, lavoro e riposo
(Getty Images)

Il Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II, ha parlato al cuore di tutti: dei bambini, come degli anziani; della gente comune, come dei potenti della Terra, fino a raggiungere i posti più remoti e dimenticati del pianeta. Le sue parole, ancora oggi e speriamo per i secoli a venire, fanno eco, rimbalzando tra i popoli di ogni razza, per illuminare i pensieri ancora bui della nostra storia umana.

Nel 1978, si trovò a portare avanti il “testamento spirituale” del suo predecessore. Papa Giovanni Paolo I aveva operato per soli 33 giorni, prima di morire improvvisamente. Aveva avuto solo il tempo di lasciare qualche appunto in cui si leggeva che il mercoledì sarebbe stato dedicato ai principi fondamentali della vita cristiana, alle tre virtù teologali (di cui aveva già parlato lui stesso) e alle quattro virtù cardinali. Giovanni Paolo II portò avanti questi argomenti, nelle sue prime udienze. Ecco uno stralcio della sua catechesi sulla temperanza.

Giovanni Paolo II: udienza generale del 22 Novembre 1978

“Questo riferimento ad elementi esterni all’uomo ha però la sua base dentro l’uomo. È come se in ciascuno di noi esistesse un “io superiore” e un “io inferiore”. Nel nostro “io inferiore” si esprime il nostro “corpo” e tutto ciò che gli appartiene: i suoi bisogni, i suoi desideri, le sue passioni di natura anzitutto sensuale.

La virtù della temperanza garantisce ad ogni uomo il dominio dell’ “io superiore” sull’ “io inferiore”. È questa forse un’umiliazione del nostro corpo? Oppure una menomazione? Al contrario, questo dominio valorizza il corpo. La virtù della temperanza fa sì che il corpo e i nostri sensi trovino il giusto posto, che spetta loro nel nostro essere umano“.

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Antonella Sanicanti

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