Fase 2, riapertura e contenimento: troppe misure inutili, ne bastano 3

Nella giungla delle tantissime restrizioni consigliate o imposte per contenere la diffusione del Coronavirus, spesso non sappiamo cosa sia meglio fare.

Fase 2 - Riaperture distanziamento

L’epidemiologo, dott. Donato Greco, consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ci chiarisce le idee: “Le uniche misure efficaci anti-contagio sono, e restano, tre: il distanziamento sociale, l’uso delle mascherine e il lavaggio delle mani”. Lui, che per 30 anni ha gestito il laboratorio di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità ed è stato Direttore Generale della Prevenzione al Ministero della Salute, dal 2004 al 2008, dice che alcune sanificazioni, fatte con disinfettanti chimici, potrebbero risultare addirittura nocive, oltre che superflue.

Coronavirus: accortezze diverse, in ambienti diversi

Ruferflue sarebbero anche tutte le altre misure eccessive, come l’imbustamento delle borse delle signore dal parrucchiere, l’uso di sovrascarpe, di camici, tute e caschi, a meno che non ci si trovi in ambienti medici. “I guanti di lattice, gomma o cellophane non ammazzano il virus, anzi raccolgono e trasportano le cellule potenzialmente infettate dal virus, come le mani nude”. Senza considerare che, sin da ora, dovremmo preoccuparci dello smaltimento di questi materiali -per lo più plastici- che si stanno già abbandonando per le strade.

L’accortezza maggiore, dunque, è quella di distinguere i vari ambienti e il relativo rischio di trasmissione del Cononavirus e agire di conseguenza. Diverse, infatti, dovrebbero essere le accortezze per l’ambiente sanitario e ospedaliero, per la nostra casa, per il luogo di lavoro, per i parchi giochi e i luoghi all’aperto.

Le regole necessarie

Dice ancora l’epidemiologo: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice che basta continuare a lavare ogni giorno tavoli, sedie e scrivanie, come si faceva prima. Non serve a nulla acquistare costosi macchinari di disinfezione o contattare ditte specializzate”. “Io, in un bar dove il “marziano bianco” ha sanificato il bancone, con tanto di bicchieri appesi sopra, non ci vado, perché rischio di bermi una bella quantità di disinfettante“.

E pure il termo-scanner, sin ora, non ha aumentato la percentuale di rilevamento del contagio. “Le aree esterne richiedono generalmente una normale pulizia ordinaria e non disinfezione. Spruzzare il disinfettante sui marciapiedi e nei parchi, non è un uso efficiente delle forniture di disinfettante. Non è stato dimostrato che riduca il rischio di Covid-19 per il pubblico”.

Coronavirus: cosa accade se tocchiamo oggetti contaminati

E, se ci stiamo chiedendo se toccando oggetti potremmo infettarci, il dottore risponde: Sars-CoV-2 è un virus a trasmissione respiratoria. Col suo respiro, un infetto, anche asintomatico, emette miliardi delle ormai famose droplets, le microgoccioline di vapore acqueo che possono anche veicolare cellule epiteliali del nostro apparato boccale, cioè un epitelio in continuo rinnovamento. Queste goccioline restano sospese nell’aria, per un certo tempo, per poi cadere a terra o sulle superfici che circondano l’infetto. Alcune di queste goccioline contengono anche cellule dove è attiva la replicazione del virus”.

“Così un malcapitato può avere la sfortuna di raccogliere con le mani queste goccioline fresche, prima che si disidratino, con la conseguente morte del loro contenuto. E tuttavia raccoglierle con le mani ancora non garantisce l’infezione, nemmeno se lo sfortunato si mette le mani in bocca: infatti il virus non si trasmette per via cutanea, né per via orale, basta la saliva a farlo fuori.

Coronavirus
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Tuttavia il nostro sfortunato cittadino potrebbe creare inavvertitamente un aerosol sbattendo le mani (o in altro modo a me sconosciuto) o, meglio ancora, potrebbe sfregarsi gli occhi, allora sì permettendo l’introduzione nel suo organismo di cellule ancora vive (ma quante?). Insomma, infettarsi raccogliendo il virus da una superficie richiede una sequenza di improbabili, eccessive, sfortunatissime, rare combinazioni”.

 

 

Antonella Sanicanti

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