Eletta la nuova presidente della Disney | Perché la scelta preoccupa in tanti?

La notizia che è stata celebrata come una sorta di successo cela in realtà un pericolo molto insidioso che invita ogni famiglia a stare il più possibile allerta di fronte a eventuali abusi che potrebbero essere fatti passare, in maniera non esplicita ma strisciante, nei confronti dei più piccoli. 

La scelta della Disney va infatti nella direzione che molti da anni stanno mettendo in luce e che è intrisa di un’ideologia che purtroppo punta a impossessarsi delle menti dei più piccoli.

Susan Arnold
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Soltanto alcuni anni fa chi parlava di ideologia “gender” veniva tacciato di essere uno stravagante individuo con idee irrealistiche perché, era questo il ritornello, “il gender non esiste”. Poi piano piano abbiamo cominciato a vedere innocue storielle lgbt in televisione, e anche in alcuni cartoni animati. Poi in rete il bombardamento di messaggi sempre su questa stessa onda, in particolare nei filmati che vengono visti dai più piccoli, ha cominciato ad essere continuo e insistente.

Dal “gender non esiste” al gender in ogni casa

Così si è cominciato a parlare di lezioni gender nelle scuole, e piano piano si è cominciato a fare fuori qualsiasi genitore si opponesse a questa triste deriva. Tanto che si è provato a introdurla per legge, obbligatoria, con il Ddl Zan, ma almeno in Italia al momento non si è riusciti. Così i promotori di questa ideologia, preso atto della sconfitta, hanno imboccato strade diverse, puntando sulle singole scuole, introducendo asterischi e bagni non da uomini e non da donne, ma unisex. Fino a che vediamo oggi come l’ideologia gender sia sempre più dominante, al punto da esprimere figura di direzione e di comando all’interno di agenzie culturali che, fin dalla loro nascita, plasmano l’immaginario dei più piccoli di tutto il mondo. Proprio come la Disney.

Anche ieri Papa Francesco ha attaccato quelle che sono vere e proprie “colonizzazioni culturali”, che in questo caso si esprimono alla massima potenza con la volontà di introdurre in tutto il mondo la cultura dell’ideologia lgbt. E che inquietano molte famiglie, ben preoccupati per il futuro e per l’educazione dei loro figli. In particolare per la nomina della nuova presidente Disney, Susan E. Arnold. Un nome che ai più non dice assolutamente nulla, e ci mancherebbe. Si tratta infatti della prima chairwoman, ovvero la presidente donna, del colosso dell’animazione fondato da Walt Disney.

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La Arnold è stata infatti appena nominata dal Cda dell’azienda, e prenderà il posto del suo vicepredecessore Bob Iger. C’è però un dettaglio, non di poco conto, del curriculum della nuova dirigente che ha fatto sobbalzare tanti osservatori dalla sedia, e che non passa certo in secondo piano. Perché è legato a una delle tematiche che maggiormente caratterizzano l’attività e l’attivista della nuova guida della casa che produce i cartoni animanti che da decenni i nostri bambini guardano nelle proprie camerette e a casa con i genitori.

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Chi è la nuova presidente di Disney e perché è un grande pericolo

La nuova presidente Disney è infatti una fervente attivista Lgbtq, e quindi si può dire, con una battuta, che “il pranzo è servito”. Si è in sostanza già capito dove si andrà a parare. Disney diventerà una gigantesca grancassa di indottrinamento lgbt dei più piccoli, in tutto il mondo, con buona pace della serenità d’animo che spetta ai più piccoli, che non hanno alcun interesse né piacere a vedere il figurante di Babbo Natale “slinguazzare” un altro uomo, come accaduto in Norvegia per lo spot del servizio postale nazionale, e altre oscenità di questo genere.

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Qualcuno, come la maggior parte della stampa mainstream, grida alla “rivoluzione”. Va compreso però di che rivoluzione si sta parlando, perché se si tratta di sovvertire ogni concetto naturale del bene e del male in nome di un’ideologia che di naturale ha ben poco. Quella dell’asservimento del sesso al piacere fine a sé stesso e la volontà di creare nuclei familiari omogenitoriali che sono poi costretti, per soddisfare il loro “desiderio di genitorialità”, a ricorrere a pratiche disumane come l’utero in affitto, letteralmente l’acquisto di un bambino cresciuto nel grembo di un’altra donna.

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La Arnold, come scrive il giornalista Aldo Maria Valli, “è già considerata una delle donne più potenti al mondo, non solo per i ruoli svolti in alcune tra le più grandi multinazionali del mondo, ma soprattutto per il suo impegno a favore dei diritti Lgbtq“. Ci si chiede quindi cosa accadrà quando, alla fine dell’anno, la successione sarà effettiva. Di fatto, in ogni caso, la Arnold già da quattordici anni siede nel ruolo di consigliera del Cda proprio di Disney, e si sono già visti infatti i risultati in termini di ideologizzazione e politicizzazione estrema delle rappresentazioni animate.

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L’attivismo della donna, apparsa più volte tra le pagine delle riviste Fortune e Forbes in qualità di una delle donne più potenti al mondo, si esprime infatti sempre principalmente in relazione alle “tematiche arcobaleno”. E si concretizza, in particolare, nel mondo dello spettacolo, o del business, legati tra loro da sempre in un abbraccio mortale e mortifero. Ci si chiede, perciò, che cosa ci aspetta. Probabilmente, tempi molto bui, in cui i più piccoli saranno sottoposti a gravi pericoli, visto che in passato Disney ha sempre rappresentato un faro nel suo settore, e ora invece non è altro che una lanterna di una ideologia anti-cristiana e, per molti, anti-umana.

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