Ddl Zan: il duro attacco di Sgarbi contro il rischio “abominevole”

In Italia esiste il rischio che la libertà di espressione in materia ad esempio di lotta all’ideologia gender, possa venire inaccettabilmente compromessa. 

Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi – photo web source

Il pericolo è dato dal Ddl Zan, ma per fortuna non tutti finiscono per chiudere la bocca di fronte allo scempio che rappresenterebbe questa legge. Da giorni, infatti, vip e personaggi pubblici utilizzano la discussione su questa delicatissima questione per fare pubblicità a sé stessi, una vera e propria opere di marketing che si trasforma in pesante mistificazione della realtà.

La mobilitazione che cela una enorme ipocrisia

Cantanti, scrittori, influencer, personaggi anche di livello culturale molto basso fanno a gara per esprimersi a favore di una legge che dietro il finto buonismo maschera una vera e propria tragedia in termini di libertà umana, nascondendo cioè l’imposizione di un pensiero unico e ideologico assolutamente schiavo dei desideri delle multinazionali e di quelle élite che desiderano trasformare la realtà umana affinché la si possa controllare fin dalla propria nascita, in tutto e per tutto.

Dietro questa volontà demoniaca, nata in ambienti che si ispirano al pensiero gnostico e massonico, quando non esplicitamente satanico o comunque succube della volontà di dominio incondizionato fondato sul denaro, si cela infatti il desiderio di imporre una tipologia di essere umano completamente svincolato da tutto ciò che ha a che fare con la verità. Come ad esempio il sesso naturale, la famiglia, l’amore tra uomo e donna. Ma lo stesso vale per la vita dal suo concepimento fino alla morte naturale, o anche il rapporto con l’ambiente naturale, con l’acque dei mari e dei fiumi o l’aria e il verde dei pascoli e delle montagne.

La tipologia di umano che vuole imporre chi ci vuole schiavi

Secondo questa visione, propugnata dai grandi traghettatori dell’economia mondiale, l’uomo deve vivere tra le ciminiere e l’asfalto delle grandi città e dei grandi centri industriali, essere consumatore e individualista, completamente svincolato da ogni legame sociale e umano, atomizzato, disperso nel mondo, e lobotomizzato. Deve credere che tutto ciò che il potere afferma corrisponde a realtà. Deve credere che se un bimbo di pochi anni afferma di volere cambiare sesso, deve poterlo fare.

Se un genitore si oppone a tutto ciò, viene fatto fuori. Come accaduto in Canada a un padre che è stato arrestato solamente per avere chiamato la propria bambina con il nome di donna, nonostante le fosse stato fatto credere di essere un maschio, al punto da operarle un’operazione per il cambio di sesso. Qualcosa di tanto abominevole quanto palesemente diabolico. Con regole come quelle che si desidera imporre con il Ddl Zan, tutto questo potrebbe divenire presto realtà anche nel nostro Paese.

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La voce di Vittorio Sgarbi contro lo scempio del Ddl Zan

Tra le voci che si oppongono a questo scempio, però, c’è anche quella di Vittorio Sgarbi, una figura che certamente non ha alcuna paura di andare contro la vulgata comune e dire la verità, gridandola ad alta voce. Nei giorni scorsi, infatti, Sgarbi ha rilasciato un’intervista al sito dell’associazione Pro Vita & Famiglia.

“Il tema della sessualità è un tema che dovrebbe essere del tutto estraneo alle leggi, perché non si rende legge la natura e tantomeno si indicano dei modelli culturali che non corrispondono alla natura, per indicare che ogni inclinazione sessuale è legittima. E certamente quello che accade nella natura è legittimo per forza, ma non dev’essere la legge a stabilirlo. Per cui è una normativa intimamente sbagliata”, ha affermato senza mezze misure il critico d’arte.

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Approfittando della pandemia su punta a imporre il gender nelle scuole

L’iter del ddl Zan sembrava infatti essere giustamente bloccato a causa dell’emergenza sanitaria, eppure sembra che ancora oggi ci siano ambienti politici che sfruttino la crisi che intacca profondamente l’intero paese per approvare una norma di tale livello. In questi giorni al Senato c’è la discussione sulla legge, che vede contrari e favorevoli. L’associazione pro-life tra le altre cose mette in luce come dietro all’idea di tutelare discriminazioni e violenze ci siano cospicui finanziamenti a corsi nelle scuole, addirittura di ogni ordine e grado, improntati all’ideologia gender.

In sostanza, si vorrebbe insegnare a bambini e ragazzi come devono pensarla in materia di sessualità. A tutto questo, così risponde Sgarbi: “Cercare di educare all’indifferenza sessuale, al fatto che al di là della natura uno debba ritenere che un uomo e una donna sono la stessa cosa, è misura di una forzatura illegittima, perché la legge esiste perché deve comprimere delle condizioni di prepotenza, ma non deve comprimere le nature. Quindi la natura ha un suo corso, la natura non va insegnata a scuola. Il sesso nasce fuori dalla scuola”.

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“Il sesso, in un senso o nell’altro, segue l’istinto. Quindi non bisogna indirizzarlo correttamente secondo linee di legge, il sesso appartiene alla natura”, prosegue Sgarbi. “Per cui quello che non ha capito Zan è che se tu vuoi punire le prepotenze puoi farlo, ma cercare di educare a una condizione sessuale indifferenziata è una cosa grave”. In sostanza, per l’esperto d’arte “insegnare a scuola il sesso è una violenza contro la libertà del sesso. Il sesso non si insegna a scuola. Anzi, togliere alle persone la naturalezza del sesso, quello che si fa di nascosto, nel pudore, nei rapporti tra adolescenti, non può essere normizzato. Ho cercato di spiegarglielo ma non lo capiscono! Per cui i corsi nelle scuole sono la cosa più abominevole e innaturale che si possa concepire”.

Giovanni Bernardi

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