Papà lotta contro il gender e finisce in carcere

L’uomo si è ritrovato a dovere combattere contro un sistema che vuole sovvertire la natura umana, toccando i suoi affetti più cari. Per questo è stato arrestato.

Robert Hoogland
Robert Hoogland – photo web source

La vicenda, tanto emblematica quanto tragica, è accaduta in Canada, dove un uomo di nome Robert Hoogland è stato arrestato semplicemente per avere denunciato un sistema ingiusto che ha toccato fortemente la sua vita. O meglio, la vita della persona per lui più importante, la sua stessa figlia, compromettendola in maniera irreversibile.

L’uomo si è scagliato contro il sistema perverso

Il sistema che l’uomo fortemente avversa è quello che ha convinto sua figlia a dover apparire maschio. “Se tra 5 o 10 anni mia figlia mi chiedesse: perché nessuno di voi ha fatto nulla per fermare tutto? Le dirò che ho fatto tutto quello che potevo e, anche quando non c’era altro da fare, che ho continuato per gli altri genitori”.

Le sue parole, riportate da La nuova bussola quotidiana, sono quelle di un padre che ama la propria figlia e che farebbe di tutto per lei, per non farla soffrire e per accompagnarla verso un futuro di luce e non di ombra. Tutto è cominciato quando nell’aprile 2019 Hoogland fu accusato di “violenza familiare”. La ragione? Esserci opposto all’utilizzo di testosterone da parte della figlia minorenne, che qualcuno aveva convinto di doversi fingere un maschio.

La scuola ha cominciato a rivolgersi alla bimba con nome maschile

Dopo il divorzio dei genitori, infatti, la ragazzina ebbe diversi problemi. Problematiche che, non si sa bene per quale ragione, vennero subito attribuite a un fantomatico problema di disforia di genere. La figlia frequentava addirittura solamente la seconda media, quando la scuola cominciò, su consiglio dello psicologo Wallace Wong, noto attivista Lgbt, a chiamarla con un nome maschile. Ovviamente, né la madre né il padre erano affatto informati di quanto stava accadendo.

Tutto ciò per la ragione che nel loro Paese, il Canada, la legge in pratica considera i genitori come potenziali nemici della “libertà” dei figli. In modo particolare nel caso in cui questa risulta non in linea con l’ideologia purtroppo dominante. In questo senso, la famiglia non può violare quella che viene definita come la “libertà” sessuale dei figli. In tal caso, la vicenda viene segnalata ai servizi sociali.

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Non è più la famiglia a decidere per i propri figli ma lo Stato?

Detto in soldoni, non è più la famiglia a decidere per i piccoli ma lo Stato. Torna così in campo un’incubo che ci riporta chiaramente a una matrice novecentesca, autoritaria, di “rieducazione” coatta dei piccoli. I genitori vengono trattati come poveri ignoranti colpevoli di non essere in grado di comprendere quale sia il bene per i loro figli. Una situazione, in sostanza, davvero inquietante, che giorno dopo giorno punta a essere dominante in tutto il Pianeta.

Se infatti prima il potere decisionale sull’educazione era in mano alla famiglia, in quanto naturalmente portata a prendere decisioni per il bene della loro discendenza, ora sembra essere sempre meno così. Oggi, il genitore che non si allinea al pensiero gender è diventato una sorta di minaccia sociale, catapultando l’intera società in una condizione che soltanto vent’anni fa, come spiega benissimo Ratzinger nella sua ultima intervista biografica, sarebbe stato impensabile, visto quasi come un film di fantascienza da incubo.

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L’incubo è purtroppo già qui, il gender è la nuova legge naturale

Il pensiero gender è diventata la nuova legge naturale, di conseguenza il cambio di sesso per un infante è diventato quasi come bere un bicchier d’acqua. Tanto che, per chi si oppone a questa deriva assurda, come il caso del papà canadese, rischia il carcere. Lui si è semplicemente limitato a denunciare la violenza della somministrazione al figlio di ormoni incrociati. Nonostante siano molti i medici e gli adulti pentiti che hanno spiegato quale sia il mostruoso male dietro questo genere di vicende.

A dare il via libera all’uso del testosterone è stata la Corte Suprema della Columbia Britannica, la corte canadese, il accordo con la madre della minorenne ed ex moglie dell’uomo. Il giudice ha poi descritto l’atto del padre, che si è rivolto alla ragazzina con il suo nome di nascita, femminile quindi e non maschile, come “violento”. Il tentativo di convincere la figlia ad abbandonare il trattamento per la disforia di genere, ovvero la transizione all’altro sesso, non è quindi piaciuto al giudice Francesca Marzani, che però, non pago, ha persino imposto all’uomo di tacere sulla vicenda e di non parlarne con i media.

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L’uomo ha fatto tutto ciò che farebbe un padre che ama la propria figlia

L’uomo ha mostrato il suo volto ai media esponendo pubblicamente l’accaduto, il che gli è costato il carcere. Una condizione per la quale l’uomo era assolutamente pronto. L’amore di un papà non si ferma certo dietro al rischio persino delle sbarre. “Qualunque cosa mi accadesse non sarebbe nulla rispetto a quello che è già successo a mia figlia”, è stato il suo commento. Sua figlia, non potrà più avere figli, per esempio.

“Ipotizziamo che tra 5 o 10 anni mia figlia stia attraversando un processo di “detransizione” e si rivolgesse a me dicendomi, così: Mamma o papà, perché nessuno di voi ha fatto nulla per fermare tutto questo?”, è la questione, drammatica, che l’uomo ha esposto ai media. “Quando mia figlia mi chiederà questo le dirò: Ho fatto tutto quello che potevo, non c’era altro di più che avrei potuto fare e, anche quando non c’era altro che potevo fare, ho continuato comunque perché non volevo che altri genitori passassero quello che ho passato io”.

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Per cui, c’è un messaggio che l’uomo ha voluto dare a chiunque si trovi coinvolto in queste vicende, e al mondo intero. “Le persone devono alzarsi in piedi e comprendere che stanno sterilizzando i nostri figli, di fatto li stanno mutilando. E’ un abuso sostenuto dallo Stato”.

Giovanni Bernardi

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