Dio o Mammona? Il Vaticano faccia tesoro degli scandali finanziari

In queste settimane il Vaticano è stato attraversato da scandali economici che hanno rattristato e non poco i fedeli. Ma non si può servire Dio e Mammona.

Lo Ior, l’Istituto per le opere di religione, meglio nota come “la banca del Vaticano” – photo web source

Chi nella Chiesa si ostina a seguire potere e interessi economici personali compie un grave reato di fronte al Vangelo e ai propri fratelli. Eppure, sono ancora molti a comportarsi purtroppo in questo modo. Pochi, rispetto al totale dei fedeli, ma troppi se si considera che certi atteggiamenti non dovrebbero mai avere luogo.

Finanze e Vaticano: non si può servire Dio e la ricchezza

Nel Vangelo di Matteo (Mt 6,24) è infatti scritto: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza“.

Da tutto ciò, però, se ne può trarre un insegnamento positivo, una spinta per compiere un salto in avanti nella riflessione sulla stato della Chiesa oggi. Chi vive all’interno della Chiesa ed è corrotto, si autoesclude, in quanto non è possibile gestire beni della Chiesa con finalità diverse da quelle della missione di Cristo.

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La difficoltà di gestire le finanze del Vaticano

Vero è che per gestire beni che riguardano una comunità grande come il mondo intero, con donazione che arrivano da tutti i Paesi e continenti e che inevitabilmente lì devono anche tornare, ci vuole capacità, conoscenza, insomma una formazione adeguata. Chi non possiede tutto ciò, finisce spesso vittima di processi di corruzione, di clientelismo, e infine si trova a dover infangare e nascondere tutto agli occhi dei fratelli.

Ma tutto ciò è con tutta evidenza un comportamento che stride nettamente con il Vangelo e con lo spirito cristiano. Per questo, se ai consacrati mancano competenze ad esempio in ambito economico e finanziario, è necessario che coinvolgano fedeli laici di comprovata onestà, e limitino a supervisionare la moralità delle operazioni effettuate.

Il bisogno di impiegare persone competenti e oneste

In questo modo, con l’unione delle forze e delle conoscenze, si potrebbe giungere a risultati positivi per il bene della Chiesa. Questo è infatti che è stato chiesto anche nell’ambito del Concilio Vaticano II, e che Papa Francesco sta portando avanti con determinazione, nominando diversi laici all’interno di importanti dicasteri vaticani, come quello della comunicazione o delle scienze sociali.

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Il gesuita Padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia – photo web source

Anche per quanto riguarda gli organismi vaticani che si occupano di materie economiche, il Papa sta dando grande attenzione alle figure incaricate a guidarlo, che purtroppo si sono avvicendate più volte tra loro negli ultimi anni. L’ultima di queste, chiamato alla guida della Segreteria per l’economia, è padre Guerrero Alves, che è però affiancato da un laico, il dott. Caballero Ledo.

Esempi positivi possono portare a una gestione finanziaria trasparente

La loro missione nella Chiesa è quella di riuscire a rendere trasparente e al riparo dalla corruzione un soggetto, come il Vaticano, molto articolato e complesso. Il Papa vuole però che diventi una “casa di vetro”, perché la Chiesa non è di cardinali e di manager, di potenti e di ricchi, ma di tutti, in particolare del popolo fedele, degli ultimi. A loro si rivolge Cristo più che a chiunque altro.

Sempre nel Vangelo di Matteo è infatti scritto: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno di Dio(Matteo 19,24). Questo cambio di passo dato dal Papa, che ha portato anche ad esempio a coinvolgere nel Consiglio per l’Economia vaticana sei donne laiche con esperienze solide in ambito economico, amministrativo e finanziario, sta tuttavia contribuendo a creare un ambiente più competente e quindi trasparente.

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San Pietro – photo web source

Esempi positivi possono essere capaci di trascinare con sé l’intera gestione vaticana, riuscendo nell’impresa – che fino a pochi anni fa poteva sembrare impossibile – di gestire in maniera seria, corretta e competente anche le finanze della Chiesa cattolica.

Giovanni Bernardi

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