Covid: USA studia microchip anti-infezione. Progresso o incubo?

Una scoperta negli Usa assomiglia a quell’incubo che tanti provano continuamente a smentire ma che purtroppo preoccupa. 

cerotto microchip
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Negli Stati Uniti infatti alcuni scienziati hanno inventato una sorta di particolare microchip che rileva il virus nel corpo prima che il paziente mostri i sintomi. A crearlo sono stati gli scienziati del Pentagono che, secondo quanto riportato dai media internazionali, starebbero lavorando all’interno di un’unità segreta.

Il controverso microchip e la storia che inquieta molti

Il microchip, come ne esistono già molti in diversi Paesi occidentali, dovrà essere inserito sottopelle, e questo rileverà l’infezione da Covid-19. Insieme al rilevatore, ci sarà anche filtro in grado di rimuovere il virus dal sangue. Una notizia particolarmente inquietante che fino ad alcuni mesi fa veniva subito bollata come “fake news”.

Oggi che però si tratta di una realtà appurata alla luce del sole, col senno di poi ci si chiede quali fossero le reali conoscenze e competenze dietro le affermazioni di chi smentiva queste notizie, visto che l’impressione, ora, è che di queste realtà non ne avessero la benché minima conoscenza.

La notizia riportata nei giorni scorsi mostra una realtà inquietante

Come riporta infatti Il Messaggero, in un articolo del 12 aprile 2021 intitolato “Covid, scienziati Usa inventano il microchip che rileva il virus nel corpo prima che mostri i sintomi”, pare che la squadra americana della Defense Advanced Research Projects Agency, la famosa DARPA, lavori da anni a questo genere di progetti con l’intento dichiarato di prevenire e porre fine alle pandemie. In questo gruppo ci sono uomini che valutano i problemi, immaginano le soluzioni, e non fanno per niente parte di un film di fantascienza.

L’unica cosa che, in questo caso, il cinema si è limitato a fare è stato riportare una realtà purtroppo ben esistente e attiva. La confessione riguardante questo particolare microchip che rileva l’infezione da Covid in un individuo prima che possa diventare un’epidemia è stata resa nota attraverso il programma televisivo “60 Minutes”.

La precisazione da parte del Pentagono e i molti dubbi che restano

Tuttavia, dopo l’annuncio ci si è dovuti fermare a precisare che il Pentagono non sta cercando di monitorare ogni mossa dei cittadini. Sarebbe al contrario l’affermazione esplicita che, dopo le terribili scoperte, che per molti non erano poi tali, relative ad esempio al caso Cambridge Analitica e all’utilizzo dei dati digitali a fini politici, che c’è chi vorrebbe usare la pandemia a fini di un controllo capillare e totalitario della popolazione.

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Eppure esistono numerosi saggi che spiegano esattamente come questa sia la situazione in cui oggi si trova a vivere l’intero pianeta, quella di un controllo capillare delle loro vite per mano di ciò che è stato rinominato “capitalismo di sorveglianza”. Una condizione resa ancora più stringente dopo lo scoppio della pandemia, in cui al controllo delle identità digitale si sono imposte le restrizioni e i controlli da parte delle autorità governative statali e internazionali.

Le parole del colonnello Usa in pensione Matt Hepburn fanno discutere

A parlare al programma tv è stato il colonnello in pensione Matt Hepburn, un medico delle malattie infettive dell’esercito che ha guidato la risposta della DARPA alla pandemia. Nello spiegare l’esperimento, ha mostrato al pubblico un gel simile a un tessuto, progettato per testare continuamente il sangue.

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“Lo metti sotto la pelle e quello che ti dice è che ci sono reazioni chimiche in corso all’interno del corpo, e quel segnale significa che domani avrai sintomi”, è quanto ha affermato il medico. Hepburn ha infatti precisato che per realizzare questo strumento si sono ispirati dalla lotta contro la diffusione del virus a bordo della USS Theodore Roosevelt.

Come funzionerà questo controverso strumento contro il Covid

In quel veicolo, infatti, 1.271 membri dell’equipaggio sono risultati positivi al coronavirus. Lo strumento allo studio funziona “come una spia del motore di controllo”, in cui prima i marinai ricevevano il segnale, e subito dopo si auto-somministrano un prelievo di sangue e si sottopongono a test sul posto.

L’informazione verrà così recuperata in tre o al massimo cinque minuti. “Vuol dire fermare l’infezione sul nascere”, ha spiegato entusiasta il medico, che ha presentato la scoperta come un grande risultato senza però mettere in luce quelli che potrebbero esserne i terribili rischi derivati da un uso scorretto e interessato del microchip.

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Di fatto, però, pare che ci sia grande scetticismo attorno a questa particolare invenzione. Dubbi che nascono già dalle truppe stesse, un terzo delle quali avrebbe rifiutato il vaccino perché potrebbe contenere un microchip ideato per monitorare i loro spostamenti. O che comunque contenga una qualche forma di controllo da parte del governo. Uno scenario a dir poco inquietante, che ricalca i peggiori immaginari fantascientifici. Ma che pare non essere affatto lontano dalla realtà.

Giovanni Bernardi

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