Covid: “test fai da te”, cosa pensano gli esperti? Pareri a confronto

Molti si chiedono quale sia la vera efficacia del test fai da te, e se questa possa essere una valida alternativa al tampone molecolare per svelare il Covid.

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia mentre prova in conferenza stampa il test fai da te – photo web source

Il presidente del Veneto Luca Zaia ha infatti lanciato la sperimentazione nella sua Regione, sottoponendosi al test in una diretta sui social. Così diversi virologi hanno provato a dare una propria risposta.

Pregliasco: “sono un test complementare che ridurrà l’ansia”

Secondo il virologo dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano Fabrizio Pregliasco, “i test fai da te sono un elemento complementare”.

Pregliasco ha spiegato che i tamponi molecolari resteranno di certo il riferimento per eseguire una diagnosi a livello ospedaliero. Tuttavia, “i test aiuteranno a ridurre quell’ansia da parte dei cittadini che, spesso abbiamo visto nel recente passato, ha determinato code inenarrabili per eseguire i tamponi“.

Il virologo dell’Università degli studi di Milano e direttore sanitario dell’ospedale Galeazzi di Milano Fabrizio Pregliasco – photo web source

Crisanti: “una soluzione un po’ problematica”

Per Pregliasco cioè che questi test si limiterebbero a rendere meno ansiogena l’attesa del tampone. Più critico si è detto il direttore di Microbiologia e Virologia dell’azienda ospedaliera – università di Padova Andrea Crisanti. Dal suo punto di vista, infatti, il tampone cosiddetto “fai da te” rappresenta in realtà una soluzione “un po’ problematica”.

“Mi piacerebbe sapere cosa c’è dietro quella striscetta“, ha affermato Crisanti parlando alla trasmissione Agorà su Rai3. “Penso che in un’epidemia la tracciabilità e l’identificazione dei contatti sia un caposaldo. Questa non credo sia una cosa seria”, ha affermato ancora durante una trasmissione radiofonica.

La sfortunata scelta: test per il Covid come quello per la gravidanza

Secondo il medico dell’università di Padova il rischio è quello di banalizzare un problema molto rilevante come il Coronavirus riducendolo a qualcosa di simile “a un test di gravidanza”. Tra l’altro, un parallelo dal punto di vista del comunicazione molto infelice, visto l’inverno demografico che il nostro Paese sta vivendo da anni.

Il direttore di Microbiologia e Virologia dell’azienda ospedaliera – università di Padova Andrea Crisanti – photo web source

Mettere in parallelo un test per rilevare la positività a una malattia con quello che dovrebbe preannunciare il momento più bello per la vita di un padre o una madre è senza dubbio di cattivo gusto.

Gismondo: “non c’è ancora stata una vera approvazione”

Altrettanto dubbioso si è detta la direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano Rita Gismondo. La virologa ha infatti innanzitutto spazzato via ogni dubbio spiegando che il test “ancora deve essere sperimentato e approvato scientificamente”.

Ma la Gismondo si è detta altrettanto dubbiosa sul fatto che “non tutti siamo in grado di poterlo fare e interpretare”. Senza contare che a quel punto, se una persona avrebbe la possibilità di farlo in privato, si dovrebbe pensare a qualcosa di simile a una autocertificazione. Con tutti i dubbi sulla serietà e la fattibilità di una soluzione di questo tipo.

La microbiologa dell’ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo – photo web source

Viola: “ha una buona sensibilità, ma attenti a non sopravvalutarlo”

Tra gli esperti che si dichiarano essere piuttosto positivi, invece, verso questo tipo di soluzione, c’è l’immunologa dell’Università di Padova Antonella Viola. “Se il test è validato, ha una buona sensibilità (almeno dell’80%) e una specificità superiore al 95% in grado di farci evitare i falsi positivi, ben venga”, ha affermato l’immunologa.

Tuttavia, anche in un caso di questo tipo non ci si troverebbe di certo di fronte a una sorta di patente per fare ciò che si vuole, andare ovunque senza rispettare alcuna regola o cose di questo tipo. Rischierebbe se non altro di essere un’ingiustizia nei confronti di chi invece sta ben attento a ogni disposizione, limitando di molte le proprie attività durante la giornata.

L’immunologa Antonella Viola, professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova, e Direttrice Scientifica dell’Istituto di Ricerca Pediatrica – photo web source

Bassetti: “ottimo strumento nella lotta al Coronavirus”

Ma resta comunque l’obiettivo principale di dare la possibilità a tutti di avere accesso, in modo veloce, a questo tipo di test, ha sostenuto Viola. Nel caso di riscontro di positività, il paziente a quel punto potrebbe recarsi subito all’Asl per un tampone molecolare.

Assolutamente positivo verso questa tecnologia è infine il direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti. Secondo il quale, “il test fai da te in fase si sperimentazione consente di vedere l’epidemia in modo dinamico e potrà essere una svolta nella lotta al Sars-CoV-2”.

L’infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti – photo web source

Per Bassetti, si tratta di “un test che ha avuto l’ok dall’Fda e non è fatto in un sottoscala”. “Con l’auto-somministrazione le persone potranno evitare di uscire e mettersi in coda nei drive-in“, ha detto Bassetti. “Così si riusciranno anche a mantenere le nuove infezioni sotto controllo”.

Giovanni Bernardi

Fonte: adnkronos

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