Il Coronavirus blocca le Messe, ma non la Chiesa, che siamo noi

Riferendoci alla società contemporanea, non si è mai vista (a memoria di uomo o di Social) una Quaresima così ben incarnata nella vita dell’uomo, come quella di quest’anno caratterizzata dal Coronavirus.

Coranavirus la Chiesa siamo noi

Credenti e non credenti (inconsapevoli) si vedono costretti a rinunciare alle comode abitudini quotidiane, a molti svaghi, a tante inutili spese.

Questo per evitare, il più possibile, il contatto con altre persone e il diffondersi del temibile Covid-19. Ci sentiamo tutti un po’ smarriti e costretti a fare il punto della situazione, che va aggiornato di momento in momento, rinunciando al nostro personale desiderio di stare o trovare un posto nella società, pur di preservarla dalla contaminazione e di proteggere la vita.

Questo è un ottimo programma per la Quaresima!

E questo pare un ottimo programma per la Quaresima, tempo di rinunce e di riflessioni, di rinnovamento spirituale! Anche se pure la Chiesa ha dovuto sospendere le celebrazioni, non ha chiuso certo le porte, anzi, proprio come auspicava il Concilio Vaticano II, è scesa in mezzo al popolo per parlare di Cristo e chiedere ai laici di fare altrettanto.

E’ così che un blog come il nostro propone una o più preghiere al giorno, contro la pandemia e contro la paura. E’ così che ogni celebrante lascia comunque suonare le campagne della propria Chiesa, per ricordare a tutti che, tra quelle mura, anche se in solitudine, sta spezzando il Pane di vita.

Eppure c’è ci non se ne accorge, c’è chi considera tutto questo come una mancanza, un’assenza di direzione spirituale; c’è chi lancia inutili post sui Social che si domandano se il Vaticano offra del denaro agli ospedali, per sostenere la sanità.

In tempo di Coronavirus, il silenzio non è assenza, ma l’attesa di Cristo

Probabilmente, queste persone non sono abituate ad ascoltare la loro anima che parla, che urla alle coscienze che questo è il tempo della solidarietà, dell’amore e del rispetto per l’altrui ruolo, del dare forza, conforto e coraggio all’altro già ammalato.

Chi non è abituato al silenzio, ma al frastuono di questo mondo caotico, concepisce il raccoglimento spirituale, nella preghiera, come una resa. Dove sono finite -ci chiediamo allora, noi cristiani- le vostre tecniche meditative, quelle che ci propinate durante tutto l’anno, per contrastare la frenesia e lo stress lavorativo?

Coronavirus Speranza Affidiamoci Gesù

In assenza di caos mentale e di traffico cittadino hanno perso efficacia? Noi invece questo silenzio che da frutto lo conosciamo bene, perché è quello del seme piantato in terra, che, per poter germogliare in seguito, deve morire a se stesso. Noi sappiamo fare silenzio e, quando le parole sono superflue, lasciamo spazio all’azione di Cristo, sapendo che la preghiera stessa, che mai nessuno di noi -laici o consacrati- ha abbandonato, è già azione.

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Antonella Sanicanti

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