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Catechesi

Conoscete i ” Cinque passi al Mistero “? – parte prima – Audio

Padre M. Botta

I “ Cinque passi al Mistero ”, è un iniziativa portata avanti dalla Congregazione dell’Oratorio, che ha sede nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella.
La Congregazione nacque per volere di San Filippo Neri, vissuto tra il 1515 e il 1595.
Ed è essa che, ancora oggi, porta avanti lo stile spirituale, la santità, le iniziative devozionali (come il pellegrinaggio delle 7 Chiese di Roma) del Santo.

I “Cinque passi al Mistero”, in particolare, è una catechesi riservata agli adulti e si tiene da più di 10 anni regolarmene, in periodi prestabiliti dell’anno; è curata da Padre Maurizio Botta.
Nasce per approfondire l’essenza autentica del cristiano, a partire dagli atteggiamenti quotidiani, che -non così sovente- riteniamo deleteri e pericolosi per la nostra spiritualità.
La catechesi vuole raggiungere anche le persone più lontane dalla Chiesa, quelle meno preparate dottrinalmente, quelle il cui cammino spirituale è appena agli esordi.
Da a loro una spiegazione “delle ragioni della fede” molto chiara e semplice, su molteplici argomenti.

I temi trattati

A scegliere, mano a mano, i temi da trattare sono i giovani, che partecipano alla vita dell’Oratorio.
Come da tradizione, la catechesi si svolge alla maniera di San Filippo Neri, ossia come lui stesso le realizzava.
Comincia con una mezz’ora di introduzione all’argomento, dopo di che ogni partecipante scrive delle domanda o una riflessione, in forma anonima, su un pezzo di carta.
Queste verranno estratte a caso, una dopo l’altra, dal relatore e discusse.

La Congregazione dell’Oratorio dispone le sue catechesi, in questo modo, dal XVII secolo.
E’ questa la maniera di evangelizzare alla San Filippo Neri, che stava per le strade, oltre che negli oratori o nelle chiese, coi signorotti come con gli straccioni.
Per la Congregazione dell’Oratorio è un modo per aprire un dialogo tra gli intervenuti, un modo per lasciare libero chiunque di fare le domande che meglio crede, senza sentirsi additato o in difficoltà.

Catechesi del 17 Novembre 2017- Cinque passi al Mistero

La catechesi de “I Cinque passi al Mistero”, di cui qui sotto riproduciamo l’audio, risale a venerdì, 17 Novembre 2017, ed è la prima del ciclo di quest’ultimo anno (2017/2018).
Ha come titolo “Nasi lunghi e gambe corte – un passo sulla menzogna”.
Padre Maurizio Botta racconta di come la menzogna ci deformi malamente, ci renda tutti, appunto, con le gambe corte, il naso lungo; ci renda ridicoli, inaffidabili, evitabili.
Oggi, che facciamo largo uso dei cellulari anche per le nostre foto, siamo abituati a usare dei filtri (quelli delle App), per rendere al meglio il nostro modo di apparire, potendolo modificare a dismisura, come se fosse usuale mentire al prossimo su ciò che, in realtà, siamo.

Dalle immagini sui Social, come anche quelle in Tv che assorbiamo quotidianamente, fino alla nostra vita reale c’è un abisso di bugie e di inganni, che siamo abituati a ritenere normali.
Ma la menzogna non è normale, né auspicabile. Ci induce a crogiolarci nell’illusione, a paragonarci a modelli stereotipati, anche essi costruiti, uccidendo la nostra identità, la nostra singolarità.

Le menzogne, così, ci fanno da culla e ci accompagnano per tutta la vita.
Anche i bambini (noi da piccoli) dicono le bugie e, quando la loro Confessione viene ritenuta superflua, pensando che essi siano innocenti a prescindere, si svilisce il valore di quel Sacramento e si fa pensare ai piccoli che possano esistere bugie bianche.
Invece, ogni bugia che diciamo agli altri o che riceviamo dagli altri è una ferita, da e per chiunque, e crea un senso di dispiacere profondo e irrimediabile.

Infatti, tutti noi deploriamo la menzogna, se ci è rivolta, e desideriamo essere trattai con sincerità. Ma siamo capaci di essere sinceri a nostra volta, con gli altri? Siamo capaci di corazzarci di quella sincera verità che disarma anche i nostri avversari?
Oppure usiamo la menzogna per nasconderci, perché abbiamo paura della punizione, del giudizio dell’altro, di non essere accettati per ciò che siamo, di perdere le persone che vorremmo vicine? Riflettiamo, allora, sulla frase che ci ricorda di non fare all’altro ciò che non vorremmo facessero a noi.
Dunque, prima di mentire, pensiamo a come ci sentiamo quando siamo noi a subire menzogne.

Antonella Sanicanti

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