Caso Chiara Ferragni, quando arte e social si mescolano con la blasfemia

L’immagine di Chiara Ferragni sovrapposta a quella della Madonna dipinta da Gian Battista Salvi ha fatto offendere tutti i cristiani.

Dopo la pubblicazione della copertina di Vanity Fair, il Codacons ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica contro l’influencer.

La denuncia del Codacons

Continua a far discutere la scelta della rivista ‘Vanity Fair’ di sovrapporre il viso della Ferragni al dipinto della Madonna creato da Gian Battista Salvi. Subito dopo la pubblicazione dell’intervista all’influencer, infatti, i fedeli si erano risentiti nel vedere che l’immagine sacra della Madonna venisse usata per un fine puramente laico. Questo perché utilizzare un’immagine sacra in un contesto diverso da quello religioso è una mancanza di rispetto per chi crede e per quello in cui crede.

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Alle proteste della comunità cattolica italiana nelle scorse ore si è associato anche il Codacons. L’associazione dei consumatori, infatti, ha presentato un esposto contro l’influencer nel quale richiede che la Procura della Repubblica ed il Ministro dei Beni Culturali (Dario Franceschini) intervengano in quella che viene vista come una “una grave mancanza di rispetto per i cristiani, per l’intero mondo religioso e per l’arte in genere”. Nell’esposto si motiva la necessità di intervenire poiché l’immagine sacra viene utilizzata a scopo commerciale: “sfrutta la figura della Madonna e la religione a scopo commerciale”.

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I precedenti di blasfemia nel mondo dello spettacolo e dell’arte

Il caso in questione ha riaperto la diatriba sull’utilizzo sacrilego delle immagini sacre nell’arte e nel mondo dello spettacolo. Negli ultimi anni ci sono stati numerosi esempi di esibizioni o immagini blasfeme, basti ricordare un’artista come Marilin Manson, il quale ha basato la sua intera carriera sulla blasfemia. Ma prima del cantante Rock ci aveva pensato la cantante Maria Ciccone (il cui nome d’arte è non a caso Madonna). Negli Stati Uniti, d’altronde, la blasfemia non è considerata reato.

In Italia un tempo la blasfemia era un reato facente parte del diritto penale. Dal 1999, tuttavia, è stato depenalizzato a semplice sanzione amministrativa. Nel caso di una bestemmia, ad esempio, si parla di una multa pari e non oltre i 309 euro. Al di là del fatto che venga configurato dal diritto nostrano come reato penale o civile, la blasfemia è un’azione, specie se fatta tramite mezzo pubblico, che offende la sensibilità religiosa di milioni di persone.

Al di là della pena, dunque, simili comportamenti dovrebbero essere evitati per non urtare la sensibilità e le credenze degli altri. Insomma si tratta in primo luogo di una questione di rispetto nei confronti degli altri. Non ci sarebbe bisogno di ricordare, dunque, che il rispetto delle credenze altrui è alla base di uno stato di diritto. Nonché di una società sana e che punta al riconoscimento di ogni genere di diritto.

Luca Scapatello

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