Beatificati i sei martiri difensori dell’eucaristia nell’abbazia di Casamari

Il Martirologio Romano si è arricchito di sei nuovi beati cistercensi. Simone Cardon e cinque compagni furono uccisi in odium fidei tra il 13 e il 16 maggio 1799, nel pieno dell’occupazione napoleonica del Centro Italia.

La cerimonia di beatificazione si è tenuta sabato scorso presso l’abbazia di Casamari, residenza dei sei frati e luogo del loro martirio.

Non “eroi da fumetto” ma uomini perseveranti nella fede

L’evento che vide coinvolti i sei monaci cistercensi è “lontano nel tempo” ma non per questo non è “attuale”, ha detto durante l’omelia il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

I martiri di Casamari furono uomini “fragili”, “timorosi” e “vulnerabili, come lo siamo anche noi, specie in “questa fase di pandemia”, ha aggiunto il porporato.

I nuovi beati, ha proseguito, non erano “eroi da fumetto”, né “guerrieri” ma “persone normali”, che però ebbero la grazia di non rinnegare la fede nel momento decisivo. “Nessuno di noi – ha detto nell’omelia il porporato – potrà perseverare nella sequela di Cristo senza tribolazione, senza conflittualità, senza combattimento spirituale”.

La perfetta vita spirituale consiste nel conoscere l’amore infinito di Dio e conoscere al tempo stesso la nostra debolezza e convinti di questo, nell’ingaggiare la lotta spirituale per dare morte ai desideri disordinati e avere sempre fiducia nell’amore di Dio – ha proseguito Semeraro –. È, dunque, da questa prospettiva che oggi la Parola del Signore ci chiede di guardare alla testimonianza dei nuovi Beati: la fiducia nella sua premurosa paternità.

Un martirio di epoca napoleonica

Il martirio dei sei cistercensi si consuma a partire dal 13 maggio 1799. Nel momento in cui i monaci si accingevano a pregare insieme la compieta, una truppa di venti soldati francesi fece irruzione nell’abbazia di Casamari.

I militari erano in ritirata da Napoli, dopo la fine della Repubblica Partenopea e furono accolti fraternamente dall’abate vicario, padre Simone Cardon. Il titolare dell’abbazia, padre Romualdo Pirelli, era infatti fuggito a Palermo.

Dopo essere stati rifocillati e sfamati, a tradimento, i soldati iniziarono a saccheggiare l’abbazia. Più che proteggere se stessi, i monaci fecero di tutto per salvare il luogo e gli oggetti sacri. In particolare, si prodigarono per preservare l’eucaristia, il tabernacolo e i paramenti sacri.

I primi a cadere sotto i colpi delle armi napoleoniche furono padre Domenico Maria Zawrel, fra Albertino Maria Maisonade, fra Modesto Maria Burgen e fra Maturino Maria Pitri. Padre Cardon, fu ucciso la mattina del giorno, mentre perdonava i suoi carnefici. Il sesto monaco fra Zosimo Maria Brambat, si nascose per tre giorni nell’abbazia, poi, riuscì a fuggire il 16 maggio ma morì per le ferite inflittegli.

Le spoglie dei sei martiri cistercensi sono custodite nella stessa abbazia di Casamari. La loro memoria liturgica è stata fissata al 16 maggio, nascita al Cielo dell’ultimo dei monaci. [L.M.]

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