L’addio dell’Arcivescovo dopo lo scandalo che lo ha travolto | Ma rimane un’ombra sulla vicenda

Una vicenda che rimane con molti lati ancora non chiari, tanto più dopo che il Papa ha accettato le dimissioni del vescovo di Parigi, Mons. Michel Aupetit, non per un’effettiva colpa del religioso ma per salvarlo dalla gogna pubblica. 

Parlando delle accuse nei suoi confronti, di fronte a duemila fedeli che non hanno mai smesso di applaudire, il religioso ha spiegato qual è stata la grande incomprensione dei giornalisti, che non intacca però la sua missione.

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Mons. Aupetit – photo web source

Bergoglio ha infatti accettato nei giorni scorsi le dimissioni dell’Arcivescovo in seguito al presunto scandalo emerso sui quotidiani francesi, che hanno attaccato il religioso affermando che avrebbe avuto una relazione poco chiara con una donna, prima della sua nomina alla guida della Diocesi parigina.

La vicenda che ha portato alle dimissioni

Aupetit, vescovo molto amato dal suo popolo fin dal giorno del suo insediamento nella capitale transalpina, ha subito rigettato ogni accusa di avere tenuto comportamenti scorretti, ad esempio scambiandosi delle mail, ma allo stesso tempo ha ammesso di avere intrattenuto una relazione ambigua con una donna che lo ha contattato in maniera insistente. Tanto da essere arrivato, a un certo punto, anche ad allontanarla da lui.

Così ha deciso di rimettere la decisione delle sue dimissioni nelle mani del Pontefice, che ha accettato ma ha amesso, di ritorno dal suo viaggio in Grecia, che il religioso è stato letteralmente sacrificato “non sull’altare della verità ma dell’ipocrisia” pubblica. Aupetit non è stato fatto dimettere perché avesse compiuto del male, ma per non creare tensioni e risentimenti all’interno della Chiesa in seguito alle voci, maldicenti, nei suoi confronti.

Evidentemente, infatti, il vescovo di Parigi era scomodo a qualcuno di importante, all’interno della Chiesa o forse anche nel mondo della politica, a causa delle sue prese di posizione intransigenti e nette, da alcuni giudicate come “tradizionaliste”. Così si è deciso di attaccarlo in maniera pretestuosa, rendendolo vittima della stessa cultura del sospetto che ha portato, per esempio, il cardinale Pell a trascorrere due anni della propria vita in carcere, prima di essere giudicato assolutamente innocente.

La decisione del Papa e l’accettazione di Aupetit

Così Mons. Aupetit, dopo avere preso conoscenza della decisione del Papa e del fato che Mons. Georges Pontier, arcivescovo emerito di Marsiglia, è stato nominato amministratore apostolico di Parigi, ha deciso di inviare un messaggio al suo popoli di fedeli, sia per iscritto che in video. Messaggio che comincia con parole bibliche, rimandanti alla vicenda di Giobbe: “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Sia benedetto il nome del Signore“.

“Questa frase di Giobbe risuona in me, nel momento in cui ricevo l’accettazione delle mie dimissioni da parte del Santo Padre. Gli eventi dolorosi della settimana scorsa, sui quali mi sono già espresso, mi avevano condotto a rimettere la mia missione nelle mani di Papa Francesco per preservare la diocesi dalla divisione che sempre provocano il sospetto e la perdita della fiducia”, scrive il religioso nella lettera.

Sono felice di aver servito questa diocesi, con delle équipes magnifiche – chierici, laici, consacrati totalmente dediti al servizio di Cristo, della Chiesa e dei loro fratelli. Ci sono troppe persone da ringraziare perché io ne possa stilare una lista esaustiva”, spiega in un passaggio del testo.

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La preghiera di Mons. Aupetit all’interno della cattedrale di Notre Dame chiusa per i lavori di ricostruzione dopo l’incendio – photo web source

Le parole grondanti d’amore nella lettera ai fedeli

“Il giorno del mio ingresso in seminario ignoravo totalmente dove quel passo mi avrebbe portato, ma la fiducia in Gesù Cristo che mi abitava allora continua a rendermi totalmente disponibile per seguirlo dovunque egli vorrà”, continua Aupetit. Spiegando: “Naturalmente sono stato molto turbato dagli attacchi di cui sono stato oggetto. Oggi rendo grazie a Dio per il fatto che ho il cuore profondamente in pace”.

Ha poi continuato Aupetit: “Ringrazio le numerosissime persone che mi hanno manifestato la loro fiducia e il loro affetto negli ultimi otto giorni. Prego per quanti, forse, mi hanno voluto del male – così come ci ha insegnato a fare il Cristo, Egli che ci aiuta ben al di là delle nostre povere forze. Chiedo perdono a quanti ho potuto ferire e vi assicuro tutti della mia profonda amicizia e della mia preghiera, che non verranno mai meno”.

Prima di spiegare che “la diocesi di Parigi è abitata da un profondo dinamismo, essa è in marcia verso un nuovo modo di vivere la fraternità a partire dal nostro battesimo comune, in una sinodalità non artefatta dei differenti stati di vita. Ho una fiducia totale in quanto è stato avviato con i vicari generali e i differenti consigli che mi circondano. Questo slancio non ricadrà su sé stesso e chiedo a tutti di operare perché, nel soffio dello Spirito Santo, si compia quanto è stato avviato”.

L’affondo del vescovo: “Cristo non è un politico, Gesù è libero”

E che lui continuerà a restare, ha spiegato, “totalmente unito a voi e cammino” con la Chiesa e con il popolo cristiano, “verso il compimento della Salvezza”. Tanto da ripetere il messaggio della sua prima omelia da vescovo di Parigi: “Non guardate l’arcivescovo, guardate Cristo!“. Nel corso della sua ultima Messa celebrata da vescovo, con cui si è congedato, gli applausi sono scrosciati fin dal suo ingresso nella navata della chiesa.

I fedeli accorsi ad assistere alla celebrazione erano oltre duemila. Il presule ha condiviso i suoi sentimenti e ha ringraziato tutti per l’affetto, ribadendo l’invito all’unità già espresso nella lettera. “Mi preoccupa l’unità al di là delle differenze che possiamo avere. Vi lascio oggi con la gratitudine, con la celebrazione dell’Eucaristia che ci riunisce tutti, qualunque sia la nostra età e condizione”, ha spiegato.

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“È vero che spesso si cerca di compiacere la gente specie quando si tratta di conquistare i suoi voti, come per esempio lo scenario delle prossime presidenziali rende evidente. Ma Cristo non è un politico, Gesù è libero. Libero della libertà del suo rapporto d’amore col Padre e libero per la salvezza dell’umanità, libero dalla gloria passeggera che i suoi contemporanei potevano offrirgli”.

Il messaggio finale di congedo ai fedeli

Poi Aupetit è tornato sulla vicenda delle sue dimissioni, e un passaggio ha colpito particolarmente i fedeli e anche i giornalisti presenti, per la schiettezza con cui è stato pronunciato. Il riferimento a nuove insinuazioni da parte dei quotidiani francesi che si è scoperto abbiano seguito il religioso persino con teleobiettivi cercando di fare passare una relazione con una teologa consacrata come qualcosa di quasi scandaloso. “Una giornalista ha scritto: L’arcivescovo di Parigi si è perso per amore, ma ha dimenticato la fine della frase. La frase completa è: l’arcivescovo di Parigi si è perso per amore di Cristo“.

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“Ieri ho perso la mia vita per amore di Cristo quando sono entrato in seminario. Oggi ho perso la mia vita per amore di Cristo. Domani perderò di nuovo la mia vita per amore di Cristo”, ha concluso. Perché “dobbiamo correre il rischio di amare, come Gesù“.

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