
Gli abortisti osano dire che l’ embrione è un grumo di cellule, facente parte del corpo della donna, che, dunque, può disporne a piacimento.
Non riesce proprio a passare, a quanto pare, l’informazione, scientificamente e spiritualmente innegabile, che, nel grembo di una madre ci sia il corpo di un altro: un bambino che vorrebbe nascere.
L’ovulo fecondato, infatti, si fonde, da subito, col gamete maschile e, da quel momento, i corredi genetici di mamma e papà concorrono alla formazione del loro figlio.
E la chiesa cosa dice, in merito a questo? Facciamo rispondere al Salmo 139, che si fa risalire a Davide, a 500 anni prima di Cristo, dunque: “Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno”.
Se, pertanto, siamo cristiani e conoscitori della Parola di Dio, sappiamo che ognuno di noi esisteva, nel pensiero del Creatore, prima ancora di essere concepito nel grembo materno.
Una donna che rimane incinta può arrogarsi il diritto di interrompere il progetto divino, che si esplica nella nascita, nella maternità?
E, nel Libro di Isaia, c’è scritto: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome”; “mi ha plasmato suo servo dal seno materno”.
Senza dimenticare che, quando Maria, fece visita ad Elisabetta, incinta di Giovanni Battista: “Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo”!
Antonella Sanicanti